Che fine ha fatto Freddy Adu: da erede di Pelè al ritorno in America

 Quante volte è capitato di ascoltare o leggere frasi del tipo: “ecco il nuovo Zidane“, ” il futuro Maradona” oppure “l’erede di Pelè“, ecco nel mondo del calcio questi paragoni con i campioni del passato si sprecano;  un ragazzo di belle speranze che impressiona gli addetti ai lavori e subito gli viene piantata addosso un’etichetta che l’accompagnerà per tutta la vita. Poi però la realtà è un’altra, spesso queste promesse si sono trasformate in talenti sfumati altri invece hanno deluso le aspettative con una carriera normale. Se sei fortunato e bravo potresti rispettare il paragone pesante come nel caso di Messi incoronato erede di Maradona invece se ti va male puoi diventare Freddy Adu.

E’ questo l’esempio più limpido di come le etichette nel calcio siano pesanti e spesso diventano una maledizione. Freddy Adu nasce il 2 Giugno 1989 a Tema, in Ghana;  nel 1997 all’età di otto anni si trasferisce negli Stati Uniti, grazie alla vincita della lotteria per una “green card” che permetteva alla famiglia la possibilità di raggiungere Washington. Per Freddy è l’inizio del sogno americano, all’età di 10 anni viene messo nel mirino dell’Inter che aveva pronto il contratto da firmare ma i genitori preferiscono che si concentri sugli studi. Adu continua a folgorare gli addetti ai lavori, così forte che a 13 anni entra nella IMG Soccer Accademy, scuola  privata del Maryland dove gli osservatori americani sono sorpresi dalle sue capacità calcistiche.

 La storia del nostro protagonista arriva sino agli uffici della Nike, dove il colosso americano fiuta l’occasione di avere l’esclusiva sull enfant prodige  venuto dall’Africa ad insegnare il calcio agli americani, una storia che potrebbe aiutare l’azienda a vendere i prodotti con una campagna pubblicitaria condita da foto e copertine. La Nike chiama Pelè per un servizio fotografico col ragazzo, inoltre girerà insieme alla Perla nera anche uno spot pubblicitario;  da qui arriva quell’etichetta che lo accompagnerà per tutta la carriera di “nuovo Pelè“.  Adu a soli 13 anni diventa una star del pallone firmando il contratto di sponsorizzazione con Nike, dal valore di un milione di dollari annui, in poco tempo la sua faccia è sulle copertine di giornali come Sports Illustrated e Vanity Fair e nel frattempo fa il suo esordio in Tv invitato al “David Letterman Show“. Tutto sembra andare nella direzione giusta, il palcoscenico del calcio è pronto ad accoglierlo.

Nel 2004 a nemmeno 15 anni compiuto, Freddy Adu è il più giovane calciatore di sempre a firmare un contratto professionistico nella Mls scelto dal Dc United. A 13 anni esordisce nella nazionale Under-17 degli Usa segnando 29 gol in 46 partite. In Mls le prime due stagioni sono ottime, Adu lascia tutti a bocca aperta grazie ai dribbling e alla velocità, viene impiegato in vari reparti del campo dalla fascia alle spalle delle punte con una buona predisposizione a segnare. Il 2006 è un anno spartiacque per Adu, il giovane afro-americano viene scelto come testimonial sulla copertina di Fifa 06 nell’edizione nordamericana insieme a Ronaldinho; il 22 Gennaio 2006 esordisce con la maglia della nazionale maggiore degli Usa a 16 anni e 234 giorni. È il più giovane di sempre a esordire nella nazionale statunitense .Nel frattempo in Europa i più grandi club  europei fanno a gara per acquistarlo, il Manchester United vuole assicurarsi il suo cartellino e propone al giovane afro-americano un provino; tuttavia  Adu non convince Alex Ferguson tanto da essere scartato dallo storico manager dei Red Devils. E’ il primo segnale d’allarme per Adu, il calcio americano è molto diverso da quello europeo, le ottime prestazioni in America non bastano per affermarsi nel Vecchio Continente. Piero Ausilio, ds dell’Inter, si reca negli States per discutere il trasferimento in Italia del giocatore insieme alla famiglia proponendo un’offerta di 750.000 $ che viene rifiutata poichè Adu vuole soltanto giocare nel Real Madrid e decide di rimandare l’approdo in Europa.

