C’è un soffio di vita soltanto, al cinema dal 10 gennaio
Il 10 Gennaio 2022, sarà presente nelle sale cinematografiche il documentario dal titolo C’è un soffio di vita soltanto, firmato da due registi italiani, Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, presentato in anteprima al Torino Film Festival.
Il film narra le vicende di Lucy, una donna transgender, sopravvissuta al campo di concentramento di Dachau. Lucy riesce a raccontare l’orrore di un momento tragico della storia mondiale e con il suo bagaglio di esperienze, muovendo dal margine della sua posizione di genere, offre un punto di vista singolare, emozionante e unico capace di aprire nuovi percorsi narrativi e di coscienza all’interno della storia occidentale.
Il documentario, incentrato sulla vicenda di Lucy, riesce anche ad allargare l’orizzonte narrativo investendo l’attualità e i dibattiti intorno alle questioni di genere e sesso, rendendo più che attuale l’urgenza di un piano per contrastare la violenza nei confronti delle persone transgender.
Gli orrori, sperimentati dal Lucy e raccontati dalla protagonista con coraggio e lucidità, riescono infatti a direzionare l’intero percorso narrativo collocando la questione della vulnerabilità delle soggettività transgender e non conformi alle norme di genere, nel nostro contesto.
Il mondo che conosciamo infatti, non ha mai smesso di sanzionare, con la morte, l’umiliazione, la solitudine e lo sberleffo tutte quelle vite che non si adeguano alla normatività e alle tassonomie. Bast pensare che, il report di TGEU per il 2021 ha contato 375 vittime dall’1 ottobre 2020 al 30 settembre 2021. I dati rappresentano un incremento del 7% rispetto all’anno precedente.
A questi dati, inoltre, sfuggono i numeri del sommerso, delle violenze che non culminano con la morte o delle morti che non riescono ad attraversare le narrazioni mainstream attraverso la lente della violenza transfobica.
Il mondo occidentale tutto, con l’inasprirsi dei conflitti sociali ed economici, ha infatti ridato voce a rigurgiti di estrema destra i quali, hanno pericolosamente istituzionalizzato in maniera ancora più radicale la violenza nei confronti delle soggettività trans*. Basti pensare, all’affossamento del DDL Zan, il quale non allontanandoci troppo geograficamente, ci riporta alla mente le immagini di come, il Senato della Repubblica Italiana si sia trasformato in una sala per festeggiamenti il giorno in cui gli illustri senatori hanno stabilito che si può continuare a violare la dignità e ledere all’incolumità fisica di una persona per il suo genere, orientamento sessuale o per la sua disabilità.
C’è un soffio di vita soltanto, è un documentario fondamentale, un documento che dà voce ad una esperienza accaduta ma che continua a diffondere le proprie pieghe e ombre anche sul nostro presente. Le parole di Lucy, “chi l’ha detto che una donna non può chiamarsi Luciano?” spezzano in maniera coraggiosa la funzione che categorizza e regola il comportamento umano, facendo cortocircuitare il senso delle cose e dimostrando in maniera semplice e immediata che l’atto del divenire altro, del divenire sé, non si arresta di fronte alle politiche di morte ma anzi si rigenera oltre la violenza, nei luoghi della creatività, dell’immaginazione, negli spazi dell’uguaglianza, della dignità e della sorellanza.
Un messaggio necessario per questo nuovo anno, non dimenticare il passato, ascoltare le voci di quel passato, per comprendere e cambiare il presente, per comprendere che la violenza dei regimi nazisti si nasconde ancora ovunque, soprattutto tra chi siede sugli scanni di effimero potere e dorato privilegio, ridendo e festeggiando per la perdita dei diritti altrui.
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