La rondine del Madagascar di Maria Paola Battista

L’anziana signora Lia, viveva in una casa con un grandissimo giardino. Era appassionata di piante e animali e il suo giardino si poteva paragonare a un gioiello perché le sue piante erano, a turno, sempre in fiore così in ogni angolo si potevano sempre guardare fiori e sentire il loro profumo.

 

L’ambiente aveva un ché di magico, forse perché  le piante riuscivano a capire quanto Lia le amasse e, più lei dava loro attenzione, più crescevano belle e rigogliose. Forse la loro linfa era l’amore che la signora nutriva per loro.

La signora Lia aveva viaggiato molto: era stata in Africa, in Asia e compiuto lunghe traversate in mare, conosceva la natura di ogni luogo e aveva portato con sé ricordi che vivevano nitidi nella sua mente. In casa propria non aveva soltanto un giardino incantato ma anche enormi voliere nelle quali vivevano uccelli variopinti e cinguettanti, che sembravano addirittura felici in quelle gabbie dorate.

La signora le aveva fatte costruire in modo tale che gli uccelli avessero tanto spazio per volare e fossero sempre pulite; all’interno vi erano  rami pieni di foglie e  frutti e  le sbarre non erano metalliche ma di bambù, in questo modo gli uccelli potevano immaginare di vivere ancora liberi, ma avevano sempre qualcuno che si prendesse  cura di loro in caso di necessità. In cambio, il loro canto e il loro cinguettio accompagnavano le giornate di Lia mentre passeggiava tra i sentieri del giardino, quando raccoglieva i frutti o sradicava le erbacce dall’orto o si fermava a guardare incantata, come una bambina,  il volo di una farfalla.

In primavera, poi, all’arrivo delle rondini sembrava ancora di più vivere in un meraviglioso canto. Gli uccelli si accorgevano di ciò che accadeva intorno a loro: era come se la vita si rinnovasse ogni anno.

– Le rondini: che uccelli meravigliosi- diceva di tanto in tanto Lia mentre le vedeva adunarsi in un certo punto e spiccare il volo tutte insieme con grandi stridi e pigolii. Arrivavano dall’Africa dopo un viaggio lunghissimo. Le rondini vivono dovunque: nei villaggi, nei cortili, nelle case di campagna, nelle stalle, nei granai e specialmente nei paesi dove sia vicina una superficie d’acqua. Hanno le ali aguzze e lunghe, la coda biforcuta, i tarsi brevi. Le piume sono nere a riflessi turchini sul dorso e bianche in petto, mentre sulla fronte e sulla gola sono color rosso mattone. Oltre ad avere la capacità di nutrirsi in volo, le rondini si fanno guidare di giorno dalla luce del sole e di notte dal chiarore della luna e delle stelle.

Instancabili, quando arrivano, ricordano benissimo dov’è il nido che hanno lasciato l’anno precedente e, se hanno la brutta sorpresa di trovarlo occupato da qualcun altro, lo cacciano via! Il nido delle rondini è fatto con pezzetti di fango attaccati l’uno all’altro, che formano una specie di barchetta, con un’apertura superiore. Il fango è tenuto insieme dalla saliva dell’uccello, che poi vi aggiunge fuscelli di paglia, erbe, peli.

Ebbene, Lia conosceva bene dove le sue rondini si accasavano quando tornavano e faceva loro trovare nelle vicinanze dei nidi sempre una “pozzetta” di fango fresco da cui attingere per eventuali riparazioni e nuove costruzioni.

Tra tutte le rondini che arrivavano ce n’era una molto particolare: Lia la riconosceva perché era curiosa! Già, curiosa, perché oltre ad andare avanti e dietro per sfamare i piccoli appena nati, la rondine, al suo arrivo, salutava tutti gli altri uccelli delle voliere, si accodava alle farfalle e rincorreva i grilli. Ma più di tutto, Lia si sentiva osservata da quell’uccello: girandosi mentre cucinava, la vedeva appoggiata al davanzale a guardarla e, mentre passeggiava e controllava le piante e i fiori, incrociava spesso una “picchiata” dell’uccello, come se volesse farle notare la sua compagnia.