 Nei due anni al Dc United colleziona 87 presenze ed undici gol, nel 2007, dopo una breve esperienza al Real Salt Lake, Adu decide di svoltare la carriera trasferendosi al Benfica per 2 milioni di dollari, la cifra del cartellino fu considerata da molti bassa dato l’enorme potenziale del calciatore. Giunto in Portogallo con le aspettative di talento pronto ad esplodere, la sua prima stagione europea  coi portoghesi è tutt’ altro che positiva, del ragazzo promettente sembra non esserci più neanche l’ombra. A 18 anni l’avventura  in Europa sembra essere il presagio del declino della sua carriera. Adu deve convivere con il peso delle aspettative della gente che non aspetta altro di celebrare il nuovo Pelè. I riflettori puntati addosso si rivelano fatali, l’anno successivo passa in prestito al Monaco dove fatica a trovare spazio, nel Gennaio del 2009 cambia di nuovo squadra e torna in Portogallo al Belenenses dove gioca appena tre partite. Ormai Adu non riesce a togliersi di dosso quell’etichetta di erede di Pelè che dovrebbe trascinare da solo la squadra al successo, nessuna squadra vuole più puntare su un giocatore che deve convivere con una pressione troppo pesante per un ragazzo di 20 anni.

Nel 2010 va in Grecia all’Aris Salonicco (9 Presenze 1 Gol) poi l’anno dopo si trasferisce in Turchia, nel Rizespor ( 11 presenze  4 gol), ad appena 23 anni ha già cambiato 5 squadre dopo il suo arrivo al Benfica. Pochi gol e molti problemi fisici ma anche poca voglia di allenarsi ed impegnarsi, da enfant prodige è ormai diventato un calciatore giramondo sempre con la valigia in mano alla ricerca del suo ambiente ideale che però non troverà mai. Nell’agosto del 2011 torna negli Stati Uniti con la maglia dei Philadelphia Unions (35 presenze  7 gol) qui la sua carriera sembrava essersi ripresa grazie alle ottime prestazioni ma poi la rottura con la società ha accelerato la sua parabola discendente. Nel 2013  viene usato come pedina di scambio per acquistare il brasiliano Kleberson dal Bahia. Così Freddy Adu si ritrova a giocare in Brasile ma l’esperienza in Sud America dura appena sette mesi e nel Novembre del 2013 l’ex baby-prodigio si ritrova svincolato; in questo periodo  prova a convincere qualche club ad offrirgli un contratto, sostiene un provino con gli inglesi del Blackpool ed un altro con i norvegesi dello Stabaek ma nessuno dei due club decide di tesserarlo. Nel Luglio del 2014 si trasferisce in Serbia al Jagodina, qui Adu riesce a fare addirittura peggio dato che collezionerà appena 14 minuti in campo. Il club serbo decide di rescindergli il contratto e il calciatore nel Dicembre 2015 ad appena 25 anni è di nuovo svincolato. Nel Marzo del 2015 è il Kups a dargli una nuova opportunità mettendolo sotto contratto, il club finlandese è l’undicesima squadra in undici anni. Concluderà la sua esperienza in Finlandia con cinque partite giocate e zero gol.

Colui che doveva portare gli Stati Uniti sulla cima del calcio mondiale in due anni ha giocato appena 7 partite, dopo un tour che lo ha visto in Portogallo, Francia, Grecia, Turchia,Brasile, Serbia ed appunto Finlandia, l’ormai 26enne Adu ha deciso di tornare negli Stati Uniti dove tutto era iniziato 12 anni fa con l’aspettativa di calciatore del futuro. Il calciatore afro-americano ha firmato un contratto con i Tampa Bay Rowdies squadra che milita nella Nasl (North American Soccer League). Nonostante tutto i 26 anni di Adu rappresentano un’età dove si è ancora in grado di cambiare il proprio futuro sperando che finalmente l’ex prodigio del calcio Made in Usa possa trovare il suo definitivo equilibrio.

 Ecco la storia di Freddy Adu, quella di un 14enne dal talento sopraffino bruciato troppo presto dalle aspettative che si erano costruite su di lui, soffocato dalla pressione dei media e forse accecato dal successo improvviso e prematuro ad appena 14 anni, sicuramente il calciatore ci avrà messo del suo nel compiere ogni errore che un giovane  possa compiere come la scarsa professionalità nelle sue molteplici esperienze e di un carattere spesso fuori dalle righe. Purtroppo Adu è e sarà il simbolo dell’emblema dell’eterna promessa mai mantenuta, a dimostrazione che nel calcio è controproducente piazzare etichette, del Nuovo Pelè ci restano le sue foto con la Perla Nera, le copertine dei giornali e quell’ormai famosa copertina di Fifa 06 che sa di beffa per un ragazzo di 26 anni che poteva essere e non è stato. 

 

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