Le otto montagne di Paolo Cognetti: un romanzo sentimentale ad alta quota

Paolo Cognetti è uno scrittore italiano, che ha vinto il Premio Strega nel 2017 con il romanzo Le otto montagne (Einaudi, 2016). Il titolo del romanzo di Paolo Cognetti però non si riferisce a delle vere e proprie vette montuose. Le otto montagne, infatti, fanno parte di una storiella nepalese raccontata nel libro. Secondo i nepalesi, al centro del mondo ci sarebbe una montagna altissima, il monte Sumeru, e intorno al Sumeru otto montagne e otto mari, disposti come i raggi di una ruota. La domanda che si pongono i nepalesi è: “Chi impara di più? Chi fa il giro delle otto montagne o chi arriva in cima al monte Sumeru?”. Chi esplora inquieto ogni centimetro o chi si concentra su un solo obiettivo? È proprio la risposta a questa domanda a rendere diversi Pietro e Bruno, i due protagonisti del romanzo di Cognetti.

La storia ruota attorno a questi due amici: il primo viene da Milano e impara ad amare la montagna grazie al padre, un uomo taciturno che lo porta con sé durante escursioni più o meno difficili. Bruno, invece, è parte integrante della montagna. Nasce e vive ai piedi del Monte Rosa, e non conosce altro mondo al di fuori di quello montano. I due vivono la montagna in maniera diversa ma è proprio questo differente approccio ad accomunarli e a far nascere la loro amicizia. La prima parte del romanzo, “La montagna dell’infanzia”, si concentra sui due amici quando sono ancora dei giovani ragazzi. In ogni pagina troviamo un’esasperazione lirica dei luoghi che Pietro e Bruno frequentano e imparano a conoscere giorno dopo giorno: il torrente, l’alpeggio, le baite abbandonate e così via. Quello che colpisce di questa prima parte è la grande attenzione ai dettagli: Cognetti conosce bene la montagna e i suoi elementi naturali e, dunque, niente nella descrizione è lasciato al caso: le piante e i fiori hanno un nome, e persino le rocce. Le estati a Grana sono un’esplosione di colori e profumi, descritti con uno stile semplice e allo stesso tempo poetico.

Altri personaggi, solo apparentemente marginali, sono i genitori di Pietro. Mentre il padre introduce Pietro alla montagna e ai ghiacciai, la madre incarna un ruolo diametralmente opposto, per cui le relazioni sociali sono più importanti delle sensazioni suscitate dalla bellezza fredda della montagna. Quando, a un certo punto, Pietro si stanca di andare in montagna col padre e rinuncia completamente alle estati a Grana, sarà Bruno a prendere il suo posto, accompagnando il genitore dell’amico nelle escursioni che era solito intraprendere insieme al figlio.

Al centro del libro c’è la costruzione di una casa, forse ancora più centrale della montagna stessa. L’atto di costruire è un obiettivo comune che lega i due amici dopo anni di separazione. La casa che viene costruita nel libro è una sorta di lascito del padre di Pietro. Per riavvicinare i due amici e far riscoprire al figlio i luoghi dell’infanzia, gli lascia in eredità un compito: costruire una casa insieme a Bruno a 2000 metri di altezza, sulle rovine di una baita ormai in disuso. Il romanzo si sviluppa su 200 pagine intorno a due elementi principali: il rapporto dell’uomo con la montagna e la natura e il modo in cui questo influenza a sua volta le relazioni tra gli esseri umani.

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About Marianna Spaccaforno

Laureata in Scienze Filosofiche presso L’Università di Napoli “Federico II”. Ha conseguito un Master in studi Politici e di Genere presso l’Università di Roma “Roma Tre”. La sua formazione e le ricerche svolte in ambito accademico, l’hanno portata a interessarsi a tematiche connesse alla tutela dei diritti umani e ambientali. E’ impegnata in diversi progetti che si occupano di tutelare le soggettività marginalizzate. Lettrice appassionata, si definisce creativa e curiosa.