 Figuriamoci a Lia, che parlava con i fiori e con gli uccelli, quanto questa rondine potesse riempire il cuore di gioia!

Nonostante quello fosse un luogo di quiete e armonia, accadeva qualche volta che gli animali litigassero tra loro e quella primavera accadde una brutta avventura proprio alla rondine curiosa.

Quando finalmente arrivò a casa di Lia, volò subito sulla grondaia della casetta dove Lia conservava gli attrezzi del giardinaggio, per riparare il  nido che aveva lasciato l’anno precedente ma lo trovò occupato!

Una passera lo aveva trovato vuoto e non aveva esitato a farne la sua casa.

La rondinella era molto stanca ma disse: “Ehi, questo è il mio nido, esci subito!”

“Sei stata via tanto tempo e ora è mio.”

Cominciarono così a litigare e la rondine disse alla passera: “Se non vai via io chiuderò il foro e ti lascerò morire dentro”.

“Non lo farai” rispose l’altra.

Da semplici parole, i due uccelli cominciarono a beccarsi e a rincorrersi e, poiché la rondine era stanca, a un’imbeccata fu ferita e andò a scontrarsi contro un ramo di pesco.

Cadde quasi tramortita nell’aia, poco distante da dove Lia stava controllandole nuove piantine di basilico.

Sentendo il tonfo, Lia corse e vide la rondine a terra, immediatamente la raccolse e la portò nell’ambulatorio dove curava i suoi animali. Pulì ben bene il corpo della rondine, disinfettò la ferita e la tamponò. Ben presto il sangue si fermò ma la rondine non si alzava. Allora Lia la poggiò delicatamente su un piccolo nido e lì la rondine si addormentò.

Il mattino successivo Lia la trovò in buone condizioni e si meravigliò molto quando vide che la rondine rimaneva a guardarla impettita con le zampe poggiate sul bordo del nido, Lia le si avvicinò con gran cautela per non spaventarla e quando fu abbastanza vicina poggiò le mani sul tavolo e la rondine emettendo un piccolo grido le salì sul dorso della mano, proprio come fanno quei piccoli pappagalli ammaestrati!

Lia era stupefatta!

 Iniziò ad accarezzare quella piccola testolina morbida e provò una sensazione di immensa tenerezza. Accompagnandola con la sua mano la portò fuori dov’era la pozzanghera di fango che utilizzavano le rondini per costruire i loro nidi e le disse: “Guarda, da qui potrai avere tutto il necessario per costruire un nuovo bellissimo nido”.

La rondine la guardò con i suoi occhi brillanti e cominciò a volarle intorno, poi prese un po’ di fango e volò veloce fino a dove c’era la finestra della camera da letto di Lia. Ben presto il suo lettino sarebbe stato vicino  a quello della signora tanto ospitale e buona con gli uccelli.

Trascorsero insieme tutta l’estate e all’arrivo dell’autunno i primi gruppi iniziarono a volare via verso l’Africa. La piccola rondine era sempre lì e Lia era molto preoccupata perché le rondini viaggiano in stormo e si chiedeva come avrebbe potuto proteggere dal freddo dell’inverno quella piccolina che sembrava essersi legata tanto a lei. Allora provò nel modo più semplice che le venne in mente: le parlò, come aveva fatto quando l’aveva soccorsa e quando avevano raccolto insieme le albicocche e, ancora, quando si erano schizzate l’acqua del ruscelletto.

Le disse: “Ora, mia piccola rondine del Madagascar, devi andare insieme a tutte le altre via, devi migrare in Africa e poi nella tua terra: lì troverai di nuovo un bel calduccio e tanti buoni insetti da mangiare, io baderò al tuo nido e starò attenta a non farlo occupare.

Ancora una volta la rondine la guardò e spiccò un volo, il più alto che Lia avesse visto quell’estate, raggiunse lo stormo che la stava aspettando e,  facendo un vortice intorno alla donna, partirono per il lungo viaggio.

Dopo quell’estate la rondine tornò sempre da Lia che manteneva la sua promessa e la attendeva con grande gioia.

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