HEALTH HORIZON SCANNING

Health Horizon Scanning Per una Medicina Creativa, AA.VV.

a cura di Gerarda Leone e Bruno Zamparelli, con il contributo scientifico della Società Italiana di Health Horizon Scanning Giorgio Liguori e Francesco Pecci

tullio pironti editore, pp 159, Napoli luglio2015

 

Per comodità di studio, il libro può essere diviso in due parti: nella prima si evidenzia la necessità di lavorare in team; nella seconda si esplicita la necessità e l’uso del pensiero laterale citando alcune applicazioni straordinariamente riuscite.

 

Health Horizon Scanning ha un copertina di fondo blu con al centro un rettangolo in cui,inizialmente, colpiscono i colori multipli che lo animano. Un fondo roccioso, anche se colorato, su cui si arrampicano dei serpenti molto ben mimetizzati e in alto, tramite una strada di “pensiero laterale”, vi è un cervello con dei neuroni e delle sinapsi, una costruzione che potrebbe essere un ospedale e, infine, un cielo felice con un arcobaleno, simbolo che “il peggio è passato”. Come a dire: il cammino è irto ma tramite il pensiero laterale si può giungere a soluzione.

Tale disegno, che mi auguro, non sia stato storpiato dalla mia spiegazione, è frutto della mente geniale di Bruno Zamparelli, direttore ospedaliero, vicepresidente della SIHHS nonché curatore del libro, insieme a Gerarda Leone.

I due curatori,  hanno gentilmente accettato di commentare le mie riflessioni sul testo.

D: Rivolgo la mia prima domanda al Professore Zamparelli a cui appunto chiedo se ho interpretato bene il suo disegno e gentilmente di spiegarlo ai lettori. Inoltre, dopo aver letto il capitolo scritto dal Prof. Riccardo Dalisi (L’arte come terapia), secondo il quale il colore, come ogni forma d’arte, è espressione di ciò che si ha dentro,  vorrei sapere se questa copertina vuole essere anche un grido di allarme.

R: L’ interpretazione è giusta, qualche dubbio sulla mente geniale!  Quello della sanità è un mondo di difficile comprensione, popolato da individui (pazienti – operatori – manager – politici) che usano linguaggi diversi l’uno dall’altro, che hanno interessi diversi, qualche volta  – per assurdo – addirittura diametralmente opposti. Sembra di vivere  in un mondo popolato da animali che non hanno tra loro  alcuna affinità, con cui non ci si riesce a  confrontare e che talora presentano anche livelli di elevata pericolosità. È perciò necessario, in sanità, individuare  sistemi scientifici di dialogo e decisionali  sui quali fondare  scelte talvolta  difficili e non sempre condivisibili  sul piano etico. L’innovazione in medicina è perciò, oggi soprattutto, l’uso sapiente di sistemi gestionali innovativi : tra questi l’ Health Horizon Scanning. L’allarme cui lei fa riferimento è reale ed attuale : la mancanza di adeguate risorse (popolazione anziana, malattie croniche, possibilità di maggiori cure ma costose, richieste di salute più forti ecc.) a fronte di possibilità di cure immense creerà gravi  conflitti sociali: basti pensare  – per fare un esempio attuale – ai farmaci  in grado di curare con assoluta certezza di risultato l’epatite C che è malattia grave e spesso mortale. Curare tutti i pazienti italiani costerebbe 40 miliardi di euro ( 40.000 euro/paziente) a fronte dei complessivi 107 disponibili per la sanità. Non c’è possibilità di uscita se non selezionare i malati in base all’età, alla gravità, prediligendo,  solo per fare un esempio, i trapiantati epatici  e  quelli da trapiantare rispetto a quelli in fase avanzata della malattia e non trapiantabili.  La scelta di curare tutti i pazienti di epatite C, come sarebbe da tutti auspicabile,  sottrarrebbe risorse per la cura di altri malati quali ad esempio quelli oncologici nel presupposto che la cura di questi ultimi non sempre dà garanzia di guarigione, consentendo in molti casi soltanto una maggiore speranza di vita.

