CINQUANT’ANNI DI MUSICOLOGIA IN ITALIA – IL PRESIDENTE DELLA SIDM: «IL LAVORO DI RICERCA E LE LOGICHE DI MERCATO»

Martedì 27 ottobre la presentazione del libro di Francesco Passadore e Mariateresa Dellaborra ad Avellino

La Società Italiana di Musicologia (SIdM) ha compiuto cinquant’anni. Fondata nel 1964, aveva avuto precedenti nel nostro paese sia nella fondazione della «Rivista Musicale Italiana» nel 1894 che nell’attività di Luigi Torchi, che si adoperò per affrancare la musicologia dalla supremazia germanica; all’inizio del Novecento, per iniziativa di Guido Gasperini, nacque poi l’Associazione Musicologica Italiana, che promosse il patrimonio musicale italiano che giaceva nelle biblioteche; purtroppo, con la morte del fondatore nel 1942, anche l’Associazione terminò la sua attività. Con la nascita della SIdM la musicologia italiana ha fatto passi da gigante, grazie all’attività di studiosi che dedicano il loro tempo ad analizzare e confrontare milioni di manoscritti che costruiscono una gloriosa storia musicale. Dal 30 ottobre al 1 novembre si incontreranno tutti a Perugia in occasione del XXII Convegno annuale della SIdM . Cos’è la musicologia? abbiamo chiesto al presidente della Società Italiana di Musicologia Francesco Passadore  che martedì 27 ottobre alle 15,00 sarà ospite del Conservatorio “Domenico Cimarosa” di Avellino per  presentare, insieme a Marina Marino e Antonio Caroccia, docenti dell’Istituto Musicale, il libro da lui curato con Mariateresa Dellabora Musicologie 1964-2014. I 50 anni della Società Italiana di Musicologia, Padova, Armelin Musica, 2015. L’appuntamento fa parte della rassegna Parole di Musica – novità editoriali nel mondo musicale e musicologico, progetto del Corso di Discipline Storiche Critiche e Analitiche della Musica, coordinato dal professor Antonio Caroccia.

Il rappresentante della massima istituzione musicologica italiana ci ha gentilmente risposto: «Si tratta di una disciplina che studia la musica in tutte le sue forme e in tutte le branche, dall’iconografia alla filologia all’analisi, fino alla prassi esecutiva, ovviamente sempre con un approccio di tipo teorico, facendo riferimento a fonti documentate e operando i dovuti confronti». Sull’uso di internet che oggi si è largamente imposto in ogni campo di studio ha commentato «Oggi per gli studiosi è certamente più facile condurre le proprie ricerche grazie alla tecnologia di internet che permette loro di svolgere la maggior parte del lavoro a casa, accedendo a fonti disponibili e spesso anche gratis, ma non dimentichiamo che dietro alla tecnologia ci devono essere ‘teste pensanti’ capaci di inserire manualmente in modo corretto le informazioni negli archivi digitali, altrimenti ci troviamo in grosse difficoltà».  Riguardo all’apporto che oggi questa disciplina e gli studi prodotti danno alla trasformazione del linguaggio musicale, Passadore è cauto: «Il peso degli studi è soprattutto accademico e può non avere immediata incidenza sulle esecuzioni strumentali, ma non va sottovalutata la loro funzione di mediazione tra il brano da eseguire e la volontà dello strumentista di capire ciò che si accinge a suonare. Molti studi su approcci nuovi alla musica come l’analisi Schenkeriana o il rilassamento yoga, forniscono alternativi metodi per  approcciare l’esecuzione».  La Società ha compiuto cinquant’anni di attività ed è ora di fare un bilancio sullo stato della musicologia italiana. A proposito, Passadore sostiene che pur non essendo la musicologia nel nostro paese in ottimo stato di salute, perché alla cultura viene sempre anteposto il mercato, tuttavia la produzione di studi scientifici si avvale della stampa su pubblicazioni come la «Rivista Italiana di Musicologia», organo ufficiale della SIdM, che ha ottenuto recentemente il riconoscimento della classe A tra le riviste scientifiche dal Ministero della Ricerca (in particolare dall’ANVUR).  Però precisa: «I DAMS (Corsi di laurea in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo della Facoltà di Lettere e Filosofia, nda) stanno registrando un calo preoccupante di iscrizioni, a quanto mi viene riferito, sia a Padova, sia a Bologna che a Palermo, dove non è stato possibile attivare il biennio specialistico, probabilmente a causa delle prospettive lavorative che oggi sono divenute in genere più limitate, ma i Conservatorio tengono bene anche per questo genere di indirizzi musicologici. Inoltre, proprio nei Conservatori, agli studi strumentali vengono sempre più affiancati percorsi teorici utilissimi a formare un musicista consapevole».

Eleonora Davide

@Riproduzione riservata WWWITALIA

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.