A COLLOQUIO CON ALDO DI MAURO di Giovanni Moschella

Ci parli dei suoi studi e della sua formazione.

I miei studi universitari di Filosofia sono stati determinati dal mio Professore di Filosofia del Liceo Vittorio Emanuele di Napoli, Mario Benvenuto. Autentico filosofo, passeggiava tra di noi e teneva le sue coinvolgenti lezioni che noi appuntavamo e che partivano dalla storia della filosofia per giungere a riflessioni  sull’attualità.

All’Università sono stato poi allievo di due capisaldi della filosofia, il Prof. Cleto Carbonara ed il Prof. Giuseppe Martano.
La filosofia deve essere intesa come una modalità per affrontare l’esistenza ed è per questo motivo che ho scritto un piccolo saggio “Elogio della filosofia”, che viene usato nei corsi di Consulenza Filosofica per sottolineare l’importanza del dialogo nei rapporti umani.

 

Il suo ultimo libro si intitola “Ma che vogliono questi poeti”, di che cosa tratta.

“Ma che vogliono questi poeti” è una selezione antologica, ad opera della Casa Editrice Galassia Arte, di alcune mie poesie pubblicate dal 1970 con l’aggiunta di quelle attuali. La prefazione di questo libro è stata curata dal Prof. Pasquale Giustiniani, Filosofo – Docente di Filosofia Teoretica, Filosofia della Religione, Bioetica.
Sulla mia concezione poetica riporto quanto ho detto nella presentazione di questa raccolta:
“Le poesie non vanno motivate ma bevute, assaporate, digerite, vissute, condivise! Sono tali se il poeta riesce a trasmettere un suo momento emozionale… quasi un urgente appello alla partecipazione del lettore! Il poeta regala quelle parole che aiutano ad esplicitare un sentimento che si avverte ma stenta a trovare forma verbale”.

E’ autore anche di teatro, dove riesce ad esprimere al meglio le sue emozioni.

La mia scrittura è sempre teatrale e sembrano delle sceneggiature in quanto io immagino i dialoghi che avvengono tra i protagonisti, ritenendo con ciò di dare un contributo al lettore che, leggendo, può mentalmente “vedere” ciò che accade. Basta leggere i due miei romanzi “Ma tu chi sei” e “Terapia d’amore” nei quali trova conferma ciò che ho detto.

Molti sono coloro che scrivono,però si legge poco, che cosa ne pensa.

 

E’ vero tanti scrivono ma leggono poco. E la poca lettura la si avverte perché non si può scrivere se non si possiede un bagaglio culturale di riferimento. La lettura arricchisce ed emoziona per cui le storie che andiamo a raccontare sono dense di una umanità che ci ha formato.

Com’è cambiata la società con l’avvento dei social network.

L’avvento dei social network ha indubbiamente dato linfa produttiva alla nostra conoscenza, facilitando ricerche ed acquisizioni di notizie. Però, almeno sul piano emozionale, non può sostituire lo sfogliare delle pagine di un libro nelle quali avvertiamo la presenza dell’autore con le sue perplessità, le sue gioie, le sue sofferenze.

Quali sono gli altri suoi interessi oltre la scrittura.

I miei interessi spaziano dalla saggistica (per esemplificare cito il mio saggio “Il dolore. Perché?” nel quale analizzo il dolore da un punto di vista medico, filosofico, psicologico, teologico) alla poesia, al teatro ma anche alla musica. Per chi volesse può andare su youtube e cliccare sul mio nome per ascoltare alcune delle numerose canzoni che ho scritto.

Grazie per la gentile intervista e buon lavoro.

Sono io che ringrazio Lei per l’intervista che mi ha dedicato.

                                                                                               Giovanni Moschella

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