Di Maio e il difetto (comune) di capire il valore delle persone solo quando si perdono
Capiamo il valore delle persone solo quando le perdiamo. Un amore. Un amico. Un senatore della Repubblica Italiana, ad esempio. Chiedere a Di Maio Luigi. No, non per l’amore. Ci mancherebbe, sono affari suoi. E nemmeno per l’amico. Ci mancherebbe, sono affari suoi e del dibba nazionale. Chiedere per il senatore della Repubblica Italiana.
Facciamo un nome a caso: Gelsomina Vono. E poi ne facciamo un altro: Italia Viva di Matteo Renzi. Che, dopo aver annunciato in pompa magna l’adieu al Pd, è piombato in piena “campagna acquisti“.
E così, in un fine settimana di fine settembre, atteso più per le proteste climatiche che per i mal di pancia di Palazzo Madama, Di Maio riscoprì il valore- partitico, quantomeno – di Gelsomina Vono. Una senatrice che lascia il MoVimento – appena alleato col Piddì – per passare con i Renziani – ex alleati del Piddì – che ora corrono in solitaria – ma appoggiano il governo composto da Cinque Stelle e Piddì. E no, non è uno scioglilingua. E’ un andirivieni di dinamiche partitocratiche che il MoVimento ha sempre professato di non comprendere. Salvo poi scoprire che certe dinamiche sono come la tecnologia: non si devono comprendere, si devono accettare. Per il bene del Paese? E chi lo sa.
Ma è anche vero che per amore della rosa si accetta il dolore delle spine. E per amore del Conte Bis s’ha da accettare l’au revoir di Gelsomina Vono e di tutti quelli che verranno. Perchè verranno. E saranno in parecchi.
Per provare a fermarli, Di Maio riporta in auge la battaglia per il vincolo di mandato. Di cui tutti sembravano essersi dimenticati, giacchè non v’era più la necessità di perorarne la causa. Almeno fino a ieri. Almeno fino a quando Gelsomina Vono non ha scelto di aderire a Italia Viva.
La domanda che ci poniamo è la seguente: perchè a Gelsomina Vono – e agli scontenti che verranno – si vuole imporre il vincolo di mandato, senza indagare sulle ragioni delle scelte? Sia chiaro: si pregano i Santi. I senatori, al massimo, si persuadono. Ma innanzitutto si cerca di capire cosa vogliano. Perchè lo vogliono. Senza urlare per forza al tradimento, che sa tanto di commedia rusticana, ma non coglie il senso del gesto. E d’altronde, se uno vuol cambiare, che cambi. E invece di trattenerli, gli scontenti, si cominci a pensare anche perchè lo siano diventati. Senza pensare per forza ai numeri, ma alle persone. Che è più difficile, vero. Ma è anche più razionale.
E se ti lascia, lo sai che si fa? Trovi un altro più bello, che problemi non ha.
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