D: Non potrei presentare la SIHHS e la sua attività meglio di come fa, in modo ovviamente originale e creativo, il Dott. Giorgio Liguori nel capitolo da lui scritto(Io non ci volevo venire). Essa nasce nel 2009 ad opera di medici universitari e ospedalieri che si pongono l’obiettivo di innovare la Sanità, di renderla sostenibile producendo salute e qualità, adottando la nuova tecnologia come una vera alternativa alla realtà.

Il primo capitolo del libro è una denuncia contro l’indifferenza perché a causa degli indifferenti, cioè di coloro che non prendono decisioni, quelli che non hanno il senso di responsabilità, che gestiscono la Sanità senza competenze perché approdati lì senza la giusta passione ma, magari, con una raccomandazione che garantisse uno oggi abbiamo una Sanità malata e non una malasanità.

Chiedo, quindi, al Prof. Bruno Zamparelli se è una sanità malata, quella che non consente di curare i denti a meno che non si abbiano soldi per pagare un odontoiatra e di conseguenza un ortodontista privato?

R: La risposta sta già nelle premesse: il problema di pagare il dentista è ben poca cosa rispetto a quello che ci aspetta. Probabilmente riconoscere le cure odontoiatriche a tutti ( non come oggi che le si concede solo a particolari categorie come i disabili) potrebbe essere proprio un esempio di sanità malata perché non si riconoscerebbe l’esigenza di razionalizzare le risorse più che razionarle.

D: Inoltre, molta della malattia della Sanità è causata dall’indifferenza e dalla incapacità del personale che vi lavora. Si potrebbe dire che è causata dall’intromissione della Politica in un settore che sarebbe dovuto rimanere “incontaminato”? Cosa può migliorare la salute della Sanità: cittadini meno indifferenti, operatori più onesti? Dirigenti meno ottusi e responsabili? Qual è la sua “scaletta” di valutazione?

R: Tutti questi insieme: alla base però del cambiamento l’esigenza che la politica, quella delle clientele e della corruzione, si tiri fuori dalla gestione della sanità; che prevalga una meritocrazia non valutata politicamente; che la gente cominci a farsi sentire non chiedendo l’impossibile. C’è una forte necessità di pazienti consapevoli che non vuol dire che sappiano tutto sulla propria patologia ammaestrati dal web (spesso inaffidabile), ma che sappiano di non poter avere tutto e di dover partecipare, anche attraverso le associazioni che li rappresentano, alle scelte – anche “tragiche”- che il futuro ci riserva in sanità.

D: Andando oltre il primo capitolo mi sono imbattuta in un argomento trattato sempre più frequentemente dagli autori che ho avuto il piacere di leggere, si tratta della scuola.

Il punto di partenza è che la nostra scuola sia ormai obsoleta e inutile. Sicuramente essa deve riuscire ad insegnare quello di cui un giovane ha bisogno ma nella maggior parte dei casi non è in grado di trasmettere entusiasmo per lo studio e per qualcosa in particolare; un entusiasmo che si trasformi in passione se non addirittura in ardore. Il nostro destino è spesso legato alle persone che si incontrano nella vita e questo vale ancora di più per gli insegnanti che dovrebbero essere capace di dare entusiasmo, idee e stimoli nuovi.

D: Dott.ssa Leone, nell’ottica che vede la maestra come una ceramista che lavora della creta, quanto entrano in gioco le propensioni dell’alunno verso lo studio?

R: La scuola è ancora lontana in termini metodologici da un reale cambiamento, che si presenta lento perché sono molto radicate metodologie che non tengono il passo dell’innovazione tecnologica e non riconoscono il supporto del pensiero creativo: questo va coltivato in particolare nella scuola materna e elementare,  dove, al contrario, viene  soffocato dall’ ansia dei programmi da svolgere, e dove non si riesce a sperimentare a causa di problemi strutturali e di coordinamento didattico . La scuola-laboratorio, la scuola  come bottega implica un dinamismo ed un  sinergico contributo di quanti la compongono. Solo se si guarda all’alunno con una visione multidisciplinare dove l’acquisizione tecnologica vada di pari passo con  le esplorazioni pratiche e concrete in cui vengono valorizzati tutti tipi di intelligenza . si possono in un ottica maieutica coltivare e far crescere generazioni di individui che con le loro peculiarità daranno vita a nuovi cambiamenti generazionali in ogni campo del sapere .

