GENITORI COACH

Molto più che la mera presentazione del corso Genitori Coach, che partirà il prossimo 5 febbraio, l’incontro svoltosi ieri 22 gennaio presso la libreria L’angolo delle storie in via Fosso Santa Lucia di Avellino, tenuto dalla Professional Life Coach Emma Labruna.

Partendo, infatti, da un inquadramento storico sociale del contesto in cui viviamo si è svolta la trattazione di un argomento molto delicato quale il rapporto genitori-figli.

La trattazione è pertinente, perché nell’arco di una sola generazione tale rapporto è cambiato completamente in quanto oggi i figli sono visti dai genitori come “esseri umani unici che possono affermarsi nel mondo tramite la realizzazione della propria vocazione”.

I genitori oggigiorno vivono in una frequente oscillazione che è quella tra la fiducia per i propri figli e la paura del contesto sociale in cui essi vivono. Così,da un lato, si rendono conto che non si può più esercitare l’autorità che essi stessi hanno visto nei loro genitori (per cui cercano una educazione basata sull’affetto e sulla relazione) ma dall’altro hanno paura e non accettano il modo di essere dei loro figli.

Il ruolo dei genitori diventa, quindi,  empirico essendo cambiati sia i punti di rifermento (come ad esempio la gerarchia familiare) che i supporti sociali che circondano la famiglia.

Di fronte a queste necessità si può usufruire della valida metodologia del Coaching che, grazie agli scopi che promuove, può essere di valido aiuto per affrontare e vivere il rapporto genitori – figli.

Tre punti fondamentali alla base dell’operato del Coach: autonomia, relazionalità, competenza.

L’autonomia è la capacità di vivere secondo i propri valori: si diventa dispensatori di norme e di regole.

La relazionalità è la rete intorno alle persone, la psicologia positiva ha verificato come essa sia indispensabile per una vita felice.

La competenza è la capacità di esprimere le proprie capacità nel contesto sociale.

La metodologia del Coaching segnala in questo dei passaggi:

  • stabilire chi comanda (spesso i genitori sono molto combattuti tra l’eccessiva autorità e il permissivismo); in questo caso non è tanto l’autorità ma l’autorevolezza ad essere importante.
  • La comunicazione e, in particolare, la capacità di ascolto: spesso per i genitori è più facile dire che il figlio non li ascolta piuttosto che chiedere a loro stessi quanto sono disposti ad ascoltare i propri figli. Vi sono due tipi di ascolto: l’ascolto passivo e quello attivo. L’ascolto passivo è intervenire pochissimo nel dialogo e, quindi, far parlare molto l’altro; l’ascolto attivo è quando si cerca di capire cosa c’è dietro le parole dell’altro, comprendere ciò che l’altro sta dicendo. Mi ha molto colpito a questo punto la frase: “Restituire ha un significato particolare”.
  • Infine  abbiamo le potenzialità. Cosa sono le potenzialità? Quali sono le potenzialità dei propri figli?

La psicologia positiva (siamo alla dine degli anni 1980, inizio ’90), ha identificato una serie di potenzialità utili a perseguire l’obiettivo della felicità: la felicità non è uguale per tutti ma di certo è più felice chi si dedica totalmente alla propria attività sia essa lavoro, gioco, tempo libero, famiglia. Ad esempio il bambino che gioca alla tanto “demonizzata” Play Station si sta impegnando per il raggiungimento della propria felicità, è assorto al fine di riuscire, raggiungendo l’obiettivo che il gioco gli sta ponendo.

Diversa è la felicità basata sulla vita di significato in cui spesso non si ha neanche la necessità di relazionarsi con gli altri. L’obiettivo è progettare e programmare per il futuro.

Coltivare le nostre virtù,  le nostre potenzialità ci porta alla felicità.

