Bones and All di Luca Guadagnino: elogio dell’amore selvatico e della libertà

A quattro anni da Suspiria, Luca Guadagnino torna con il film dal titolo Bones and All. Anche questa volta il regista palermitano si confronta con un testo, nello specifico il romanzo di Camille Deangelis, e sceglie come attore protagonista TimothéeChalamet, da lui stesso reso noto con la pellicola del 2017, Chiamami col tuo nome. Accanto a Chalamet, troviamo l’attrice Taylor Russel.
La pellicola ci catapulta nella vita di Maren, una ragazza con un segreto che ha difficoltà a farsi spazio in un mondo che non riesce ad accogliere la sua particolarità, Maren è sola e senza meta, fino a quando non incontra Lee, un ragazzo come lei, solitario e insolito. Con lui Maren troverà una casa e cercherà di capire chi è, affrontando la cattiveria del mondo con la paura e la purezza che ha solo l’adolescenza.
Luca Guadagnino ritorna a raccontare i giovani e Bones and All è un felice incontro tra le immagini sanguinolente di Suspiria e il racconto di formazione sentimentale di Chiamami col tuo nome, tutto raccontato on the road, a bordo di un furgone. Attraverso pericoli e insidie, Maren e Lee sgomitano per trovare il loro spazio. Lei in particolare cerca la sua radice, l’origine del suo male, l’evento scatenante a cui attribuire quella diversità così disturbante e invalidante che solo nel confronto con Lee sembra diventare sopportabile. Chalamet e Russel sono il cuore pulsante della storia, ma chi veramente rimane impresso negli incubi dello spettatore è il personaggio interpretato magistralmente da Mark Rylance, Sully. Un orco cattivo, o forse un’altra solitudine in cerca di conforto che però non rientra nel cerchio magico di Maren e Lee, non senza un’imposizione che spezza l’alchimia trai due giovani.
Guadagnino riesce a trovare un equilibrio perfetto tra la bellezza dei paesaggi americani, le proporzioni eleganti delle sue inquadrature, la bellezza un po’ stropicciata dei suoi protagonisti e la cattiveria, la bruttezza del mondo, tanto che in alcuni ritratti il regista sembra omaggiare un immaginario alla Garth Ennis, con la sua umanità rifiutata e emarginata. Fuor di metafora, Bones and All racconta anche il riconoscersi di due anime perse, il ritrovarsi e l’amarsi nonostante tutto, perché ci si riconosce dentro l’altro e se ne capiscono le ragioni, anche di fronte a contingenze terribili e confessioni indicibili. Amarsi “fino all’osso” e accettare tutto, abbracciandolo e facendoci i conti, sempre.
Peccato però per la colonna sonora del film, che nei lavori di Luca Guadagnino è sempre molto ispirata e che qui appare un po’ troppo pigra, soprattutto per quello che riguarda i pezzi originali, rispetto a quanto realizzato in precedenza, soprattutto con Suspiria.
Bones and All è un coming of age che emoziona profondamente, accoglie e coccola, nonostante immagini violente e disturbanti, ma che si prende anche la responsabilità di raccontare una dura verità: è difficile abbracciare e capire a fondo la diversità, e probabilmente solo tra simili esiste la comprensione autentica e totale. Un film da vedere, attualmente presente nelle sale cinematografiche.
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