D. Come scrivevo prima si fa sempre più avanti l’idea che la scuola abbia degli schemi troppo rigidi, senza alcuna affettività,senza dare all’allievo la possibilità di esprimere il suo mondo interiore. E (proprio citando le parole dell’Autrice a pag. 20), sembra la scoperta dell’acqua calda, ma il valore dell’acqua calda lo si scopre soprattutto quando fa freddo e l’acqua calda non c’è. Le chiedo: di fronte a una scuola che ha programmi ripetitivi e monotoni, l’insegnante volenteroso ha la possibilità di diventare il talent scout dei propri allievi?

R:  L’insegnante dovrebbe essere il talent scout dei propri allievi e valorizzarli ognuno nella propria diversità e insegnare loro a fare gioco di squadra ognuno con il proprio contributo.

La conclusione della Professoressa Leone è che spesso cerchiamo inutilmente eccellenze mentre non sono necessarie perché è necessario che tutti sappiano fare gioco di squadra.

Tale concetto è ripreso dal Prof. Luigi Mansi, secondo il quale la concezione del “genio” deve essere superata per dare spazio allo sviluppo dinamico della dialettica. Il genio è riconoscere anche le capacità degli altri e dare loro fiducia, creando un team che possa raggiungere risultati eccellenti. Anche perché il progresso viaggia a tale velocità che una mente sola non riesce a stargli dietro.

In medicina tale capacità sta nei medici creativi, uomini intelligenti tra i quali vi saranno individui geniali in grado di sviluppare un originale pensiero laterale.

Così, continuando a leggere anche il capitolo Beep! Beep! argomenta come non esista più la suddivisione del tempo tipica dell’economia industriale, né le compartimentazioni e la formazione diventa centrale e continua. Non si dovrebbe neanche più parlare di qualità perché oggigiorno essa dovrebbe essere più che pacifica. La simpatica e davvero perspicace similitudine in struzzi e coyote (pag 64) per esplicitare il concetto del nuovo management invita a  molto più di una riflessione perché è un vero e proprio modello “quello dello struzzo”, che se applicato potrebbe dare un nuovo impulso all’economia aziendale, basata attualmente su teorie inadeguate ai tempi. Lo struzzo è colui che lavora sempre in tempo reale, con la capacità di sfruttare le sue mille risorse con saggezza. A differenza del coyote, che progetta e attua strategie, il Road Runner pensa e vive in modo strategico. Gli struzzi, certo, in un’azienda, non sono facili da gestire perché sono svegli , intelligenti, starnazzanti e i “si” o i “no” per loro non sono risposte.

Danno grande importanza ai valori condivisi in azienda, alla dimensione etica e mettono se stessi a disposizione. Oggi esistono ancora segreti, accessi negati e filtri. Ciò non significa che non debbano esistere regole e coyote in quanto sono componenti essenziale del sistema, ma ciò che manca è la passione, il divertimento in ciò che si fa.

Aggiunge Zamparelli: “Se road runner è una risorsa, in un gruppo lo è anche il coyote per la sua tenacia nel progettare, anche se inutilmente, sempre nuove strategie di caccia. È quello che oggi si chiama con termine spesso abusato “resilienza” che, se si accompagna ad una buona intelligenza è estremamente utile nella ricerca”.

Connesso al concetto della fantasia e della creatività vi è quello delle opportunità che la vita offre: trovarsi al momento e giusto nel luogo giusto fa la differenza! Molti conoscono Alexander Fleming come l’eminente ricercatore medico che scoprì la penicillina nel 1915.

