Nostalgia, Mario Martone rende protagonista la ‘sua’ Napoli Pasoliniana

Con il suo Nostalgia, il regista Mario Martone rende la sua città protagonista a Cannes assieme all’attore Pierfrancesco Favino.

La Napoli disegnata da Mario Martone è profondamente dissimile da quella tratteggiata da Paolo Sorrentino con il film È stata la mano di Dio.

L’opera di Martone si trova a metà strada dall’essere una bellissima elegia e al contempo una terribile critica nei confronti della città di Napoli. Martone si avvicina all’opera di Sorrentino solo quando riesce a rendere protagonista quel senso di perdita e nostalgia che tratteggia anche È stata la mano di Dio. Per altri aspetti, le due pellicole descrivono una Napoli estremamente diversa. Il film di Martone è un adattamento dal romanzo di Ermanno Rea, la trama, è la storia di Felice (interpretato dall’attore Pierfrancesco Favino), un uomo che dopo aver sposato una donna egiziana si converte all’Islam, perde quasi completamente il suo accento natale e ad un certo punto fa ritorno a Napoli per assistere sua madre: una donna anziana, affetta da diversi problemi di salute e che si ritrova a vivere in un seminterrato senza finestre.

La fotografia di Pietro Carnera, già nelle prime scene dedicate all’accudimento della figura materna, riesce a comporre un’immagine pittorica. La madre, infatti, come in un dipinto è nuda e con la sua pelle cadente e rugosa, è costretta a farsi lavare dal figlio in una tinozza nello scantinato in cui vive. La scena ricorda, per alcuni versi, le scene pittoriche o marmoree che raffigurano il gesto di cura, sospeso tra la morte e la vita, tra Maria e suo figlio Gesù.

La trama, però, si infittisce quando si scopre che ad attendere Felice, oltre alla madre, c’è anche un terribile conto in sospeso con il suo passato. Questo conto in sospeso porta il nome di Oreste – interpretato dall’attore Tommaso Ragno – suo amico di infanzia, di scorribande e furti, il quale è ora diventato un boss locale.  La tensione filmica riesce a mettere in luce il motivo per cui Felice si è allontano da Napoli; un drammatico evento che lo lega ad Oreste potrebbe infatti tornare a galla. Ma per quanto si susseguano gli avvertimenti, la nostalgia è troppa e Napoli non si riesce ad abbandonare. Martone, costruisce con Nostalgia un film di esatta bellezza nostalgica in ogni aspetto della sua narrazione e della sua visione. La nostalgia passa come evento del sentire attraverso il trasformismo vocale di Pierfrancesco Favino, un trasformismo che trasfigura un napoletano ormai convertito – che suona come un complesso misto tra napoletano ed egiziano – in un napoletano che recupera anche le proprie cadenze originarie.

Nostalgia è un film piccolo e feroce, la pellicola ha un’emozione precisa e omogenea, la fotografia racconta una Napoli claustrofobica, cadente totalmente priva di folclore. ‘Nulla è cambiato eppure nulla è lo stesso’ pare essere il leitmotiv di ogni ritorno che si rispetti ma non è questo il ritorno di Felice. Nel suo ritorno, infatti, tutto è rimasto fermo ad attendere, si potrebbe quasi pensare che attraverso gli occhi di Felice sia possibile trovare un posto costruito per noi, un riparo che non può essere scalfito, modificato. Il ritorno, nello spazio filmico costruito da Martone, diviene un luogo complesso in cui anima e cuore comunicano senza subire torsioni o modifiche di stato. È un film da vedere, apprezzare, tenendo a mente la celebre citazione di Pasolini “La conoscenza è nella nostalgia, chi non si è perso non si possiede.

Print Friendly, PDF & Email

About Marianna Spaccaforno

Laureata in Scienze Filosofiche presso L’Università di Napoli “Federico II”. Ha conseguito un Master in studi Politici e di Genere presso l’Università di Roma “Roma Tre”. La sua formazione e le ricerche svolte in ambito accademico, l’hanno portata a interessarsi a tematiche connesse alla tutela dei diritti umani e ambientali. E’ impegnata in diversi progetti che si occupano di tutelare le soggettività marginalizzate. Lettrice appassionata, si definisce creativa e curiosa.