FEMMINICIDIO E VIOLENZA PRIVATA, ORRORI E UMANITA’ DELLA SOCIETA’ CIVILE di Eleonora Davide

 

28-05-2013

Guardamiglio, Poggiomarino, Carigliano Calabro sono solo alcuni dei nomi che si sono fissati tragicamente nella nostra mente in questi giorni.

Orrore e sgomento ci colgono ogni giorno di fronte agli episodi di inaudita violenza che interessano le donne nel nostro Paese. Si parla allora di femminicidio, coniando un pessimo nome per la barbarie che invade le menti di persone, molte delle quali in apparenza normali fino al momento in cui scatta la molla dell’omicidio della propria donna. Se “fatti di violenza” legati alla gelosia sono sempre accaduti, oggi sono più diffusi e anche meno accettabili, indignando chi crede di vivere in un mondo civile. Allora, perché le “dispute” interne alla coppia vengono oggi risolte così spesso con l’omicidio, indipendentemente dall’età delle persone coinvolte? Si tratta di una società alla deriva che non sa più risolvere i problemi dei rapporti o c’è qualcosa di più intimo e personale che riguarda l’incapacità di accettare un possibile abbandono? O anche l’abitudine a soddisfare ad ogni costo i propri desideri a discapito della libertà dell’altro? Eppure, le leggi anti stalking avrebbero dovuto prevenire gran parte degli episodi verificatisi e che risultavano annunciati. Che c’è: non funzionano? In questo caso, è ovvio, fanno peggio, perché esasperano le situazioni evitando di risolverle, quando possibile, in altro modo. E parlarne fa bene? Me lo chiedo anche ora, mentre rifletto sull’eventualità che i media trovino qualche volta troppo gusto a collezionare filoni criminali sparando in sequenza atti della stessa matrice e dando l’idea che la violenza sia incanalata per settori distinti: verso le donne, verso i bambini, verso se stessi. Mi da l’idea che si cerchi, in pratica, episodi affini e li si porti deliberatamente in primo piano per fare notizia e catturare visualizzazioni. Ciò non toglie, ovviamente, che la violenza, soprattutto verso chi non può difendersi (feto, bambino, donna, vecchio, disabile, ecc.) non debba essere combattutta con tutte le energie possibili, promuovendo campagne stampa e condanne pubbliche atte a sortire l’inasprimento delle pene per chi si macchia di tali reati: ci mancherebbe! E’ che la lettura di ciò che ci accade intorno qualche volta risente di operazioni che scattano automaticamente nella nostra mente abituata a classificare, a dare un nome alle cose, a riportare nei limiti di regole matematiche o statistiche soprattutto quelle che ci fanno più paura. Un po’ come fa la mia buona suocera quando sente di due morti nel mondo dello spettacolo, nella cerchia delle conoscenze o della famiglia, che si verificano a distanza di pochi giorni. In quei casi dice: non c’è due senza tre, aspettiamocene un terzo….

                                                                      

 

 

 

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