Giovani e talento: le potenzialità personali
La Scuola Italiana di Life & Corporate Coaching…
nasce per allenare il talento e le potenzialità di individui e organizzazioni e per contribuire, nel suo ambito, alla costruzione di un bene comune che sia gratificante per ogni membro della società civile.
Riportiamo il contributo di Emma Labruna, la quale come Professional Life Coach, ci ha raccontato la sua esperienza.
Ella ha incontrato,alla fine dello scorso anno scolastico, alcuni studenti della Scuola Secondaria Superiore con cui ha intrapreso un percorso di orientamento allo studio e al lavoro, utilizzando la metodologia del Coaching Umanistico.
Punto di partenza, scrive la Coach, gli studenti: la loro personalità, i loro interessi, i loro sogni e successivamente la presentazione dell’offerta formativa alla quale avrebbero potuto accedere (facoltà universitarie, corsi di formazione o centri per l’impiego).
Nelle domande dei ragazzi la Coach ha riscontrato l’entusiasmo, le speranze, le spavalderie, tipiche di una delle fasi dell’età in cui ci si sente divenire forti e potenti nel fisico e,nello stesso tempo,si ampliano le facoltà mentali .
Alcuni sanno già che cosa vogliono fare, anche se non ne parlano apertamente (la “clandestinità” è una caratteristica degli adolescenti). Del resto, descrivere come si vorrebbe essere tra dieci anni richiede un colloquio intimo con se stessi e un’apertura fiduciosa al coach orientatore ; si mettono in campo i propri sogni, i desideri, non sempre facili da esprimere, anche solo per pudore.
Tuttavia, anche quelli che già sanno cosa vorrebbero fare si mostrano spesso incerti: aggiungono ai loro progetti un che di fatalistico (“devo vedere, devo pensarci bene!”), come se aspettassero qualcuno dall’esterno che debba validare la bontà della scelta, in base ai parametri del futuro inserimento lavorativo, del successo professionale e finanziario prevedibile.
Alla base di questo atteggiamento c’è un modo di concepire e vivere la scuola come obbligo. I ragazzi sentono lo studio come imposto dai genitori o dagli insegnanti e quindi finiscono per demandare a questi ultimi le loro possibilità e capacità di scelta.
Si è reso necessario, quindi, mettere a confronto due concetti molto importanti, quelli che nei programmi scolastici vengono definiti meta-competenze: l’educazione alla scelta e la responsabilità personale.
L’educazione alla scelta parte dall’acquisizione della consapevolezza di come si prendono le proprie decisioni (impulso, rimando, delega, valutazione dei pro e contro ….) per verificarne i valori che ne sono alla base.
La responsabilità personale definisce i confini di ciò che è possibile ed opportuno decidere per se stessi ovvero quello che ci piace e non ci piace, i nostri sentimenti in relazione a cose e persone, i nostri bisogni di affinità o distacco .
Ma discutendo con i giovani non si può non considerare la vita in modo complessivo e cioè nei suoi aspetti di sviluppo dell’autonomia, della competenza e della relazionalità. Attraverso lavori di gruppo, questionari e brevi scritti, sono emersi i valori, le motivazioni e le differenti concezioni della felicità.
Quando si parla di felicità, lo si fa in senso eudaimonico, riferendosi cioè alla felicità che dona senso e significato alla vita. Alcuni troveranno il senso della loro concezione della felicità nell’essere: nel dialogare con se stessi per dare senso alle esperienze della propria vita in relazione ai propri valori; altri troveranno la felicità nell’amare, cioè nel coltivare le relazioni, nell’essere punti di riferimento per altri. Infine, altri ancora troveranno nel fare ciò che amano, il senso della propria esistenza.
Impariamo che ognuno a seconda dei valori (o virtù) che pone come fondamentali della sua vita possiede differenti potenzialità, che ognuno apprende secondo modalità che sono strettamente correlate alla sua particolare intelligenza e se ne contano ben sette tipologie (intelligenza logico-matematica, linguistica, cinestetica, spaziale, musicale, intrapersonale, interpersonale).
Da ciò deduciamo che in ciascuno si incrociano differenti potenzialità, interessi, motivazioni ed intelligenze. E’ in questa combinazione che si evidenzia come ciascun essere umano sia unico e pertanto singolare deve essere il suo percorso di realizzazione.
Ma le intime speranze di felicità degli adolescenti incontrano e si scontrano con ostacoli quali la paura di fallire e la sfiducia e ciò li spinge spesso a desistere ancora prima di iniziare a progettare.
La vera difficoltà che incontrano gli adolescenti oggi è proprio quella di scoprire le potenzialità e le vocazioni personali per progettare il futuro; la sfida da affrontare è, in altri termini, educare alla progettualità, cioè a fare progetti riguardanti il perseguimento di obiettivi soggettivi, liberi, intelligenti e quindi autenticamente creativi.
Una volta definito il sogno, il progetto bisogna poi costruirlo, renderlo reale; e quella è la fase in cui si va a guardare il mercato, si lima la nostra idea e la si adatta ai contesti, ma si parte sempre da quello che realmente vogliamo fare, il campo simbolico in cui vogliamo impiegare le nostre energie. La misura della corrispondenza al nostro vero sé è che si tratta di qualcosa che faremmo lo stesso anche se non pagati.
Impariamo poi che siamo responsabili delle nostre emozioni che siamo liberi di reagire in vario modo al comportamento degli altri.
Ad una identità necessitata (per l’aspetto, il luogo di nascita, la famiglia d’origine, le nostre inclinazioni naturali) sovrapponiamo una identità creativa, che trova i propri cardini nella volontà di auto superamento, nell’impegno a reinventarsi singolarmente ad uto realizzarsi attraverso l’intenzionalità, la responsabilità, la volontà, la libertà e la decisionalità.
Solo in tal senso è possibile veicolare una committenza formativa consapevole: quando il percorso è a tal punto personalizzato è spesso necessario trovare da sé persino i propri maestri.
Solo dopo aver incrociato tutti questi elementi possiamo progettare il nostro percorso di orientamento al futuro, sulla base di obiettivi che ci motivano attivando le nostre potenzialità fino a farle diventare poteri e poi magari talenti.
Affrontare le decisioni relative al futuro, protegge i giovani da una delle maggiori problematiche che si verificano nei nostri contesti formativi e lavorativi, quello per cui spesso gli studenti finiscono con l’abbandonare o nel cambiare i loro percorsi di formazione o nel fare lavori del tutto differenti da quelli per cui avevano studiato.
Al contrario un progetto per il futuro basato sull’espressione e valorizzazione delle proprie potenzialità ed intelligenze può trasformarsi in un processo di allenamento e di crescita continua dal punto di vista umano per trovare il proprio posto nel mondo e quindi contribuire alla felicità dei singoli e dell’ intera società.
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A cura di Maria Paola Battista
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