MOZART, UN ENIGMA DA NON SVELARE

PENELOPI E SOLDATI, L’AMORE NELLE OPERE DI MOZART

Ci hanno provato in tanti, ma il mistero del genio musicale di Mozart è destinato ad alimentare ancora le fantasie di scrittori e studiosi: è e resterà un mistero. Il salisburghese che ha scritto la storia della Musica del ‘700, oltre a lasciare una voluminosa raccolta di opere che in tutte le sale da concerto del mondo vengono eseguite di continuo, ci ha consegnato un cospicuo carteggio rivolto in particolare al padre Leopold e alla sorella Nannerl. Da queste lettere storici e musicologi hanno ricostruito vita morte e miracoli di Wolfgang, eppure le pieghe più intime della sua personalità vengono continuamente analizzate alla ricerca di sordidi dettagli. Dal suo vizio di usare parole sconce e dissacranti agli apprezzamenti al posteriore della moglie alle sue scappatelle, all’affiliazione alla massoneria, non è stato risparmiato nulla al musicista. Dall’anello stregato oggetto di una monografia di Stendhal riproposto come divertissement da Maria Primerano per Pironti Editore al sesso di E Susanna non vien. Amore e sesso in Mozart di Leonetta Bentivoglio e Lidia Bramani per Feltrinelli, lo scopo è quello di catturare l’attenzione dei lettori, mentre una sit-com attualmente in onda su Sky Arte e prodotta da Amazon tira ancora una volta in ballo Mozart per raccontare le avventure di un’Orchestra Filarmonica; Mozart in the Jungle il nome della serie, ispirata alle memorie dell’oboista Blair Tindall.

Eppure cosa pensasse dell’amore e del sesso il grande musicista che fu Mozart è sotto gli occhi di tutti: nelle sue opere. Al Conservatorio Cimarosa di Avellino, il regista Giuseppe Sollazzo ha voluto raccontarlo  con Penelopi e soldati. L’amore nelle opere di Mozart all’interno della rassegna musicale “All’Ombra del Castello” proponendo un programma ampio ed esaustivo per la varietà di aspetti che i brani scelti hanno messo in luce. Ripercorriamo questo interessante viaggio attraverso le note di sala.

 

    Gli stadi dell’eros che Kierkegaard descrive nel saggio Don Giovanni. La musica di Mozart e l’eros, utilizzando le figure “mitiche” di Cherubino (Le Nozze di Figaro), di Papageno (Il flauto magico) e di Don Giovanni, testimoniano quanto alcuni personaggi mozartiani abbiano segnato la filosofia. Qui il desiderio si sveglia nel paggio, che ne avverte tutta la malinconia e la insostenibile contraddizione dolorosa che la confusione tra desiderio e possesso comporta (Voi che sapete). Questo diventa desiderio di scoprire il molteplice, un desiderio che si è svegliato ma non è ancora indirizzato, in Pagageno e che, infine, evolve nel “desiderio bramante” di Don Giovanni. 

Se analizziamo la sola Le nozze di Figaro riscontriamo una diversa declinazione dell’amore con la manifestazione di tre stadi che, da amore immaturo in Cherubino, si presenta pieno di aspettative e di fiducia nel futuro nel sentimento che lega Susanna e Figaro e diviene amore disilluso nella coppia Conte-Contessa di Almaviva, come nella cavatina di quest’ultima nel II atto, Porgi amor

Altri affetti sono presenti nelle pagine del compositore, così troviamo la solidarietà tra donne  (Contessa e Susanna) al di là della differenza di classe in Che soave zeffiretto (sempre nelle Nozze) o l’amore straziante tra padre e figlio che ne Il padre adorato (Idomeneo) viene sottolineato da un motivo sibilante dei fiati che decresce al grave con un cromatico sforzando e che accompagna la prostrazione di Idamante di fronte all’orrore mostrato dal padre che lo incontra sulla spiaggia, dopo lo sfortunato voto fatto agli dei. E ancora l’amore del timoroso don Ottavio verso la fidanzata Donna Anna, offesa da Don Giovanni, che l’uomo intende vendicare o disingannare (Dalla sua pace). Così l’amore leggero riecheggia nelle arie di Despina, che complice della “burla” di Così fan tutte, da serva snobbata diviene “maestra” d’amore per le due protagoniste (In uomini in soldati, Una donna a 15 anni). Il contraltare dell’amore prende forma nel tradimento dell’amato in Là ci darem la mano. E, proseguendo, l’amore fraterno muove Servilia nell’unica aria che Mozart le riserva nell’opera La Clemenza di Tito (S’altro che lacrime), pur svolgendo questa un ruolo chiave nello svolgimento della trama ideato da Metastasio , prima dell’adattamento di Mazzolà. La fanciulla, di fronte alla sua ritrosia, implora la segreta complice di Sesto, la perfida Vitellia, di intercedere per lui presso l’imperatore e le rinfaccia l’amore che questa dice di provare per Sesto paragonandolo a pura crudeltà.

Tuttavia, nel rispetto della sensibilità settecentesca, è l’amore tra amici al vertice della piramide degli affetti. Quello, per esempio tra Tito e Sesto nella Clemenza di Tito, struggente in Deh, per quest’istante, il rondò di Sesto (originariamente eseguito da un cantante castrato) nel secondo e ultimo atto dell’opera. L’aria in tre episodi (adagio, allegro, più allegro) si conclude con la frase sentenziosa Tanto affetto soffre un core, né si more di dolor,  sulla melodia di rondò che ne accentua l’enfasi. L’iniziale figurazione di crome puntate e di biscrome e semicrome all’acuto nei violini, si arricchisce del timbro dei bassi e delle viole dando forma al primo tema, cambiando accompagnamento sulla seconda strofa prima che la linea vocale e quella strumentale si dimezzino e l’accompagnamento riempia, sottolineando l’affanno, le pause della voce, mostrando la maestria del compositore nel rendere in musica i sentimenti.

Eleonora Davide

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