A COLLOQUIO CON SERGIO SIVORI di Giovanni Moschella

13-08-2013

Da qualche anno trasferitosi a Barcellona (Spagna) abbiamo incontrato l’attore Sergio Sivori.

Quando nasce  il suo interesse per il teatro.

Ho iniziato a interessarmi al teatro quando avevo 16 anni; allora vivevo ancora a Napoli. Fu veramente, come spesso si dice, per caso. Frequentavo il liceo e  la mia insegnante di italiano recitava in una filodrammatica della città, una piccola compagnia di amatori; fu lei ad insistere perché mi interessassi all’arte del teatro e mi togliessi dalla strada. Non la ringrazierò mai abbastanza….

 A  quel tempo di compagnie amatoriali ce ne erano molte e, in qualche modo, erano un buon veicolo per iniziare il mestiere…. Devo però confessare che non erano i loro spettacoli ad attrarmi (di scarsa qualità) ma il loro modo di stare insieme, di utilizzare il teatro come un pretesto per poter condividere un esperienza…Credo fossero  proprio queste cose a scatenare in me una ribellione verso lo stile di vita verso il quale mi avviavo, una condizione dalla quale difficilmente avrei potuto liberarmi.

Il teatro ha cambiato completamente il mio modo di pensare e di agire anche nel quotidiano.  Il teatro è stato ed è la mia più grande avventura.

Ci racconti il suo percorso di formazione  e i suoi studi.

Come le dicevo, il mio approccio al teatro è stato casuale ma ho fin da subito avvertito l’esigenza di studiare, trovare gli strumenti del mestiere, era prioritario per me. 

Chiunque voglia intraprendere il mestiere deve necessariamente procurarsi “las herramientas”, gli strumenti del lavoro, il talento da solo non basta, è flebile e non dura. Feci dunque la valigia e partii alla volta di Roma: volevo tentare, come molti, la carta del l’Accademia. Non vi entrai mai. Non faceva per me…. Ed io non facevo per lei….

Ero interessato ad entrare in contatto con qualcosa di meno convenzionale. In realtà non ho mai frequentato una scuola, non una sola. Da autodidatta ho cercato attraverso i libri, ma non bastava, sentivo che dovevo assolutamente cercare  quelli che ritenevo i miei maestri “in vita”… ed allora iniziai a prendere contatti con alcuni di loro: Rena Mirecka (attrice del Teatr Laboratorium di Jerzy Grotowski),  gli americani Jairo Cuesta e Jim Slowiak (maestri e collaboratori di Jerzy Grotowski), Leris Colombaioni (clawn appartenente ad una delle famiglie più antiche del mondo del circo), Jean Paul Denizon (regista e attore, collaboratore di Peter Brook)….questi ed altri sono stati i miei maestri…

Spesso sta portando in giro il suo workshop per attori “sotto la pelle”. Perché questo titolo e quale è l’obiettivo.

Si, “SOTTO LA PELLE” è il titolo del mio seminario. Sotto la pelle sta ad indicare tutto ciò che riguarda il lavoro dell’attor, sotto la pelle appunto. La pelle è lo spettacolo. Dunque, il lavoro segreto dell’attore, parafrasando Barba… “Sotto la pelle” è un seminario, indirizzato ad attori, a studenti, ai giovani gruppi di teatro, ai cantanti, ai danzatori, agli insegnanti e  alle persone interessate ad un lavoro di ricerca teatrale per conoscere gli elementi del lavoro dell’attore sulla voce e lo spazio. Attraverso l’ emissione della voce in gruppo e da soli , attraverso la ricerca dell’azione nella voce. Attenzione e percezione, percezione e flusso, vedere, ascoltare, essere a contatto e il montaggio delle azioni fisiche. Il lavoro sui canti, gli esercizi di coordinazione, le diverse azioni, le improvvisazioni strutturate, la drammaturgia, il montaggio, e altri strumenti del lavoro dell’attore giungono al culmine in “LABYRINTHOS” una struttura performativa  che offre ad ogni partecipante di impegnarsi nella dinamica della rappresentazione.

E’ attore di teatro e di fiction , quale  delle due le comunica  più emozioni e perché.

Ma guardi, sono due cose diversissime, non si toccano. Lavorare davanti ad una macchina da presa richiede una tecnica differente, devi sapere che, oltre alla recitazione, ci sono aspetti tecnici che vanno tenuti in conto, fanno parte del mestiere e li devi conoscere. Per un attore,  il cinema può essere  affascinante  proprio per questo.  In teatro è diverso, sei lì e non sei solo, hai a disposizione degli spettatori  che sono lì per condividere con te un’esperienza, la tua. Il teatro vive nel momento in cui lo fai e esiste solo nell’attimo in cui accade.  La questione è tra te e loro. Personalmente, credo che non vi sia alcuna relazione tra il teatro e il cinema: è un mito che ha sempre creato incomprensione tra i due ambiti.

Che cosa consiglierebbe ad un giovane che vuole intraprendere il mestiere dell’attore  considerando anche il momento di forte crisi che sta vivendo il teatro.

Il teatro è in crisi da sempre e in qualche modo è la crisi stessa che lo spinge in avanti. La storia del teatro è caratterizzata da una  crisi, ne è il motore. Chi sente di dovervi entrare per utilizzarlo come veicolo per indagare e condividere la propria biografia deve farlo, ASSOLUTAMENTE!!! Non ci sono consigli da dare, c’è solo da lavorare duro e conseguire gli obiettivi prefissi. Vuoi fare l’attore? Bene, devi lavorare duro, studiare incessantemente, ricercare e sperimentare ogni cosa senti  necessaria, è doveroso farlo. Qualunque scuola può andar bene, se fatta con serietà. Io sono un autodidatta, ho imparato a disciplinare il mestiere attraverso una tecnica, mi è costato  e mi costa moltissimo. Autodisciplinare il mestiere non è facile, richiede costanza e duro lavoro. Potrei  suggerire di trovare le condizioni  per creare un gruppo e intraprendere un lavoro sistematico che porti l’ensamble verso una unità pur rispettando le caratteristiche dei singoli componenti. Invitare maestri che ti aiutano ad apprendere può essere un ottima via…

Di recente ha tenuto uno spettacolo teatrale con sua moglie, anche lei attrice a Napoli, le manca la sua città.

Speravo mi facesse questa domanda. Napoli è sempre stata il mio più grande rimpianto, mi manca davvero. Vivo altrove nella consapevolezza di appartenergli. Avrei voluto tornarvi  (ed ancora lo voglio) per poter creare un luogo di lavoro, un cantiere, un luogo fisico dove poter lavorare ed invitare maestri  di varie discipline provenienti da tutto il mondo.  Non credo sia impossibile. Certo, il mondo “culturale” è in affanno, ma non bisogna dare spazio al pessimismo. Sono sicuro di poter trovare le energie (anche economiche) per poter dare il mio contributo. Naturalmente non sono solo: ho con me i miei compagni del LABORATORIUM TEATRO. 

Grazie per la gentile intervista e buon lavoro.

                                                                                                                 Giovanni Moschella

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