La presentazione di Tris di Brividi e misteri

La presentazione del libro Tris di Brividi e misteri, di Gaetana Aufiero, Scuderi Editrice, ha inizio con una piacevole e emozionante sorpresa che la voce narrante della serata Marianna Rossi, propone al pubblico, eseguendo a cappella in lingua siciliana Brucia la terra, tema de Il Padrino.

Una serata all’insegna dell’arte, quella svoltasi presso la Sala Penta della Biblioteca Provinciale di Avellino, Sabato 5 dicembre.

Tale è, infatti, la presentazione di un libro se essa viene accompagnata da due musicisti, una voce narrante, un pubblico appassionato di lettura e, ovviamente, quattro relatori di grande cultura.

Già, perché tutto può diventare arte se lo si fa con passione.

Gaetana Aufiero è tutto questo: scrittrice di testi, poesie, rappresentazioni teatrali, storica, nonché organizzatrice di eventi culturali.

Con Tris di Brividi e misteri viene inaugurata la collana Storie Mediterranee, storie delle donne del Sud, di cui Gaetana Aufiero sarà curatrice.

“Un progetto ambizioso”, lo definisce l’editrice Scuderi.

Come ha sottolineato Raffaele Barbieri nel suo intervento:  “Ogni lettore trova qualcosa in un libro”, così Gennaro Miccio durante la lettura del testo, ravvisa i riferimenti ai Beni Culturali e alle Belle Arti, perché nei tre racconti è chiaro l’accenno al patrimonio artistico e culturale della Sicilia, luoghi spesso abbandonati e perciò dimenticati, soprattutto dalle Istituzioni. Dimenticanze che contribuiscono ad abbandonare le origini e  il passato, distruggendo i segni della cultura.

Oppure Gianni Festa, cultore del Mezzogiorno e convinto assertore che esso debba essere considerato una risorsa piuttosto che un ostacolo allo sviluppo, vede nel libro la storia del Sud, ne riconosce gli aspetti e trova nelle protagoniste la forza, il coraggio, l’indipendenza che le rendono pronte ad affrontare ogni ostacolo e ogni cambiamento, andando contro quella meschina cultura che vede il cambiamento come una sciagura.

Abilmente tratteggiato il passato, il lettore viene altrettanto condotto attraverso il presente, per pensare all’ignoto futuro.

Secondo  Carmencita Serino nella trilogia si esprime al meglio “la maga Gaetana”, colei che porta un po’ di magia quando c’è da scrivere. Nei suoi racconti si esalta la pazienza, la creatività delle donne, le donne del Sud, che scambiano memorie e ideologie, conflitti e ruoli.

La figura della straniera vive un percorso molto articolato per il quale il racconto prende una piega misteriosa, tale mistero continua nel secondo racconto con luoghi come le grotte per finire, nel terzo, con l’Io narrante che cerca faticosamente di prendere un po’ di spazio per raccontare se stesso prima di un’altra “invasione”.

Durante tutta la lettura, l’autrice guida e sorprende ma invia al lettore anche segnali di inquietudine.

Filo conduttore delle trilogia sono, per Carmencita Serino, le  case: quei luoghi in cui le protagoniste si muovono. Sono il posto in cui le donne trovano conforto ma sono anche delle trappole.

Raffaele Barbieri, vede come protagonista la donna nei suoi molteplici aspetti e ritrova anche le caratteristiche dell’autrice.

Per quanto riguarda I gatti delle mura antiche il  discorso va alla geoletteratura, il topos è l’Etruria, la Toscana, ma trasportato nel periodo medioevale; le rappresentazione trecentesche, le guerre tra contrade, gli animali che hanno quasi una versione umana e poi c’è la figura di una donna enigmatica, una donna matura, propensa però (e in questo sta la modernità), verso un amore più giovane. Quindi l’alone di mistero trecentesco ritorna, perché ritorna alla memoria l’aspetto della donna di corte che nell’Italia del Nord era propensa agli amori con artisti o guerrieri più giovani.

C’è anche una certa ironia di fondo che lascia nel lettore un sorriso come molti riferimenti letterari: Pirandello, Parini, Ludovico Ariosto, la letteratura greca, e viene alla ribalta una delle figure metaforiche più consuete, quella del treno, della stazione. Il treno come metafora di viaggio ma anche di fuga, il tentativo di prendere un viaggio come scoperta, voglia di evadere e soprattutto come necessità. Questa è la donna moderna che viene rappresentata in un ambiente familiare quasi come un’ambientazione teatrale.

È rappresentata un po’ quella forma narrativa cara a J.P. Sartre in cui il lettore sa che succederà qualcosa di lì a poco ma non sa cosa. La donna è inquieta e a tratti irrequieta, sente forte il dolore della famiglia ma non riesce a stare da sola. quindi un dualismo interiore, che la fa propendere alla libertà ma che sente la paura. Fa capolino anche la nostalgia nei flashback che ritornano ma la continuità del racconto è assicurata dalla memoria, assumendo così il tono del racconto storico. La nostalgia lascia presto il posto al futuro.

Infine, ci sono donne tratteggiate dal punto di vista generazionale, la nonna del Sud è come ce la ricordiamo, la nonna del Nord è una sorta di persona avanti con gli anni che vuole ancora vivere ciò che lei pensa sia la giovinezza. Ma era per tutti, nel libro, “la straniera”.

Il racconto più lungo, secondo Barbieri, può essere considerato un romanzo breve caratterizzato da intrecci,  un romanzo a struttura piramidale in cui c’è un personaggio principale e altri che gli ruotano intorno, che a volte diventa romanzo a linee trasversali in cui alcuni personaggi, pur sfiorandosi, non si incontreranno mai. Sono figure di donne differenti in un contesto patriarcale perché non c’è la donna che rappresenta l’aspetto matriarcale ma piuttosto il matrismo quindi nonne, zie e mamme quasi assenti; c’è il conflitto città-campagna mentre nei due racconti c’è un aspetto atemporale, il periodo storico, che è quello della seconda guerra mondiale, si inserisce nella letteratura di confine tra  Sicilia e Calabria  nel romanzo breve con le sue vicissitudini, le sue bruttezze e le sue sconfitte.

Gli interventi dei relatori sono inframmezzati da letture tratte dal testo e da intermezzi musicali eseguiti dai Maestri Octavian e Laura Cristea Nechita con viola e oboe mentre l’autrice, nel ringraziare i presenti, ha voluto dedicare la serata a scrittrici: Fatima Mernissi e Renata Siebert.

Infine, ma non per importanza,  un richiamo all’opera di Gennaro Vallifuoco il cui genio creativo ha saputo nella copertina del libro, ben interpretarne il contenuto.

Maria Paola Battista

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