La psicologia positiva ha studiato le principali virtù riconosciute:

  1. Saggezza
  2. Coraggio
  3. Amore
  4. Giustizia
  5. Temperanza
  6. Trascendenza

Il metodo propone di partire sempre dai punti di forza perché grazie ad essi si riescono a migliorare i punti di debolezza.

A  questo punto dell’incontro la Coach propone alle partecipanti una piacevole sorpresa, che è quella di un questionario sulle potenzialità: le partecipanti devono dare un voto da 0 a 10 alle potenzialità che ritengono rispondenti.

Ognuno ha, quindi, riferito al gruppo i propri voti e ciò che è venuto fuori è ancora più interessante e piacevole di ciò che si era sentito fino ad allora: un bellissimo scambio tra persone che parlano si sé e si pongono domande, raccontano esperienze e si sentono anche incoraggiate a migliorare i propri voti, quindi le loro potenzialità!

Al termine dell’incontro ho salutato la Coach ponendole due domande:

D: Inizialmente riguardo il ruolo dei genitori,Lei ha parlato di come essi si sentano, da un giorno all’altro, investititi di un’autorità che spesso li spersonalizza, perché per dettare le regole lasciano indietro la propria “autenticità” di esseri umani. Ma mi chiedo: premettendo che è molto difficile essere “nel giusto” quando si educa i figli, come un genitore può dare le giuste direttive se  non si impone con sicurezza, o meglio con la certezza che esse siano esatte? Non si rischia, altrimenti, di trasmettere insicurezza ai ragazzi?

R: Può accadere, come accade ad ogni essere umano, di sbagliare. Allora dare certezze che poi si rivelano inesatte o inefficaci non contribuisce ad aumentare l’insicurezza? Il punto è che i genitori sentono la responsabilità di essere qualcosa di meglio che semplici persone, pensano di dover essere sempre all’altezza della situazione, di dover sempre amare i figli ed essere tolleranti o di doversi sacrificare e mettere da parte i propri bisogni. In tal modo, entrano in un ruolo che inevitabilmente finirà per stare stretto. Si parte dalla possibilità per i genitori di accettare se stessi come persone dotate di sentimenti sia negativi che positivi anche nei confronti dei figli. Conoscere i propri sentimenti e come possono variare a seconda delle circostanze consente di essere più “accettanti” nei confronti dei figli e verso gli altri in generale. Ci si sente più a proprio agio quando si sta con persone che non hanno idee precise e rigide su come ci si dovrebbe comportare in ogni circostanza, su cosa è giusto e cosa è sbagliato. La sicurezza deriva piuttosto dalla fiducia in se stessi cioè dal sentire di andare bene, di essere a posto per come si è, con i sentimenti positivi e quelli negativi che caratterizzano ogni persona, magari accettandoli!

D:Riguardo la capacità di ascoltare, nel caso dei bambini pensa che capacità di ascoltare possa essere anche dare attenzione al significato simbolico, come ad esempio osservare e capire gli atteggiamenti dei bambini di fronte al gruppo o di fronte a particolari situazioni?

R: Certamente sì. Restare in ascolto ed essere curiosi di conoscere i propri figli richiede di osservarli nei contesti in cui agiscono ed interagiscono. Anche lì tuttavia, vale l’allenamento all’ascolto, cioè sforzarsi di non intervenire quando vediamo che le cose non vanno esattamente come noi adulti vorremmo, contare fino a cinque, magari fino a cinquanta per vedere come se la cava. Poi riuscire magari a parlarne senza opporre le famose barriere alla comunicazione (Dirigere, ammonire, consigliare, minacciare, interpretare, investigare, ecc) Potremmo assistere all’emergere di un dialogo fondato sulle emozioni, che il ragazzo ha provato, rabbia, delusione, tristezza, ma anche allegria, gioia, affermazione, ecc,  un bel ventaglio di sentimenti a cui imparare a dare un nome.

Ringrazio Emma Labruna, e le faccio i miei complimenti per la sua competenza e positività.

In allegato il programma del corso

Maria Paola Battista

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