Un Paese diviso in fazioni non va da nessuna parte

Nel nostro bel paese di navigatori, cantanti e poeti chissà perché ogni materia, che dovrebbe essere argomentativa, diventa divisoria, faziosa dove il termine fazioso si traduce nell’essere incline a un settarismo intransigente e intollerante. Due annose questioni attualmente sono cadute in questa trappola: il DDL Zan e la campagna dei vaccini per il Covid.

Le questioni sono delicate e meriterebbero un’attenzione di ampio respiro, in un confronto aperto, significativo, basato fondamentalmente sul buon senso, nel valutare tutti gli aspetti e indicare un’unica via comune nell’interesse di tutti. Senza entrare nel merito delle questioni, il quadro è avvilente, nell’era dei social poi l’opinione di ognuno va vituperata, assalita, denigrata, fino all’insulto alla persona. Ma, a parte i social, il vero danno in questo paese lo fanno i partiti che, a turno, sposano una fazione sostenendola con gli slogan e una dialettica violenta, con l’intento di accaparrarsi elettorato. Questa tendenza, comune a tutti i partiti, fa sì che non ci sia più un confronto parlamentare aperto sui temi come una democrazia dovrebbe pretendere. Spesso il farsi portabandiera dell’una o dell’altra fazione fa sì che ogni partito snaturi il proprio assetto ideologico e di formazione, mettendo in luce una palese incoerenza rispetto alle ragioni che hanno mosso quel movimento.

L’elettore pensante, che non si allinea al partito di appartenenza, ne è disorientato e si ritrova magari in linea con politici profondamente lontani al colore di appartenenza. La teoria del gender come la fede nella scienza e le misure green pass, che tanto accendono gli animi dei più anarchici, in realtà risponderebbero ad una visione più alta, trasversale, che tocca la cultura dell’umanità. In una visione utopica ci si dovrebbe confrontare apertamente senza tacciare l’uno come progressista l’altro come retrogrado o viceversa tenendo conto che questo sarebbe, e qui il condizionale è d’obbligo, uno stato di diritto. E invece, per portare avanti diritti, ci si aggrega a lobby che per il numero e potenza elettorale spingono e ricattano chi deve portare a frutto quelle istanze, ma senza mediazione; così per la giustizia o per la scuola si dovrebbe valutare il benessere dell’intera comunità, valutandone tutti gli aspetti, per poi legiferare o prendere decisioni in merito.

La vera rivoluzione politica starebbe nell’andare oltre le tifoserie di squadra, ce lo ha dimostrato la nostra nazionale che ha vinto gli europei proprio facendo gruppo. Giocatori provenienti da diverse società, diversi vissuti che hanno fatto squadra, hanno condiviso la passione, il gioco, il sentimento comune, senza protagonismi, ognuno al servizio del gruppo. Abbiamo perso questa possibilità di vincere insieme e la colpa non è da addurre ai social che hanno solo messo in luce ciò che tristemente esiste: manca una classe dirigente all’altezza di alzare i livelli di discussione, di sano confronto, che porterebbero ad una mediazione per scelte condivise.

Certo è un’utopia, ma bisognerebbe che ognuno di noi ci lavorasse. Confrontarsi vuol dire esprimere il proprio punto di vista senza prevaricare o voler convincere per forza l’altro, ma soprattutto ascoltare le ragioni dell’altro e magari poter pure cambiare idea. Una volta i partiti, figli dei padri costituenti, si confrontavano perché nel loro interno coesistevano nello stesso partito diverse correnti, ma alla fine la linea politica era unica; oggi al primo dissidio si esce dal gruppo e si formano partiti a sé stanti che fanno, con il loro misero seguito, l’ago della bilancia di governi precari.

Dovremmo ritornare alla Res Publica, cosa pubblica e non privata rispondente ad interessi faziosi, ma comunitari.

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About Angela Ristaldo

Angela Ristaldo, giornalista pubblicista per inseguire una passione per il giornalismo nata tra i banchi di scuola come espediente didattico privilegiato per educare i ragazzi, anche in tenera età, all'autonomia di giudizio e al senso critico. Organizza da anni un giornale scolastico che spazia tra gli interessi dei ragazzi agli stimoli circostanti che la realtà propone. Laureata in Lingue è dal 2005 insegnante di scuola primaria per scelta, credendo fortemente nella scuola come veicolo e velivolo formativo di cultura: unica arma per essere vincente in questi tempi così cangianti e difficili. Amante dell’Arte, spazia nei suoi articoli, tra le più svariate tematiche dal sociale alla scuola senza mai perdere di vista la bellezza insita in tutte le cose se la si sa osservare e valutare.