WE ARE ALL BROTHERS

Giovedì 19 febbraio, presso il Centro Sociale Campanello di Mercogliano, si è svolto l’incontro-dibattito: “Lo sport come luogo di inclusione sociale e convivenza civile”.

Erano presenti: il Sindaco di Mercogliano Massimiliano Carullo, con gli Assessori allo Sport e alle Politiche Sociali dello stesso Comune, il Presidente del Coni, Filiberto Parente (Formatore  Nazionale Servizio Civile, che ha portato i saluti del Responsabile Nazionale Servizio Civile A. Cucciniello) e Giovanni Perito Vicepresidente Vicario ACLI di Avellino.

A presentare e moderare il dibattito è stata Giordana Curati, referente del Centro Yalla insieme a Stefano Iandolo vicepresidente e istruttore della Cat’s Flow Parkour di Avellino, con il valido supporto di due traduttori di lingua inglese e francese.

La platea era formata dai ragazzi del Parkour e da circa cinquanta stranieri di varia nazionalità, tra immigrati e rifugiati politici, ospitati nelle strutture ricettive di Mercogliano.

Il tema trattato è stato lo sport come luogo di integrazione e incontro.

Giordana, puntualizza subito che è stato scelto lo sport proprio perché esso sminuisce le differenze e favorisce la cooperazione, promuovendo valori di uguaglianza e rappresenta  uno “sforzo culturale” perché è un impegno compiuto per farsi comprendere.

Inoltre, essendo un linguaggio del corpo, è comune anche a chi non parla la stessa lingua ( “A platform of integration” traduce il mediatore) ma, nello stesso tempo, diventa uno sprone per il dialogo.

Stefano Iandolo, che ha curato il progetto We are all brothers, precisa di aver scelto il Parkour proprio perché è una disciplina che non solo usa il proprio corpo ma ha come palcoscenico le realtà urbane del mondo e fa nascere una stretta collaborazione tra chi lo pratica.

I due assessori, Giacomo e Carmine Dello Russo con la loro partecipazione mostrano tutta la disponibilità ad accogliere la sfida che il cambiamento sociale impone e, mantenendosi all’interno di quello che è l’argomento del convegno, promettono di mettere in pratica la necessaria sinergia tra sport e cultura. Già in passato, insieme alla preziosa collaborazione del Presidente del Coni Saviano, essi hanno organizzato eventi sportivi a scopo solidale per aiutare i bisognosi e oggi sono stati con il loro Comune i primi della provincia di Avellino a sottoscrivere il protocollo d’intesa con la Prefettura per l’integrazione sociale degli immigrati.

Sociale e sport sono imprescindibili quando di parla di integrazione e di superamento delle differenze e, nonostante il fatto che lo Stato abbia demandato agli Enti Locali, con le scarse risorse che oggigiorno si ritrovano, l’accoglienza degli immigrati, il Comune di Mercogliano è ben disposto a utilizzare le strutture sportive, compresa la piscina per favorire le attività.

Anche Letizia Monaco, dell’Associazione Comunità Accogliente, che segue il gruppo dei ragazzi immigrati di Mercogliano, ritiene che essi siano un valore aggiunto, che possano contribuire in bene per la società. Per ora cercano di insegnare loro la lingua Italiana, grazie all’ausilio di alcune insegnanti che fanno parte dell’associazione, e di riempiere loro gli spazi vuoti della giornata. Già per fare queste due piccole azioni le operatrici hanno bisogno di luoghi nei quali svolgere lezioni come pure delle strutture sportive, quindi che ben venga la disponibilità e l’aiuto concerto dell’Amministrazione.

Il Presidente del Coni di Avellino  Saviano, sempre pronto ad accogliere le sfide sociali, pensa che sia necessaria l’unione e la collaborazione di tutte le associazioni sportive del territorio irpino perché ognuno ha le proprie potenzialità, e secondo lui ormai è tempo di parlare di “emancipazione dell’immigrazione” e non solo di integrazione. A tutti spettano diritti e doveri di cittadinanza, quindi gli immigrati non devono aspettarsi soltanto assistenzialismo ma mettersi loro stessi in movimento a favore di tale emancipazione.

La Sport Days, organizzata ogni anno dal Coni, avrà sicuramente uno spazio dedicato a loro.

Filiberto Parente è molto orgoglioso di presentare il lavoro di Stefano Iandolo sul valore dello sport nell’integrazione. Ogni anno lo Stato attraverso il Servizio Civile permette a un giovane delle ACLI di prodigarsi con attività sportive a favore del sociale e We are all brothers è un valido esempio di come tale opportunità possa essere sfruttata a vantaggio dei più deboli.

Lo sport, che in Italia spesso è rappresentato solo dal calcio, ha possibilità di costituire una rete territoriale che insegni a rispettare le regole e favorisca l’inclusione sociale applicando la Legge 33/94 sull’immigrazione.

Anche per questo, come sottolinea nel suo intervento Giovanni Perito, l’US ACLI regionale organizzerà presto un tavolo tecnico.

La testimonianza di due giovani praticanti del Parkour, rafforza il tema che lo sport crea solidarietà: uno di origini ucraina e l’altro di origine venezuelana hanno avuto problemi di emarginazione e l’incontro con il Parkour ha dato loro il sostegno di un gruppo e la possibilità di esprimere al meglio la loro forza.

We are all brothers è stato strutturato in due giorni: il 22 febbraio e il 1 marzo in cui si svolgerà un torneo di calcetto a sei squadre e una dimostrazione di Parkour.

E si comprende immediatamente che davvero c’è l’intenzione di mettere in pratica qualcosa, quando dopo la  proiezione di alcuni video sul Parkour la platea degli ospiti immigrati viene invitata da Stefano ad esprimere le proprie considerazioni su ciò che hanno visto.

Qualcuno è spaventato, qualcun altro dice che lui ci sta, un Jamaicano dice di essere un cantante e di aver ben compreso ogni cosa del video. Filiberto Parente lo invita a cantare e lui non si fa pregare, così eccoci tutti ad applaudirlo!

Il dibattito è servito non certo a risolvere il problema degli immigrati e della inclusione sociale ma, sicuramente, ha dato un valido spunto di riflessione riguardo all’utilità di come si possa partire dalle cose più semplici, per sostenere gli stranieri. Ricordiamo che ancora oggi è difficile integrarsi specialmente in società che accusano problemi economici. La quotidianità, però, può essere aiutata e sostenuta.

Il Centro Yalla, ad esempio, è un’agenzia di Mediazione Culturale  che, cofinanziata dall’Unione Europea, supporta gli immigrati per tutto ciò che riguarda lo svolgimento delle pratiche burocratiche: dalla tessera sanitaria all’insegnamento della lingua, all’accesso alla casa e ogni tipo di consulenza, fatto importantissimo se consideriamo che la maggior parte degli immigrati non conosce la lingua del paese che li ospita.

Ed è stato prezioso l’aiuto del centro Yalla, per l’organizzazione e lo svolgimento dell’incontro a cui ne sono preceduti altri.

La sua sede si trova presso il Centro Sociale Campanello di Mercogliano e per maggiori informazioni si può visionare il loro sito.

Maria Paola Battista

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