LETTA AL SENATO IN ATTESA DEL VOTO DI FIDUCIA

30-04-2013 Di seguito il discorso di Enrico Letta al Senato.

Ho registrato in queste ore eccessive aspettative su questo governo. La fiducia accordata dalla Camera ieri non vuole dire che tutto è finalmente a posto. Il programma di governo e la squadra scelta sono quelli che vi ho presentato. Ho chiesto 18 mesi per la verifica del programma non per mancanza di rispetto verso il Parlamento, che è e rimane libero, ma questo tempo è essenziale per rispondere ai bisogni del Paese…

 

Dovrò presentarmi in queste ore ai capi di governo degli altri Paesi europei e, credetemi, non sarà facile anche perché pure loro ripongono eccessive aspettative sull’azione di questo esecutivo.  

E rigurado alle aspettative: contano i provvedimenti, ma conta di più la fiducia delle persone e delle famiglie che hanno deciso di smettere di investire sull’Italia. Lo hanno fatto perché si è creato un clima che ha coinvolto anche chi non era stato colpito dalla crisi e ha smesso di investire.

Avremo dei risultati solo se da qui usciranno parole di fiducia – e non per una legge che ci faccia uscire da questa situazione – se capiremo che tutti insieme dovremo guardare avanti.

Riguardo all’Europa: nel momento peggiore della crisi è venuto fuori che il disegno di una Europa a tutto tondo, oltre la moneta, non è stato realizzato e questo ha impedito di dare risposte efficaci. Il motivo è stato la paura dei vari Stati di cedere sovranità e di risponderne ai propri elettori. Si è lavorato, quindi, solo sulla unità monetaria. Bisogna far capire alla burocrazia di Bruxelles, alle persone, agli Stati, che il nostro destino è comune, altrimenti prevarrà solo il destino di qualcuno.

Noi avremo da lavorare su tanti temi, anche i meno, apparentemente, importanti, come ad esempio il problema degli stadi che oggi si trovano nel cuore delle nostre città, con tutti i disagi e i pericoli che questo comporta.

Riguardo alla paura di mescolarsi nella grande coalizione che ho riscontrato nei vostri discorsi, vi dico: si ha paura se si pensa di avere una identità debole. Si capisce che quella adottata è una scelta obbligata per il bene del Paese. Se, però, siamo sicuri di ciò che abbiamo costruito nei nostri partiti non dobbiamo temere di confonderci. Non credo che Berlusconi non abbia coscienza dell’identità del suo partito. Il mio ha una forte identità di cui vado orgoglioso. Non dobbiamo avere timore di fronte alle politiche delle soluzioni comuni.  Lo stendardi sollevato nasconde identità deboli. Anche io avrei preferito sedere qui di fianco in un governo politico diverso. Non raccontiamo, quindi, a noi stessi favole per stare tranquilli!”.

Con questo discorso completamente a braccio, il presidente del Consiglio Enrico Letta ha invitato le forze politiche del parlamento a compattarsi senza paure intorno ai problemi che vanno affrontati con concretezza, senza evitare di scendere in questioni anche di importanza pratica, quando serve. Ha poi registrato ed apprezzato l’apertura di credito della Lega.

                                                                                                                        Eleonora Davide

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.