OMOFOBIA E TRANSFOBIA AL TAVOLO

PRESENTAZIONE DELL’ INDAGINE PILOTA CHE ANALIZZA IL LIVELLO DI OMO/TRANSFOBIA ALL’INTERNO DEL COMUNE DI BARI

Stamane 25 maggio, nella sala consiliare della Città metropolitana, il sindaco Antonio Decaro è intervenuto alla presentazione dei dati della prima indagine pilota che aveva l’obiettivo di rilevare il livello di omofobia e transfobia all’interno del Comune di Bari, realizzando un primo momento di approfondimento sulle politiche di contrasto alle discriminazioni legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere.

La città di Bari è la seconda in Italia, dopo Bologna, ad aver realizzato sinora questo tipo di ricerca scientifica, peraltro dando piena attuazione agli indirizzi del Tavolo tecnico LGBTQI. Proprio su indicazione delle associazioni, infatti, si è deciso di inserire tra gli obiettivi dell’Ufficio LGBTQI del Comune di Bari la promozione di indagini conoscitive finalizzate a individuare le problematiche relative alle persone LGBTQI, alle loro condizioni di vita e alla percezione sociale dell’omosessualità e della transessualità da parte della popolazione.

Il Tavolo ha ritenuto di partire con l’osservazione della realtà che riguarda i dipendenti del Comune di Bari al fine di conoscere la loro opinione nei confronti delle persone LGBTQI, verificando, e nel caso contrastando, eventuali forme discriminatorie all’interno del luogo di lavoro.

L’indagine conoscitiva è uno strumento scientifico utile ad elaborare strategie e iniziative mirate di informazione/formazione/sensibilizzazione del personale sui temi legati al contrasto all’omofobia e alla transfobia.

La ricerca è stata condotta da un gruppo di lavoro formato da Alessandro Taurino, docente di Psicologia clinica dell’Università degli Studi di Bari, Luca Quagliarella, psicologo clinico e componente equipe psicologica del Day-Hospital Disturbi Identità di Genere dell’Università degli Studi di Bari, e da  Elena Laterza, che dal 2012 al giugno 2014 ha coordinato, per l’amministrazione comunale, i lavori del Tavolo e dell’Ufficio LGBTQI in qualità di portavoce del sindaco.

Per l’elaborazione statistica dei dati il team di ricerca si è avvalso della indispensabile collaborazione di Angela Maria D’Uggento ed Ernesto Toma, docenti del  Dipartimento di Scienze economiche e metodi matematici dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”.

“Quello che presentiamo oggi è il primo frutto di un lavoro che dal 2012 il Comune di Bari sta portando avanti – ha dichiarato il sindaco Decaro -. Un lavoro per niente scontato, che necessita di grande determinazione. Per fortuna, sul suo cammino, la nostra città ha incontrato tante persone che hanno deciso di condividere parte del loro tempo e delle loro idee per donarci un contributo importante che mi auguro non si esaurisca qui oggi. Di questo devo ringraziare chi ci ha creduto prima di me, tutte le persone che compongono il gruppo di lavoro del tavolo LGBTQI che collaborano con il Comune di Bari, e che ogni giorno, attraverso le loro associazioni, collaborano con la nostra città per la difesa e la crescita dei diritti di tutte le persone, indistintamente. Il Comune di Bari è il secondo in Italia ad aver avviato un lavoro scientifico in collaborazione con l’ università e tante altre realtà del territorio per capire da dove, e soprattutto, con quali strumenti possiamo cominciare a rendere le istituzioni luoghi dei diritti e dei doveri uguali per tutti. Perché io credo questo debbano essere le istituzioni, un luogo dove tutte le persone, indipendentemente dall’orientamento o dall’identità sessuale, debbano sentirsi riconosciute e tutelate. Per questo dobbiamo partire dal metterci in discussione noi, in prima persona, piuttosto che chiedere a chi abbiamo di fronte: Chi sei? Di chi sei innamorato? Con chi vivi?. Questo questionario ci è servito per fare il punto su quanto, chi le istituzioni le rappresenta ogni giorno – dietro la propria scrivania, davanti ai banchi di una scuola, per strada – sia disponibile e pronto a guardare chi ha di fronte senza pregiudizi. Dal risultato del questionario, che ora gli esperti ci presenteranno, credo possiamo dire che ancora incida sulla percezione della diversità la mancata conoscenza. Perché, nonostante oggi anche i media tradizionali ci abbiano aiutato molto a percepire l’ omosessualità o la transessualità come aspetti di una persona che non la rendono diversa da chiunque altro, abbiamo ancora tanta strada da fare, perché  si percepiscono leggere distorsioni o paure. Io credo questo sia il dato più importante per un’amministrazione pubblica che vuole lavorare in questa direzione. Questo significa che possiamo migliorare e possiamo offrire a tutti una qualità della vita migliore se non rinunciamo a parlare, a far conoscere a tutti, grandi e bambini, quello che appartiene alla vita.. Perché tutte le forme d’amore sono parte della vita. Un questionario basta ad assicurare la tutela dei diritti? Credo di no, però credo sia un buono strumento da cui partire, e se iniziative come questa possono servire a far conoscere questa esperienza a tanti altri Comuni della città metropolitana che magari sceglieranno di mutuarla, allora avremo fatto tutti un passo avanti rendendo un servizio di civiltà al nostro Paese. Non è una banalità, perché la vita di una persona dipende anche da tutti noi. Un bambino che cresce sentendosi libero di essere quello che è, diventa un adulto felice, che vive, studia, lavora e contribuisce alla crescita di una società sana. Io questo vorrei insegnare alle mie figlie come padre, e questo mi piacerebbe trasmettere ai miei cittadini da sindaco. Perché riconoscere la libertà di ognuno significa rispettare quella di tutti”.

