Belfast: L’euforico elogio di Kenneth Branagh alla sua città natale

Il film di Kenneth Branagh sulla Belfast della sua infanzia, trasmette un calore e una tenerezza formidabili, muovendosi tra lo stile dell’elegia e quello autobiografico.

L’opera è scritta con cura, recitata magnificamente e girata in un brillante monocromo, con scenografie che ricordano i lavori di Terence Davies. Si potrebbe pensare che il film sia eccessivamente sentimentale o che non sia sufficientemente conforme al modello di rabbia e disperazione politica che ha caratterizzato i drammi politici ed economici dell’Irlanda del Nord. Da questo punto di vista, è innegabile che il regista abbia scelto di mettere nel ‘mix’ anche un paio di cucchiai di zucchero.

Nonostante questo, il film resta capace di grande generosità emotiva e affronta uno dei dilemmi del nostro tempo: quando e se fare le valigie e lasciare il proprio luogo d’origine per un futuro migliore.

Jamie Dornan è il padre di Buddy, il giovane protagonista, e interpreta un uomo che vive a North Belfast, un distretto in gran parte protestante. Vive facendo lavori di falegnameria ed è perseguitato da pagamenti, debiti e tasse. Quando sua moglie (Caitríona Balfe) scrive alla Inland Revenue (l’Agenzia delle Entrate) chiedendo conferma che il debito della sua famiglia è stato finalmente saldato, scopre di dovere ancora sborsare 500 sterline. Questo momento orribilmente sgraziato, resta nella rappresentazione come momento profondo e catartico che connette vita reale e cinema.

Siamo agli inizi dell’agosto 1969, mentre Buddy, gioca con gli amici nella strada dove abita, un gruppo di protestanti sferra un attacco contro i cattolici che vivono lì. È l’inizio di quelli che passeranno alla storia come i “Troubles”, il conflitto trentennale nord-irlandese tra la maggioranza protestante (gli Unionisti, a fianco della corona britannica) e i cattolici, all’epoca demograficamente in minoranza, che sentivano l’appartenenza dell’Ulster al Regno Unito come una dominazione e sognavano il ricongiungimento con la Repubblica d’Irlanda.

Il padre di Buddy, inizia a interessarsi ai programmi di emigrazione assistita per Vancouver e Sydney: posti al di là della portata dei terroristi e del fisco, luoghi allo stesso tempo alieni che appaiano ai figli della coppia come un viaggio verso una nuova galassia. Buddy, in particolar modo, sa che questo significherà abbandonare la sua città e la ragazza per cui ha una cotta.

Belfast è un omaggio del regista alle sue origini, al Buddy che era, alla città dove è nato e dove ha passato l’infanzia ma è anche una narrazione sul popolo irlandese. Attraverso gli occhi di Buddy, con leggerezza, ironia e, allo stesso tempo grande serietà, lo spettatore scopre i grandi drammi che gli irlandesi hanno dovuto affrontare nei decenni passati: il conflitto tra protestanti e cattolici; la disoccupazione, la povertà di larghe fasce di popolazione e la conseguente massiccia emigrazione verso altri paesi.

Il film è un racconto che celebra la vita, la famiglia, gli affetti veri e il legame alla propria terra che Buddy sente forte come quello verso i nonni, Judi Dench e Ciarán Hinds, entrambi candidati agli Oscar come migliori attori non protagonisti, che rappresentano il suo nucleo sicuro, la sua isola felice che forse dovrà lasciare.

Le paure del giovane protagonista sono quelle dei tanti che, anche oggi, sono costretti ad abbandonare la propria terra per un futuro migliore: “La mamma dice che non capiranno come parliamo”, dice affranto Buddy, “Se loro non ti capiscono allora non ascoltano”, gli dice il nonno con una risposta esemplare che piega le barriere fisiche e politiche imposte dagli uomini, barriere che spezzano legami e vite, limiti contro cui bisognerebbe sempre riflettere ed agire.

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About Marianna Spaccaforno

Laureata in Scienze Filosofiche presso L’Università di Napoli “Federico II”. Ha conseguito un Master in studi Politici e di Genere presso l’Università di Roma “Roma Tre”. La sua formazione e le ricerche svolte in ambito accademico, l’hanno portata a interessarsi a tematiche connesse alla tutela dei diritti umani e ambientali. E’ impegnata in diversi progetti che si occupano di tutelare le soggettività marginalizzate. Lettrice appassionata, si definisce creativa e curiosa.