MOLTO FORTE, INCREDIBILMENTE VICINO

Molto forte, incredibilmente vicino (titolo originale “Extremely Loud and Incredibly Close”) è un film drammatico del 2012, tratto dall’omonimo romanzo di Jonathan Safran Foer (Ogni cosa è illuminata)…

 

Protagonista della storia è un ragazzino newyorkese di nove anni, Oskar Schell, che perde il padre, a cui era molto legato, negli attentati terroristici dell’11 settembre. Tutto quello che gli resta di lui sono una misteriosa chiave, trovata nell’armadio del padre, e un cognome, Black, che porteranno il ragazzo in giro per New York cercando di scoprire cosa apre la chiave. Nel suo viaggio Oskar è accompagnato dall’enigmatico inquilino della nonna, il quale ha scelto il mutismo (si esprime solo attraverso gesti e messaggi scritti) a causa di un trauma infantile risalente alla morte dei genitori durante la seconda guerra mondiale.

Il regista della pellicola, Stephen Daldry, noto ai più per “Billy Elliot” e “The Hours”, dirige un cast di primissima scelta: Tom Hanks, nei panni del padre di Oskar morto nell’attentato alle Torri Gemelle, e Sandra Bullock, nel ruolo della madre, solo per fare qualche nome. Oskar è interpretato dal giovane Thomas Horn , vincitore di 31 mila dollari nel programma Jeopardy!, un quiz show televisivo americano di cultura generale. Il produttore Scott Rudin, che era tra il pubblico, è rimasto talmente estasiato dalla performance di Thomas da offrirgli un provino per il ruolo di Oskar. Nonostante sia molto giovane (è nato nel 1997), Thomas Horn dimostra di trovarsi già alla grande davanti alla macchina da presa, reggendo su di sé tutto il peso del film, senza avvertirne la benché minima pressione, anzi regalando agli spettatori le scene (in particolare monologhi) più emozionanti della pellicola.

Un’altra magistrale interpretazione è quella dell’attore svedese Max von Sydow, reso celebre dal ruolo del cavaliere crociato impegnato in una fatale partita a scacchi con la Morte nel capolavoro Il Settimo sigillo di Ingmar Bergman. Von Sydow interpreta qui il misterioso inquilino della nonna di Oskar  affetto da mutismo, interpretazione che gli è valsa la nomination agli Oscar come miglior attore non protagonista. L’attore svedese appare brillante, non parla mai per tutta la durata del  film ma le sue espressioni e i suoi gesti riescono ad esprimere al meglio lo stato d’animo del personaggio da lui interpretato.

Molto forte, incredibilmente vicino si inserisce all’interno del filone di film e documentari dedicati agli attentati dell’11 settembre 2001, United 93 e World Trade Center, per citarne solo alcuni. Un tema molto delicato, dunque, e che qui viene trattato da un punto di vista nuovo, quello di un bambino, incapace di comprendere il perché dell’attentato e della morte del padre avvenuta per mano di sconosciuti.

Come già anticipato, il film si fonda sulla ricerca da parte di Oskar della chiave lasciata dal padre: ricerca che è in realtà un modo di tenere ancora viva la sua memoria, il suo ricordo. E il viaggio per New York porterà il ragazzino a incontrare persone di ogni classe, religione, etnia, a conoscere le loro storie e, soprattutto, a superare le sue numerose paure, derivategli dallo shock per la perdita del genitore.

Ora, visto il cast stellare e il tema molto forte ma, nello stesso tempo, caro agli spettatori statunitensi, ci si sarebbe aspettato un gran successo di critica e di pubblico che però non si è verificato. La trama, condita di continui flashback, appare piuttosto lineare, i personaggi sono ben delineati e le interpretazioni eccezionali, mentre il vero punto debole della pellicola restano i numerosi “punti morti”, decisamente noiosi e soporiferi, che rallentano eccessivamente il ritmo della narrazione.

Francesco Medugno

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