LA VITA IN UN ROMANZO

ANTONIO CUCCINIELLO Le ali del bruco, Pendragon editore, Bologna, 2015

Un romanzo che fa dell’approccio Sistemico Vitale il perno della narrazione e che scandaglia, con questa tecnica, proposta da un progetto sperimentale dell’Associazione per la ricerca sui sistemi vitali (ASUSA), l’animo umano. Il libro risulta di facile e gradevole lettura e la storia cattura l’attenzione rendendo partecipe il lettore delle disavventure del protagonista che perde lavoro e con questo anche la moglie e il figlio, anche perché l’autore si sofferma in descrizioni così dettagliate da disegnare l’intera scena, rendendola quasi reale di fronte ai nostri occhi. Tuttavia l’immaginazione viene sollecitata dal significato nascosto dietro due incontri: quello con un uomo di strada e quello con un cane. A raccontare tutto il romanzo è il protagonista, è sempre lui che riferisce quanto gli accade nel cammino verso l’agognata redenzione; alla fine tutto il romanzo è filtrato dal suo stato d’animo. Data la particolarità e la novità dell’argomento trattato nel libro, ho scelto di porre alcune domande ad Antonio Cucciniello per sapere di più su questo approccio.

Cosa è e a cosa serve in pratica l’approccio sistemico vitale e a quali risultati è approdata la ricerca?

Non è semplice riassumere cos’è l’approccio Sistemico Vitale in poche righe. Parte dallo studio della teoria dei sistemi e propone un approccio, appunto, allo studio delle organizzazioni (non solo le imprese, ma anche, ad esempio, le istituzioni) e dei fenomeni sociali in genere che tenga conto della prospettiva di osservazione di ognuno. In sostanza, basandosi sul contributo epistemologico fornito dal costruttivismo, ogni evento, decisione, fenomeno in genere viene analizzato in relazione alla specifica volontà ed agli specifici obiettivi del o dei soggetti che vi prendono parte. E’, chiaramente, una prospettiva principalmente teorica, che ha trovato applicazione in molti progetti, anche europei, e che viene costantemente approfondita e ‘testata’ dagli studiosi che se ne occupano.

Come mai ha deciso di dedicare a questo argomento un romanzo?

Io scrivo solo di cose che conosco, di emozioni vissute sulla mia pelle. Se vuoi parlare al cuore delle persone, devi essere sincero e, soprattutto, ti devi mettere in gioco mostrando, agli altri, le tue fragilità. Nella mia vita esiste un prima e un dopo, e nel mezzo un percorso di verità che ha scavato dentro le mie miserie. E quella notte, alla stazione, quando ero sul punto di gettarmi sui binari, sono salito sul treno e ho messo la mia vita in salvo. È iniziato così il mio viaggio e, mentre il treno attraversava le stazioni, capivo che la vita è trasformazione, è cambiamento. Ho rotto gli schemi negativi e, dal portatore di ombra che ero, sono diventato un portatore di luce. E quando torni dall’inferno, lo vuoi raccontare a tutti perché se la tua esperienza salverà anche solo una vita, la tua sofferenza avrà finalmente un senso. Così, per anni, ho cercato le parole giuste trascorrendo intere giornate a chiedermi come avrei fatto a spiegare il mio viaggio alle persone. Forse ero troppo coinvolto e non riuscivo a vedere le cose dalla giusta prospettiva. Poi un giorno, per caso, ho incontrato Sergio Barile e, nella sua teoria sull’Approccio Sistemico Vitale, ho ritrovato me stesso. Nelle sue parole rivedevo il mio viaggio, sembrava quasi che, durante il percorso, lui mi tenesse la mano. Mai avrei immaginato che, nella logica e nei numeri, esistesse tanta poesia. L’Approccio Sistemico Vitale è la spiegazione che cercavo, lo strumento ideale per entrare in sintonia con il mondo e le persone. Il romanzo “le ali del bruco” è la sintesi perfetta tra ragione e sentimento perché nella vita, più che trovare un equilibrio, conta di più la connessione tra la mente e il cuore. 

La famiglia è al centro del suo racconto, ma sono le parole del barbone che colloquia col protagonista a descriverne il senso «E’ insieme alla tua famiglia che, tuo malgrado, si realizza la tua ricerca. Quando c’è un problema, tutti sono coinvolti… perché una famiglia è un’entità unitaria che cerca di sopravvivere nella società, nel suo ambiente, rimanendo unita.[…] Ecco perché è necessario che tutti i membri condividano lo stesso percorso di vita». Cosa pensa del dibattito che oggi in Italia divide l’opinione pubblica sul tema della famiglia?

Non si può vivere nel passato, ogni giorno assistiamo a piccole e grandi trasformazioni. Dobbiamo aprire la mente e il cuore ai cambiamenti perché la diversità è una grande ricchezza. Le persone hanno troppo spesso paura di quello che non conoscono, e così si pongono sulla difensiva temendo che la diversità possa minare le loro certezze, il loro mondo. Credo che, la visione di una famiglia composta necessariamente da un padre e una madre, sia ormai superata dalla nascita di nuovi nuclei familiari. Credo sia assurdo che ancora oggi non si riesca a separare la sessualità dal concetto di amore. Attribuiamo all’uomo e alla donna determinate caratteristiche, senza capire che siamo individui molto più complessi. La famiglia è il luogo dove vuoi sempre ritornare, il porto sicuro dove attraccare la tua solitudine. È il posto dove rifugiarsi per trovare le risposte quando la vita non ti capisce. Parlo di rispetto e di amore incondizionato, e di genitori che ti accettano per quello che sei veramente. Dobbiamo imparare dai bambini, nella loro semplicità risiede la vera saggezza. A un bambino non interessa il sesso, la religione o il colore della pelle, una carezza è sempre e solo un gesto d’amore.    

Quali sono i suoi prossimi impegni letterari?

Spero di ultimare nella prossima primavera l’ultimo volume di una trilogia che sta riaprendo vecchie ferite. Lavoro a questo progetto letterario da diverso tempo, e solo nell’ultimo anno sono riuscito a scrivere con buona continuità. L’argomento è di quelli tosti e spesso mi chiedo se le persone troveranno il coraggio per leggerlo. Di sicuro, per scriverlo, mi serve l’inchiostro, un foglio bianco e un cuore impavido.

Eleonora Davide

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