Mastella contro il Governo: “Zona rossa penalizzante per aree interne”
Tanto tuonò che piovve. A Benevento, per l’esattezza. Dove il primo cittadino, l’ex deputato Clemente Mastella, ha criticato aspramento la decisione del Governo – e, nello specifico, l’ordinanza del Ministro Speranza – con cui in Campania è stata istituita la cosiddetta “Zona rossa“.
Interdizione della mobilità – ove non necessaria – e forti restrizioni per le attività commerciali saranno dunque applicate in tutto il perimetro della Regione Campania, almeno fino al 3 Dicembre. Salvo nuove (e plausibili) proroghe.
Obiettivo: abbattere la linea del contagio. Ovviamente. Ma non solo: con l’istituzione dei lockdown territoriali il Governo spera di salvare il Natale, ritenuto – a giusta causa – toccasana per un’economia che conosce il suo picco più basso dal dopoguerra. A discapito di un mercato cinese che, dopo aver patito tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, si prepara a conquistare le scene internazionali in un gioco di sliding doors che provoca rabbia e preoccupazioni. Fotogrammi di un destino beffardo a tinte orientali.
LA RABBIA DI MASTELLA: PENALIZZATE LE AREE INTERNE – Come dicevamo,il Sindaco di Benvento ha aspramente criticato l’ordinanza del 13 Novembre 2020 a firma del Ministro Roberto Speranza. Non sarebbe corretta, a detta del leader Udeur, la decisione di mettere sullo stesso piano tutte e cinque le province della Campania. Raccogliendo un monito che appartiene anche ad Avellino e Salerno (per lo meno, per ciò che concerne l’area interna della sconfinata provincia salernitana) il primo cittadino sannita ha definito “macroscopico errore” decretare quale zona rossa la nona provincia per casi di contagio (fonte dati Protezione Civile). Nello specifico, Mastella ha ritenuto penalizzante “accomunare Benevento a Napoli“, aggiungendo, inoltre che “Le aree interne della Campania non possono essere penalizzate per Napoli e la zona metropolitana”.
LE RESPONSABILITA’ POLITICHE E GLI STRASCICHI DELLA LEGGE DELRIO – Affinchè il monito di Mastella non rimanga un semplice sfogo, abbiamo provato ad analizzare la questione da un punto di vista politico. Non è un caso, infatti, che si sia deciso di “uniformare” il provvedimento, ponendo sullo stesso piano i 1665 casi di Benento, i quasi 67mila di Napoli e i quasi 20mila di Caserta.
Quella di scegliere “per tutti” era la soluzione più facile, che cela un latente lassismo vigente da Maggio. Che ha spinto l’esecutivo a divincolarsi dal cercare soluzioni di prevenzione.
In questa fase – o meglio, in quella immediatamente successiva al primo lockdown – non ci si è mai interrogati sulla necessità di prevedere particolari poteri per le province, in caso di ipotesi di nuovo lockdown.
Alla luce della legge Delrio del 2014, che “svuotava” l’Ente Provincia dai suoi poteri e si incamminava verso un percorso di definitiva soppressione (poi bocciato dal referendum costituzionale del Dicembre 2016), i governi non hanno mai espresso una posizione che potesse seriamente riaprire il discorso sulla funzione nevralgica di questo ente. Tanto più in una fase critica – qual è quella attuale – in cui riavvolgere il nastro sul ruolo delle province avrebbe significato aprire una nuova stagione politica, oltre che evitare scontri prevedibili inerenti alle scelte “calate dall’alto”.
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