CHE VOLEVA DIRE FRANCESCO?

Mercoledì 13 marzo 2013

Che nella Chiesa avessero preso dimora opinioni diverse riguardo a come va  governata, non avevamo dubbi, credo.

Che il pontificato di Giovanni Paolo II fosse stato tormentato a causa delle reazioni seguite all’autonomia di pensiero manifestate da Woytila in più di un’occasione, non c’erano dubbi (vedi il rapporto con gli ebrei e l’”eccessiva” apertura al dialogo ecumenico, per fare qualche esempio), mi pare.

Che Ratzinger, infine, si fosse rivelato meno tradizionalista del suo predecessore, creando qualche imbarazzo diplomatico (vedi discorso di Ratisbona), può essere opinione condivisa.

Che, d’altra parte, Benedetto XVI “godesse” dell’inimicizia di molti porporati, soprattutto sul fronte germanico, è cosa trapelata da tempo….

 

È questo forse che, complice la passione del pubblico per la fiction piena di intrighi, ogni fumata in più finiva per avvalorare l’immaginario complottistico con ipotesi medio-tradotta da libro di Dan Brown.

L’ansia del Cristiano sta nel desiderio di vedere nominato un nuovo Papa e la Chiesa tornata alle sue faccende ordinarie, lontana dai riflettori, occupata a prendersi cura di tutti, ma soprattutto degli ultimi. Inutile ripeterlo, l’ansia degli scommettitori, invece, non si esaurirà con l’elezione del Papa, perché «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». (Gv 4, 13-14).

Ora che il miracolo è compiuto i cristiani dovranno pregare e molto, perché Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, argentino di nonno piemontese, è partito dal pilastro della cristianità: la preghiera. Ha chinato il capo e ha chiesto che i fedeli pregassero sul “vescovo di Roma”.

La città caput mundi torna ad essere fulcro della cristianità con il nuovo Papa, che certo non a caso ha preferito riferirsi alla città che ospita le spoglie di Pietro piuttosto che a tutto il mondo cristiano, come sarebbe stato naturale. Il significato che si cela sotto questa apparente espressione riduttiva del suo pontificato è una scelta di alto profilo teologico che traccia un programma che nel contempo è severo e inclusivo. Parlare di Roma vuol dire parlare di Cristo, capo vero e riferimento della Chiesa universale, da cui parte il messaggio cristiano, facendosi strada fino all’estremo confine della terra.

In qualche modo il pontefice ha già invitato il cristiano ad incamminarsi per portare la Parola attraverso la testimonianza personale e la preghiera, quale primo e unico bagaglio, verso tutte le destinazioni cui verrà indirizzato dal Signore.

                                                                                                                                           Eleonora Davide

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.