IMPROVVISAZIONE – UNA RILETTURA STORICA ILLUMINANTE

Domani alle 18,00, a conclusione della Masterclass che il Maestro Leonardo Miucci sta tenendo al Conservatorio Cimarosa di Avellino sul tema dell’improvvisazione nell’ottica di un cambiamento di punto di vista su alcuni fondamentali aspetti della storia della musica, il Maestro terrà un concerto con il seguente programma su Fortepiano copia Anton Walter 1795: W. A. Mozart – Rondò in la minore, Kv. 511 (1787); Variazioni in re maggiore su un Minuetto di Jean-Pierre Duport,  Kv.  573 (1789); L. van Beethoven – Sonata in re maggiore op. 28 (1801), Allegro, Andante, Scherzo – Trio (Allegro vivace), Rondò (Allegro ma non troppo).

Già dal primo incontro i partecipanti si sono dichiarati entusiasti della presentazione di quello che promette di essere un viaggio di studio e riflessione molto importante per il loro percorso didattico. L’approccio scientifico insieme a quello artistico sono i punti di partenza da cui Miucci è partito, illustrando una visione “diversa” dell’interpretazione della giusta prassi esecutiva dei concerti per pianoforte e orchestra composti nel periodo classico. La differenza tra le composizioni di Mozart, Beethoven e il successivo Chopin, illustre rappresentante del periodo romantico, basata molto su quello che era la lettura dei testi musicali, secondo Miucci va rivista alla luce dei materiali documentali esistenti.

L’improvvisazione era una prassi consolidata e lo stesso Mozart eccelse sempre in quest’arte. Era consuetudine del compositore non lasciare, quindi, traccia negli spartiti delle annotazioni che invece risultano necessarie a chi volesse riprodurre l’esecuzione fedele di tali brani musicali. Solo frammenti di un immenso puzzle permettono di intuire che la cosiddetta “purezza” di Mozart non sia reale e che, invece, il compositore si avvicini per quantità di abbellimenti proprio a Chopin, azzerando quella differenza che, insieme ad altri fattori, avrebbe permesso di segnare un confine tra le due epoche musicali.

Fondamentale nel percorso di un tastierista, per Miucci, è sviluppare una coscienza critica per suonare in maniera storicamente informata. Due cose da tenere sempre presenti: il processo compositivo e la prassi esecutiva per comprendere cosa manca e dove il compositore ha lasciato dei suggerimenti per l’esecutore.

L’inizio dell’utilizzo delle notazioni in partitura, cioè di tutte quelle indicazioni utili a comprendere la corretta esecuzione del brano e l’arricchimento delle note, senza sottintendere nulla, sarebbero scaturiti dalla necessità di divulgare a mezzo stampa una musica utilizzabile anche dai semplici amatori, non depositari delle abitudini esecutive sottintese. Oltretutto da Mozart a Beethoven la musica diventa globalizzata e in ogni città europea del XIX secolo è possibile ritrovare spartiti delle musiche più suonate e questo ampliamento delle utenze richiede assolutamente un dettaglio maggiore in partitura.

Anche la figura dell’interprete per Miucci assume un’importanza rilevante nel raggiungimento della giusta esecuzione. “Non è lo strumento, infatti, ma l’esecutore – afferma il Maestro – che fa l’esecuzione, quindi, bisogna fare ricerche sul brano e rapportare a se stessi e allo strumento con cui si intende suonarlo”.

Le tesi di Miucci sono ampliamente supportate da materiali, documenti ed esempi pratici e catturano l’attenzione degli alunni e dei docenti che sono intervenuti per dialogare con lui, creando anche un proficuo dibattito sulle tematiche proposte. 

Eleonora Davide

@Riproduzione riservata

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.