Donne nei secoli. La lotta di Virginia Woolf

“I am rooted but I flow” “Sono radicata ma fluisco”

Se parliamo di rivoluzione femminista, di diritti delle donne, di emancipazione, siamo quasi obbligati a rivolgere il nostro sguardo a una delle scrittrici, saggiste, attiviste, più influenti del ‘900: Virginia Woolf, nata Stephen.

Virginia nacque il 25 gennaio 1882 a Londra da Julia Jackson e Leslie Stephen; crebbe in una famiglia medio borghese e molto numerosa, grazie alla quale le fu permessa una buona istruzione, ma che le mostrò un prototipo di donna devota alla casa, alla famiglia, ai figli. Prototipo al quale Virginia si ribellò fin da piccola, esaminando attentamente i comportamenti, evidenziando anche le più piccole differenze, notando col suo sguardo attento e alle volte estraniante, le profonde discrepanze tra i ruoli che i suoi genitori ricoprivano in famiglia.

Da questa mancata possibilità di emancipazione familiare, probabilmente derivò il suo più profondo malcontento nei confronti delle donna in quanto componente della società. Virginia iniziò a interrogarsi sulla figura femminile, arrivando a chiedersi che cosa succederebbe a una donna se solo le fossero date 500£ al mese e una stanza tutta per sè?

A Room of One’s Own questo il titolo inglese del saggio scritto e pubblicato da Virginia nel 1928 in seguito a delle conferenze tenute a Cambridge; nato come discussione sul rapporto tra donne e letteratura, quante poche femmine potevano permettersi il lusso di scrivere, di pubblicare un volume, quanti pseudonimi negli anni erano state costrette a usare.

Ma il discorso si amplia, Virginia non accetta alcun tipo di discriminazione, è stanca degli uomini che parlano delle donne e delle donne che non possono parlare affatto. Desidera entrare in una libreria e trovare tra gli scaffali, libri scritti da donne, che parlano di amore, di guerra, di qualunque argomento vogliano, senza più alcun tipo di barriera sessista.

All’interno del saggio Virginia non fa un attacco velato al patriarcato, anzi sguaina la spada, colpisce sul vivo e inizia a porre il primo mattoncino di quella che sarà una Torre di Pisa di pensieri, movimenti, lotte: per quanto stabile e ancorata, verrà sempre vista storta, uscita male.

Nonostante l’attacco chiaro al genere maschile, la Woolf non è da pensarsi come femminista cieca e irrazionale, al contrario il suo è un tentativo di comprensione, di apertura e di incontro tra i due sessi.

Le riflessioni di Virginia appaiono moderne, fin troppo attuali si potrebbe affermare, quasi cristallizzate nel tempo.

Oltre Una stanza tutta per sè, sono numerosissimi i volumi, le lettere, le parole lasciate da Virginia. Questo “sentire troppo”, l’empatia disperata che invece che opacizzare, accentuava qualunque nuance della vita, la rese una persona sensibile, e una scrittrice immensamente capace. Gita al faro, La signora Dalloway, Notte e Giorno, La stanza di Jacob, sono solo alcuni dei volumi che abbiamo la fortuna di poter leggere. Attraverso i quali non solo possiamo conoscere storie lontane, volti e anime raccontate, ma possiamo riconoscerci in loro, renderli nostri. Nei libri di Virginia ci sono i fratelli, le sue amate sorelle, tra cui Vanessa, che fu una pittrice. C’è la gentilezza e la devozione di sua madre, l’asperità di suo padre. C’è il disincanto della vita, il morire lento delle cose e il tempo che passa inesorabile.

A prima lettura la Woolf sembra apparire disillusa e forse un pizzico amara nei confronti della vita, da lei abbandonata prematuramente nel 1941, nel fiume Ouse, all’età di 59 anni in seguito a una lettera lasciata all’amato marito Leonard, in cui racconta di non farcela più. Accanto al nome di questa donna negli anni sono state alimentate tante leggende, che l’hanno dipinta come depressa, triste, inadeguata alla vita; ma Virginia nella sua breve permanenza sulla terra si garantì un posto nel cuore di tutti coloro che l’hanno amata e l’hanno letta, rendendo i suoi personaggi portatori delle più grandi debolezze umane e ancora più vicini a noi lettori.

La funzione eternatrice dell’arte ha permesso a Virginia di continuare a vivere, attraverso i suoi romanzi, le sue testimonianze, e le sue forti emozioni. Adesso si studia nelle scuole, nelle università, si cerca di dare un esempio alle giovani che si affacciano a questo caotico mondo, un assaggio della vita che sarà destinata alla battaglia continua per i propri diritti, ma anche una spinta a fare sempre di meglio, mai con la testa bassa, sempre col vento fra i capelli. 

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About Gabriela Grieco

Classe 1998, laureata alla magistrale in Interpretariato e Traduzione. Le sue lingue di competenza sono l’inglese e lo spagnolo. Appassionata di fotografia e recitazione, frequenta attualmente l’Accademia dello Spettacolo e del Musical di Baronissi. Amante della scrittura vuole impegnarsi nel diventare giornalista pubblicista.