UNA DONNA, UNA STORIA

Incontro con  la storica avellinese Gaetana Aufiero 

In onore del prossimo 8 marzo, giornata in cui si celebra la Festa della Donna, ho incontrato Gaetana Aufiero: scrittrice di racconti e testi teatrali, storica e, in particolare, appassionata ricercatrice  della storia delle donne.

Il nostro incontro non è un’intervista “canonica” ma, piuttosto, una chiacchierata amichevole e variegata, ricca di curiosità e spunti di riflessione. Una storica appassionata di storia delle donne, mi sembra un buon personaggio per la suddetta celebrazione. Può insegnarci molto…

Il punto  di partenza è il ruolo fondamentale che ha avuto la storia nelle donne della sua generazione: quella del dopoguerra. Grandi cambiamenti nella vita, nell’educazione ma il più grande è stato quello della scolarizzazione. A loro, secondo Gaetana, con la scolarizzazione è stata data una chance in più rispetto alle loro mamme, occasione  che ha permesso alle donne l’autonomia di scelta e di diventare protagoniste del proprio destino.

Ricorda che al liceo gli insegnanti chiedevano a loro ragazze perché fossero andate a scuola piuttosto che rimanere a casa “ad aspettare la buona occasione”.

Per loro le sfide erano importanti.

D: Attualmente, secondo te, le donne che tipo di sfide devono affrontare?

R: Attualmente penso che ci sia un grosso riflusso, un ritorno indietro causato da anni di incultura televisiva che ha proposto dei modelli assolutamente negativi.

Intorno a noi ci sono poche eccellenze e poche sono finalizzate alla cultura.

D: Che differenza noti tra le madri di un tempo e quelle di oggi?

R: Le nostre mamme propendevano alla “femminilità”; la mia sperava che mettessi li rossetto o la gonnellina o che mettessi in mostra la vita stretta. Ma non si poteva parlare: niente cervello, niente cultura. Ai nostri figli noi abbiamo dato un’influenza diversa. Forse siamo state meno materne e più severe.

D: Come vedi il nuovo tipo di comunicazione tra i giovani e i giovanissimi?

R: Internet è uno strumento che va usato con prudenza: andare nel futuro ma con moderazione. La paura è quella di non poter selezionare. Anche la scuola è in crisi perché si sta trasformando e le trasformazioni sono necessarie ma pericolose. I giovani non hanno quel bagaglio culturale che consente di distinguere il giusto dallo sbagliato.

D: Attualmente di cosa ti stai occupando?

R: Partecipo a dei saluti storico-letterari che si tengono presso le biblioteche di tre scuole medie superiori di Avellino, in particolare San Tommaso – Ferrovia  – Rione Mazzini.

Lavoriamo con gli studenti delle terze classi che partecipano con le loro insegnanti e la bibliotecaria della scuola.

Si tengono in orario curriculare e durano un’ora e poco più. Le insegnanti mi propongono dei temi e io “dipano” le tracce storiche. In particolare abbiamo affrontato il tema della storia delle donne dalla 1a guerra mondiale, alla Resistenza con riferimento all’Irpinia. Nell’ultimo incontro ho consigliato ai ragazzi di vedere alcuni film che mostrano cosa è accaduto l’8 settembre per poi riparlarne.

D: Come mai questo argomento?

R: Vedi, noi donne nate nel dopoguerra (sembra strano) non sapevamo nulla della Shoah. Per un periodo di tempo ho insegnato a Mugnano (Av) e di quel luogo era originario Camillo Renzi, vittima del campo di sterminio di Dachan. Di lui si erano perse le tracce.

Avevo conosciuto per puro caso un’amica che a sua volta mi fece conoscere Elisa Springer di cui seppi la storia e divenni buona amica al punto che, quando veniva ad Avellino, dormiva a casa mia. Quando Elisa andò ad Aosta seppe di Camillo Renzi e contattato il Sindaco di Mugnano, che confermò le sue origini irpine, decisero di rivolgersi a me per le ricerche. Ora la scuola di Mugnano è intitolata a Camillo Renzi.

Così iniziai dal 2000 a lavorare sulla Memoria e conobbi  la Dirigente che attualmente è ad Avellino. Quindi, come vedi, la memoria, la memoria, la memoria…

Ricercare la memoria, perché una cosa è la storia delle donne, un’altra è quella degli uomini.

D: Hai notato interesse negli studenti?

R: Un buon gruppo è interessato e alcuni pongono domande pertinenti e riflessioni profonde. Ad esempio, ieri ho chiesto agli studenti secondo loro cosa pensavano gli anglo-americani dei partigiani, dovevano avere un atteggiamento di sostegno o di cautela? E uno di loro mi ha risposto che non potevano essere molto di sostegno perché avrebbero potuto costituire un intralcio alle loro idee per il dopo!

Durante il corso facciamo anche dei collegamenti con l’attualità e c’è sempre il giornale vicino a noi. Il bombardamento ad Avellino e quello in Siria oggi. Sono tutti spunti per riflessioni e approfondimenti. I ragazzi devono essere protagonisti, altrimenti si annoiano.

D: Sei spinta al recupero dei fatti storici dalla curiosità o dalla passione?

R: Dalla passione, perché la nostra voce nasce dal silenzio delle nostre madri. Noi siamo quelli che la storia ci ha fatto.

D: Quanti libri hai letto?

R: Non lo so più, un numero illimitato. In ogni angolo della mia casa ci sono libri.

D: Quindi leggi più libri insieme?

R: Si, a seconda del momento e del luogo!

D: Stai scrivendo qualcos’altro?

R: Stamattina ho appena finito di scrivere un racconto, lo avevo in mente da un anno e stamattina è arrivato il momento.

D: Hai partecipato a molti concorsi?

R: Qualcuno. Ho vinto il 1° premio a Lucca con Un trolley da sballo. È il concorso Il muro magico legato al Museo ferroviario di La Spezia.

D: Tra le tue tante attività c’è quella di organizzare eventi culturali. Come trovi la partecipazione a tali eventi?

R: A volte è numerosa, ma mi duole vedere sempre pochi giorni. Fra l’altro organizzare un evento è sempre complicato per i molti vincoli imposti: la data, i relatori e poi dopo aver organizzato tutto in anticipo scopri che ce ne sono altri tre nello stesso momento!

D: Ti piace più scrivere o leggere?

R: Leggere è la mia vita ma quando devo scrivere, devo scrivere. Scrittura, lettura, insegnamento alla terza età e agli adolescenti, la poesia del’900 perché dopo la pensione non me la sentivo proprio di fermarmi perché la mia vita è una corsa e non potevo fermarmi.

D: Ti senti realizzata?

R: Si, molto. Sono felice e mi piace tutto ciò che faccio.

D: Cosa vorresti fare? Hai un sogno nel cassetto?

R: Vorrei scrivere in maniera bella il mio libro sulla “nonnitudine”, perché è la storia del mio amore per i miei nipotini che sono ciò che di più bello ho.

Avevo avuto diverse volte l’occasione di incontrare Gaetana Aufiero e devo dire che è sempre piacevole conoscere persone che, nonostante la loro vasta cultura, fanno della semplicità e dell’affabilità un mezzo per diffonderla.

Grazie a Gaetana e buona festa delle donne a tutte.

Maria Paola Battista

@Riproduzione riservataWWWITALIA

 

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