“MODENA – TIRANA” L’AGENDA INTERCULTURALE DI MODENA

Mentre a Modena è in svolgimento il convegno “Modena stazione di Modena, per il futuro si cambia” promosso dall’assessorato al Welfare del Comune per raccogliere testimonianze, approfondimenti e dialoghi per orientarci sui fenomeni migratori ed elaborare una nuova cultura dell’accoglienza, viene presentata un’altra iniziativa di grande interesse sociale: l’agenda interculturale 2016, realizzata dal Museo civico archeologico etnologico di Modena in collaborazione con Ibc (Istituto Beni Culturali della Regione Emilia–Romagna) e collegata alla mostra “Modena-Tirana. Andata e ritorno”.

 

Si incomincia la due giorni, venerdì 27 novembre alle 17.30 nella Sala di Rappresentanza di Palazzo Comunale in piazza Grande, dove è in programma un’iniziativa con la quale si intende recuperare il protagonismo delle donne d’Albania dando la parola a studiose albanesi della storia femminile e a chi, dall’Italia, ha sostenuto l’affermazione dei loro diritti. Anche nell’intreccio di relazioni fra i due paesi, infatti, la figura e il ruolo delle donne restano marginali. Dopo l’apertura e il saluto del sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, sarà l’onorevole Livia Turco, presidente della fondazione Nilde Iotti, a introdurre “Le donne in Albania: storie di vita e diritti” con Diana Ciuli, scrittrice e rappresentante dell’Albania presso la Commissione Cultura del Consiglio d’Europa, e Delina Fico, docente esperta dei diritti delle donne in Albania.

Sabato 28 novembre, invece, le iniziative incominciano alle 17.30 nella Sala ex-Oratorio al piano terra del Palazzo dei Musei, con la proiezione del docufilm “La Traversata” a cura di Voiceoff, introdotta da Marco Turci, presidente della associazione Moxa, Modena per gli altri; si prosegue quindi al terzo piano del palazzo, alle 18, per l’inaugurazione della mostra in Sala Boni dei Musei Civici. Seguirà un brindisi.

È organizzata in quattro sezioni la mostra “Modena – Tirana. Andata e ritorno” che inaugura sabato 28 novembre alle 18 ai Civici al terzo piano di Palazzo dei Musei.

Il percorso espositivo si apre con un richiamo all’eroe albanese Scanderbeg, uno dei miti fondanti dell’identità del “Paese delle aquile”, e prosegue con le stampe ottocentesche, di proprietà del Museo civico archeologico etnologico di Modena, dell’atelier del piacentino Pietro Marubbi, insieme a testimonianze di profondi conoscitori dell’Albania come Antonio Baldacci e Guido Corni.

La seconda sezione, dedicata al periodo dell’occupazione italiana, esplora le attività di propaganda del regime fascista e le grandi opere di quegli anni, realizzate anche grazie al contributo di imprese e architetti emiliani. Nel contesto degli interessi economici e politici del Governo italiano si inserisce la figura di Luigi Maria Ugolini, un archeologo che coniuga storia e propaganda nell’interpretare gli scavi della Missione Archeologica Italiana in Albania.

Nella terza sezione compare la seconda Guerra Mondiale, attraverso volti, diari e storie di militari emiliano-romagnoli che parteciparono al conflitto sull’altra sponda dell’Adriatico. Dolorosa appendice post-bellica è la storia degli “italianesi”, italiani o albanesi di origine italiana, che rimasero intrappolati in Albania al termine del conflitto e “dimenticati” dal Governo italiano. Le loro storie, raccontate attraverso intense interviste, parlano di soprusi, violenze, prigionia.

La quarta edizione della serie (quelle precedenti erano collegate ai progetti partecipati del museo “Choose the Piece”, “This land is Your Land” e “Strade”) sarà presentata sabato 19 dicembre alle 17 al terzo piano di Palazzo dei Musei. A presentare l’iniziativa sarà Cécile Kienge, partecipante in prima persona ai progetti precedenti e sostenitrice dell’impegno del Museo sui temi dell’integrazione attraverso la cultura. Seguiranno un brindisi augurale e il dono della pubblicazione a tutti i presenti.

La mostra propone uno sguardo da un’angolazione modenese su episodi e personaggi che ruotano attorno al controverso passato coloniale italiano, per poi ricongiungersi all’attualità attraverso le memorie di esperienze più recenti. Nel percorso espositivo si susseguono figure di italiani e albanesi che rappresentano l’intreccio di relazioni fra i due paesi dal tramonto dell’impero ottomano, attraverso le due guerre e l’occupazione italiana, la dittatura di Enver Hoxha e il periodo post-comunista: geografi, archeologi, alti ufficiali e semplici soldati, architetti, cooperanti, imprenditori, artisti, migranti. Sono appunto le loro storie ad animare l’agenda.

 

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