Ebbene, nel 1869 a Sepino nacque Vincenzo Tiberio che si laureò con lode in Medicina presso l’Università degli studi di Napoli. Egli notò che la famiglia presso cui viveva ad Arzano per studiare, si ammalava di gastroenterite quando il pozzo da cui attingevano acqua veniva ripulito dalla muffa verde che lo rivestiva: non appena la muffa si riformava, finivano gli episodi di gastroenterite. La sua osservazione lo spinse verso lo studio dei poteri delle muffe.

Per quasi cinque anni Tiberio compì studi e esperimenti ma purtroppo nessuno poteva credere che un po’ di muffa potesse guarire dei moribondi.

Le sue ricerche furono pubblicate in “Annali di igiene Sperimentale” ma non furono neanche tradotti.

La conclusione di questa splendida  e triste storia è che magari si sarebbero potute salvare tante vite umane e che forse la grande industria farmaceutica americana che su gettò a capofitto nella ricerca e sperimentazione della penicillina, avrebbe potuto sorgere in Campania e costituire un colosso dell’economia. Purtroppo sorge spontanea la domanda di quante persone esistano oggi come Vincenzo Tiberio.

Si allunga così, all’interno del testo, il discorso sulla gestione pratica della Sanità e si introduce il concetto del Disease Mongering. Un capitolo questo che fa riflettere molto perché in ogni suo rigo si legge amarezza, nessuna inutile polemica ma analisi.

Etimologicamente il termine Disease Mongering nasce agli inizi degli anni ’90 e voleva indicare la tendenza a trasformare piccoli disturbi in vere malattie, a creare malattie e, infine, a promuovere inutili terapie.

Oggi l’espressione indica un’operazione di marketing finalizzata all’introduzione di un farmaco già pronto per l’immissione sul mercato, attraverso una campagna pubblicitaria finalizzata all’induzione di bisogni di salute. Il campo in cui meglio agisce il Disease Mongering è quello dei vaccini. L’esempio è la pubblicazione in tutti gli organi di stampa, del 3 febbraio 2012 della notizia di come alcuni ceppi di virus dell’influenza sarebbero stati isolati quando ormai i vaccini erano già allestiti e in distribuzione. Così, per questi ceppi, anche i vaccini risultavano esposti al rischio di contagio e/o malattia (pag. 101).

Ma non solo il campo dei vaccini, tanti altri beni di consumo sono legati al Disease Mongering.

D: È molto facile cadere nella mercificazione,del resto siamo continuamente bombardati dalla pubblicità che ci fa comprare ad esempio il latte anche quando non ne avremmo bisogno. Siamo gli unici cuccioli che anche dopo lo svezzamento continuano a bere latte! Nel campo medico tutto questo si aggrava ancora di più perché i medicinali se è vero che guariscono hanno anche degli effetti collaterali gravissimi. Inoltre sono addirittura dannosi se usati inutilmente.

Come già detto, nel libro si parla dell’uso indiscriminato di vaccini e di contraffazione delle soglie per alcune patologie. Chiedo quand’è, allora, che un paziente può essere considerato reale e fino a quando sono utili i vaccini?

R: È difficile definire delle soglie diverse da quelle indicate dalla comunità scientifica che è l’unica, per le proprie competenze, a doverle definire. Il problema è comprendere quanto la comunità nel suo complesso riesca ad essere indipendente dall’industria farmaceutica che finanzia, nella quasi totalità, la ricerca mondiale. Credo che il medico, quello che si reca  al letto del paziente, a casa o in ospedale,  debba essere in grado di far funzionare la propria autonomia decisionale e “nel suo piccolo” assuma le più opportune decisioni, caso per caso.

