FRANCESCO E LA POLITICA DELL’INCLUSIONE

 

BREVE NOTA ALL’ESORTAZIONE APOSTOLICA “EVANGELIUM GAUDII”

Un manifesto politico quello inserito nell’esortazione apostolica Evangelium Gaudium di Papa Francesco? C’è da ragionarci un po’. In particolare i contenuti del capitolo secondo “Nella crisi dell’impegno comunitario” offrono spunti e suggerimenti politici, ma per una politica dell’inclusione.

 

In effetti si tratta di questo: recuperare il valore dell’uomo che da “sfruttato” dell’età industriale è divenuto addirittura “scarto”, “avanzo” sociale, nella società del “potere anonimo” indotto dal progresso e dalle innovazioni tecnologiche, e tutto ciò dà vita alla globalizzazione dell’indifferenza. Nessuna “ricaduta favorevole”  da quella crescita economica e da quel libero mercato che promettevano benessere per tutti, perché in realtà non vengono generate né maggiore equità né inclusione sociale. Questo il pensiero chiaramente espresso dal Pontefice.

Ma la crisi antropologica, per Francesco, fonda le sue basi sia sul “feticismo del denaro” che sulla “dittatura dell’economia” che reclamano la riduzione dell’essere umano solo ad autore di consumo, degradando lo stato di vita che vuole l’uomo proiettato verso una realizzazione ben più nobile e protagonista della propria vita.

La visione cristiana della vita, proposta nelle pagine dell’esortazione, riporta, infatti, dignità e importanza alla figura umana, al di là delle prospettive di una vita dopo la morte e promuove valori che hanno ricadute positive sulla società degli uomini.

Lo squilibrio sociale tra ricchi e poveri, altro tema trattato in modo esplicito dal Papa, non dà risposte alla necessità dei meno fortunati che dovrebbero ottenere aiuto e sostegno dai più ricchi, e anche l’ambiente viene trascinato in questa ingiustizia.

Il Vangelo, la Buona Novella, annunciata da Cristo, si traduce ogni giorno, in verità, nelle azioni degli uomini che lo vivono integralmente, scambiandosi vicendevolmente l’amore che Esso proclama, nel discernimento di ciò che è bene da ciò che è male, non cedendo al richiamo della futilità, che distrae e distorce l’immagine che abbiamo di noi stessi.

 Il rifiuto dell’etica e di Dio visti come l’ostacolo alla manipolazione e al degrado dell’uomo, supporti per il totalitarismo delle logiche di mercato, sono altrettanto caratteristiche delle nostre realtà. È in questa società che l’inequità sociale genera la violenza, non tanto come conseguenza naturale di un disagio, ma per il degrado sociale e morale che essa comporta, insieme al male che si trasmette all’interno di tutta la società come un cancro, impedendo di fatto qualsiasi miglioramento.

Altro male della società che contagia il sistema è “la corruzione, radicata in molti Paesi, qualunque sia l’ideologia politica dei governanti”. E dal mondo arrivano messaggi diversi che descrivono, attraverso le relazione dei Vescovi, lo stato della società. In Africa si registra un’ influenza esterna che tende a trasformare i Paesi africani in “pezzi di un meccanismo, parti di un ingranaggio gigantesco…anche nel campo delle Comunicazioni Sociali” e in Asia  i Vescovi accusano l’influenza che dall’esterno vengono esercitate sulle culture asiatiche, con nuove forme di comportamento condizionato dall’attrazione esercitata dai mezzi di comunicazione che “minacciano i valori tradizionali”.

E’ quindi il mondo occidentale a portare il peso del peccato di prepotenza, che vuole il controllo degli uomini per svuotarli dai loro valori, spingendoli ai margini di una società non più a misura d’uomo?

                                                                                    Eleonora Davide

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