LA SICUREZZA URBANA INDIVISIBILE di Giorgio Pighi
Le nostre città sono sicure? Quali sono gli strumenti che un amministratore ha per far sì che lo spazio cittadino tuteli tutti, salvaguardando la libertà degli individui? Ce lo spiega Giorgio Pighi già sindaco di Modena nel volume LA SICUREZZA URBANA INDIVISIBILE. Le politiche locali di prevenzione integrata (pp. 304, € 36,00, Cod. 287.45, Franco Angeli, Milano, Collana: Criminologia, ISBN 9788891708762. Pubblichiamo un breve estratto del contenuto.
La «sicurezza urbana integrata» è obiettivo e metodo di politiche orientate costituzionalmente, tese a prevenire i comportamenti indesiderabili che maturano nella quotidianità della vita delle città, mediante un sistema che articoli coerentemente gli interventi di istituzioni, soggetti pubblici e formazioni sociali che rimangono ordinati secondo funzioni, organizzazioni ed impostazioni differenti.
Il sistema, oltre a prefiggersi il superamento della scarsa omogeneità e delle spinte autoreferenziali dei diversi “attori”, deve orientare tutte le azioni funzionali allo scopo della sicurezza urbana, senza ridurla ad elenco di disvalori e criticità da sanzionare ma valorizzandola come obiettivo da raggiungere e condizione da mantenere, mediante una pluralità di strumenti indicati dalle leggi.
La prevenzione, così orientata, mira ad armonizzare l’insieme degli interventi, a superare le distanze, i differenti linguaggi e la mancanza di sedi di confronto ed a valorizzare il contributo di quanti sono chiamati a costruire una comune prevenzione. Per questo la sicurezza urbana deve rappresentare una realtà indivisibile.
La sicurezza urbana, per essere fondata costituzionalmente, comporta che la prevenzione dei rischi che la indeboliscono si realizzi nel costante equilibrio tra: i doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale (art. 2); la ragionevolezza degli interventi e la tensione a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano l’uguaglianza e la libertà ed impediscono il pieno sviluppo della persona umana (art. 3); la riserva di legge (art. 23 e 25 Cost.) e l’imparzialità della pubblica amministrazione (art. 97 Cost.).
Istituzioni e privati attenti alla responsabilità sociale perseguono obiettivi e dispongono di strumenti, in tanti settori della società, che incidono sulla sicurezza urbana e possono favorirla e condizionarla. Questa realtà frammentata richiama ciascuno – specialmente quando il comune obiettivo della sicurezza è avvertito in modo pressante – a superare i limiti degli interventi che derivano dall’impossibilità di potere assumere un ruolo specifico nel sistema e contare realmente su quanto solo altri soggetti possono fare, frustrando i benefici di una sinergia che, anche con impegno contenuto, aiuterebbe ad affrontare i problemi e superare le difficoltà.
Sono queste le basi sociali, giuridiche ed empiriche del coordinamento che devono dare fondamento alla sicurezza urbana integrata ed al vincolo che sorregge e rende dinamico ed elastico un sistema omogeneo, capace di definire obiettivi, evitare interferenze, duplicazioni e contraddizioni, condividere e praticare priorità, individuare strumenti, correggere contraddizioni ed inefficienze, approfondire fenomeni e loro caratteristiche, innovare gli approcci per le situazioni difficili da mettere a fuoco, formare competenze specifiche.
L’idoneità e la capacità di favorire il controllo sociale sono connaturate a numerose attività, funzioni ed interventi. Il coordinamento le rende esplicite e, nello stesso tempo, responsabilizza verso il comune obiettivo della sicurezza urbana, imponendo di misurare il contributo specifico in termini di efficacia nel prevenire e contenere i comportamenti indesiderabili.
Il coordinamento deve consentire di valutare i risultati conseguiti in base alle aspettative generali del sistema, senza livellarle ai diversi punti di vista e di rafforzare la legittima pretesa che tutti adempiano al proprio ruolo e diano contributi adeguati, garantendo l’efficacia complessiva e non solo specifica del loro stesso intervento. Il coordinamento deve “includere” quanto rischia di rimanere “indietro” o “diviso” nei processi che creano sicurezza.
Integrare la legislazione statale e quella regionale secondo la Costituzione (art. 117 e 118) valorizza la corresponsabilità nel coordinamento di tutti gli “attori” e libera le potenzialità inespresse della sicurezza urbana, superando l’attesa paralizzante che siano altri soggetti ad attivarsi nel proprio ambito.
Gli studi su comportamento, controllo sociale e rispetto delle regole rimarcarono, sin dagli anni sessanta del novecento (per tutti cfr. Walter Cade Reckless The crime problem, N.Y. 1967), il necessario convergere di una pluralità di contenimenti esterni ed interni (outer and inner containment) per consentire alla società, ai gruppi, alle organizzazioni ed alle comunità di garantire comportamenti che si mantengano entro i limiti di norme, regole, aspettative e valori (ivi, 475).
Per rendere indivisibile quanto è ancora, in gran parte, diviso, bisogna caratterizzare maggiormente come “attori” di un sistema le diverse istituzioni, formazioni ed articolazioni della società che governano, progettano, gestiscono ed organizzano le città, che educano e formano le persone, che si fanno carico di conflitti, tensioni e problemi sociali, che erogano ed organizzano i servizi per i cittadini.
Solo un sistema strutturato adeguatamente può mettere in atto le forti potenzialità, che oggi non riescono ad esprimersi, per renderle capaci di garantire efficacemente la sicurezza urbana e di armonizzare tutti gli strumenti di contenimento articolando il sistema in modo appropriato, senza incentrarsi unicamente sul contrasto della polizia statale e locale, del sistema punitivo e della sanzione penale, che possono meglio caratterizzarsi come ultima ratio.
Obiettivi così ambiziosi presuppongono strumenti integrati ben più incisivi del legame di “filiera” della sicurezza pubblica (2008) che recuperò la figura polverosa del Sindaco “ufficiale di governo”. Il rapporto fra politiche e funzioni di sicurezza urbana, per essere coerente con la Costituzione, deve superare la tensione a trasformare in divieto giuridico ogni regola sociale e buona prassi, valorizzando la prevenzione informale che si realizza con un’ampia gamma di strumenti di contenimento.
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