Sui vaccini va fatto un discorso a parte. I vaccini, tutti, sono utili, sono la più grande conquista dell’umanità. Il futuro della nostra salute è nelle mani di chi fa ricerca sui vaccini, non solo quelli destinati a combattere le malattie infettive, ma anche quelli in fase di studio contro i tumori, il Parkinson, la demenza senile, l’Alzheimer. I risultati più importanti per l’umanità sono attesi proprio dallo studio sui vaccini. Il recente caso “vaccino antinfluenzale” cui si fa riferimento nel libro non mette in discussione la bontà del vaccino ma evidenzia la capacità fraudolenza delle industrie produttrici e la eventuale connivenza del sistema.

D: Qual è la prevenzione giusta? Cioè quant’è sottile la linea di confine tra la prevenzione e il Disease Mongering? 

La prevenzione, quella primaria ( stili di vita ecc) è la miglior nemica del Disease Mongering, ma ci si può insinuare: quanto è importante una alimentazione corretta ? Tantissimo, ma anche lì si può insinuare l’interesse di qualcuno; si pensi, solo per fare un esempio, all’inutilità, scientificamente provata, degli integratori alimentari, di preparati  che combattono il colesterolo e cosi via.

D: In che modo il cittadino comune può difendersi dal Disease Mongering?

R: Forse solo consultando il proprio medico di fiducia. Spesso la consultazione del web sortisce l’effetto opposto indirizzando il cittadino verso altri interessi; è noto che il web nella sua quasi totalità è gestito  da interessi economici. D’altro canto il cittadino comune non ha la competenza sufficiente per consultare e comprendere i portali scientifici medici (pubmed) che  potrebbero correttamente  orientarlo.

Proseguendo la lettura arrivo a  Chi sogna vince scritto dal Prof. Antonio Lanzotti.

Il primo rigo mi cattura: “Innovare un sistema posturale per bambini affetti da ritardo mentale non è obiettivo semplice”…

Così scopro che in Sicilia esiste un luogo chiamato Oasi nato grazie alla mente creativa di Padre Luigi Ferlauto.

Si tratta di un Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, riconosciuto anche dall’OMS come di alta specializzazione.

Inizialmente fu un ricovero per i bambini che, afflitti da gravi ritardi, vivevano segregati in casa o in istituti; poi è stato un villaggio (cioè qualcosa che cresce a piccoli pezzi), infine è diventata una città straordinariamente significativa. È un sogno di carità che esprime in fatti la cristianità.

Quando si va all’Oasi (scrive a pag. 135 l’autore), non si può fare a meno di commuoversi, almeno una volta; dalla volta successiva si incomincia a lavorare.

Come si crea una rete, come si sviluppa un sistema di lavoro e, infine, quanto è difficile progettare e realizzare strumenti che aiutino a vivere con la malattia.

Health Horizon Scanning Per una Medicina Creativa , è un testo molto interessante anzi direi “illuminante”. I suoi vari autori sono scienziati, studiosi, ingegneri, architetti e, infine, medici. Persone vere, medici che si adoperano per guarire gli ammalati, che studiano perché il sistema sanitario possa migliorare garantendo ai pazienti ciò che occorre loro per stare bene, per convivere dignitosamente con la  loro malattia.

Il libro, che aiuta a pensare, mette il lettore di fronte a problemi etici “quotidiani”, dà esempi di mente viva, creativa, analitica ma amorevole nello stesso tempo.

Vi sono denunce, denunce dure, amare che parlano di un sistema che dovrebbe essere incorruttibile, asettico da interessi economici e conti ma che, invece, non lo è a danno dei pazienti e dei medici che lo vorrebbero più efficace ed efficiente.

Esempi simpatici e originali, come quelli dei dialoghi inventati con personaggi storici, riferimenti a cartoni animati e a opere d’arte, viaggi nel passato e incontri con le proprie suggestioni fanno del libro un esempio di pensiero laterale e di mente creativa e fanno concludere che il pensiero laterale è il punto cardine per essere migliori, per schivare la linea retta della vita, per creare e realizzare un pensiero diverso.

Grazie a Gerarda Leone e a Bruno Zamparelli che, nonostante i loro impegni, hanno voluto accompagnarmi nel mondo della mente creativa.

Maria Paola Battista

 

@Riproduzione riservata 

 

 

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