Ad illustrare e commentare i risultati dell’indagine è stato il dott. Quagliarella: “Dal 16 maggio al 4 giugno 2014 ai dipendenti comunali è stato somministrato un questionario che utilizza il metodo della scala Likert a cinque punti (i dipendenti hanno espresso il loro grado di accordo o disaccordo rispetto a 36 affermazioni). Il questionario era totalmente anonimo e i dati raccolti sono stati utilizzati esclusivamente per fini di ricerca. Dal giorno della pubblicazione, il questionario è rimasto on-line per un tempo di 20 giorni (13 giorni lavorativi), al termine dei quali abbiamo avviato la fase di analisi dei dati. Le variabili principali del campione sono state Sesso (61% donne 39% uomini), Età (la cui media si attesta sui 50 anni) e Scolarità (49,1 % laureati e 45,3 % diplomati).

Le 36 domande, in realtà affermazioni, hanno indagato quattro differenti aree per quanto concerne sia gay che lesbiche e transessuali: rappresentazioni omosessualità e transessualismo nel contesto lavorativo, vissuti emotivi nel rapporto con soggetti omosessuali/transessuali, rappresentazioni delle relazioni omosessuali/transessuali, rappresentazioni dei diritti omosessuali/transessuali.

Circa l’ 87% dei rispondenti non ha difficoltà a lavorare con colleghi omosessuali; questa percentuale scende al 70% quando il rapporto di lavoro si esplicita con una persona transessuale. Le percentuali restano sostanzialmente invariate rispetto alla tipologia del lavoro affidato a questi colleghi (front office – back office). Il 67% non avrebbe difficoltà ad avere un capo ufficio omosessuale (basta che sia competente), mentre è problematico averlo transessuale per il 15,5%. Il 65% non ritiene l’omosessualità una minaccia alla famiglia, mentre il transessualismo non lo è ritenuto per il solo 50%. Circa l’80% ritiene di poter essere un buon genitore se avesse un figlio omosessuale, mentre la percentuale scende al 65% nel caso di un figlio transessuale. Le stesse percentuali di rispondenti hanno assicurato di non avere preclusioni nel caso in cui i propri figli avessero insegnanti omosessuali e transessuali. L’83% dei rispondenti non ritiene l’omosessualità una malattia, mentre il 60% non ritiene la transessualità una perversione. Per il 50% dei rispondenti è auspicabile l’istituzione negli Enti locali di un Ufficio LGBTQI, mentre il 60% è d’accordo con l’iscrizione negli Elenchi anagrafici delle unioni civili anche delle persone omosessuali. Più ci si avvicina ad ambiti emotivi e relazionali, più il vissuto di omo/transfobia aumenta. E così, emerge ancora una netta superiorità nei livelli di non accettazione rispetto al transessualismo piuttosto che all’omosessualità”.

In ultimo ha preso la parola Rosa Perucci, in rappresentanza del Tavolo LGBTQI: “Questo questionario rappresenta per noi un buon punto che partenza. Sicuramente l’obiettivo più importante da raggiungere è quello di avviare un vero e proprio percorso di formazione a partire dai dirigenti e dal personale delle scuole, progetto su cui stiamo già lavorando con l’assessora Paola Romano. Siamo consapevoli che dobbiamo lavorare tanto e dobbiamo procedere a piccoli obiettivi ma non abbiamo paura di parlare di diritti uguali per tutte le persone e tutte le coppie anche sul posto di lavoro, ad esempio a tutte le coppie dovrebbe essere garantito la possibilità di richiedere permesso in caso di malattia del compagno. Domani si chiude un importante settimana in cui all’interno del cartellone di eventi “Omofobia, non a casa mia” abbiamo organizzato numerose iniziative per sensibilizzare tutti sulle tematiche contro la discriminazioni sessuali. Quest’anno per la prima volta abbiamo avuto la collaborazione dell’assessorato al Welfare del Comune di Bari guidato da Francesca Bottalico e di tutti i centri di ascolto e i centri famiglia della città”.

 La somministrazione non ha comportato oneri per il Comune, in quanto è stato scelto un sistema di compilazione on-line così come tutte le fasi di analisi sono state condotte dai vari dipartimenti dell’Università di Bari che si è rivelato un partner fondamentale.

Con la presentazione ufficiale dei dati del Questionario, si mettono a disposizione di tutta la comunità informazioni utili a impostare azioni future nel contrasto alle discriminazioni legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere, così come indicato dal Tavolo  tecnico LGBTQI che, presieduto dal sindaco, riunisce tutte le associazioni attive sul territorio cittadino.

Quello del Tavolo tecnico, con il supporto dell’Ufficio LGBTQI, è uno dei percorsi di democrazia partecipata di maggiore successo della città di Bari, nel quale i cittadini – in questo caso le associazioni – individuano e indicano all’amministrazione comunale gli indirizzi in tema di politiche LGBTQI, lavorando in sinergia con gli uffici amministrativi, con il sindaco e la giunta, per raggiungere gli obiettivi individuati in ordine di priorità.

Sono le associazioni, dunque, a “formare” e supportare l’amministrazione comunale nei diversi ambiti di intervento, mettendo a disposizione della collettività, gratuitamente, competenze, energie e contenuti.

Il Questionario è patrocinato dal Comune di Bari, dall’Ufficio LGBTQI e dal Tavolo LGBTQI del Comune di Bari, dall’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, Dipartimento di Scienze della formazione, psicologia, comunicazione e Dipartimento di Scienze economiche e metodi matematici.

 

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