L’omosessualità è ancora un tabù?
E come mai ancora al giorno d’oggi c’è chi non se la sente di evidenziare il proprio orientamento sessuale? Permane una coltrina di nebbia, di non detto, un bisogno di omertà. Molti soggetti vivono serenamente la propria sessualità, altri invece necessitano di copertura. Chiediamoci se sia davvero indispensabile farsi carico di cotanta fatica sia a livello fisico che psicologico per indossare una maschera. Esistono uomini omosessuali e/o bisessuali che conducono una doppia vita per il timore e la vergogna di mostrarsi come sono realmente. Si sposano, hanno dei figli e contemporaneamente mantengono un legame con una persona dello stesso sesso, anche per molti anni. Devono farsi coprire da qualcuno costantemente, loro stessi mentono spudoratamente. Ci sono mogli ignare di avere un marito gay o bisessuale, che non sospettano che i pranzi domenicali fra famiglie, rappresentino momenti di incontro fra mariti. Questo accade anche per i cosiddetti viaggetti di lavoro. La parola “omosessualità” è stata tolta dal DSM (Manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali) nel 1973, quindi da tempo non è più reputa una patologia e nemmeno dall’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità). Tuttavia resiste un atteggiamento di condanna e pregiudizio verso l’omosessualità. La non accettazione da parte di alcune figure fondamentali nella vita quali genitori, parenti, amici, determinano forme di disagio che in alcuni casi possono spingere le persone omossessuali al suicidio. Omosessuale è un individuo che prova sentimenti d’amore e/o attrazione verso una persona dello stesso sesso. In realtà non esistono studi scientifici che chiariscano le motivazioni per le quali un individuo sia omosessuale, si conviene nel considerare l’omosessualità come una variante naturale della condotta dell’uomo. Non si ritengono responsabili nè il tipo di educazione ricevuta, né una certa rigidità educativa o al contrario il lassismo, o ancora l’eccesso di protezione o traumi subiti. Di fatto l’omosessualità è presente da sempre, la percentuale riguarda fra il 5% e il 10% della popolazione, animali compresi. L’omofobia interiorizzata si esprime mediante rabbia, ansia, stress, vergogna, verso la propria e l’altrui omosessualità provocando un forte disagio origine di alcune psicopatologie. Dagli studi sulla tematica, si evidenzia una maggiore percentuale di disturbi psicologici psichiatrici fra gay. I dati di alcune indagini dimostrano come il pregiudizio e la discriminazione nei confronti dell’omosessualità, determinino una situazione di fragilità in cui possono originarsi problemi psicologici. L’unica via è quella di operare in favore di una pacifica accettazione di se stessi laddove l’omosessualità sia causa di disagio e di conflitti. Essere sereni con se stessi è fondamentale nella vita.
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