VINITALY: una risorsa che qualifica la produzione italiana nel mondo

Si chiude il penultimo giorno di VINITALY, la più importante fiera internazionale dedicata al vino giunta alla sua 47esima edizione. La manifestazione ha fornito notevoli spunti sociali ponendosi come osservatorio degli usi e delle abitudini di una società che cambia. Sono in questa edizione, infatti, resi noti i risultati sorprendenti di un’indagine sull’uso del vino da parte di uomini e donne e si è osservato un consapevole consumo da parte del gentil sesso che riesce a valorizzare il vino nei momenti di convivialità anche meglio degli uomini…

 

Dall’indagine emerge che tra i 18 e i 25 anni il 45% degli uomini beve vino tre volte la settimana, mentre la maggior parte delle donne della stessa età (49,3%) solo una volta. Per entrambe le categorie il fine settimana è il momento in cui si concentrano i consumi (75% delle risposte), ma con le ragazze che si dedicano percentualmente di più al rito dell’aperitivo rispetto ai coetanei dell’altro sesso. Il 47,2% dei maschi, infatti, consuma più frequentemente vino in casa, mentre il 67,7% delle femmine nei ristoranti e nei locali pubblici.
Seguendo il filone della frequenza e del luogo prevalente di consumo, nella fascia di età 26-34 anni a parità di volte (tre alla settimana per il 50% in entrambi i sessi), per le donne la percentuale del fuori casa scende al 53,9% a favore del domestico che sale al 35,6%. Quest’ultimo dato cresce anche per gli uomini che arrivano al 53,2%.
Il piacere di bere vino tra le mura di casa aumenta con l’età. Lo conferma il campione tra i 35 e il 44 anni, con gli uomini che salgono al 66,2% e le donne al 52,7%, con il consumo tre volte alla settimana ancora prevalente (43,1 e 44,8%), ma in discesa a favore della frequenza quotidiana. Le signore (34,6%) conservano comunque il gusto del fuori casa e del week end, in particolare a cena e nel dopo cena (rispettivamente 79,9 e 100%) e per l’aperitivo (69,8%). In questa fascia di età, inoltre, il gentil sesso dimostra una libertà di approccio al vino superiore a quella dell’uomo, scegliendo la bottiglia da bere facendosi condizionare meno dal prezzo e stando più attenta all’abbinamento alimentare rispetto all’uomo, pur manifestando una conoscenza analoga del prodotto vino. Tra i 45 e i 54 anni la frequenza di consumo cambia, con la metà degli uomini (49,9%) che beve quotidianamente mentre, pur rimanendo prevalenti, le donne che consumano vino tre volte alla settimana (38,6%) si riducono a favore di quelle che bevono un bicchiere di vino tutti i giorni (35,5%). In questa fascia di età si accentua ulteriormente l’abitudine al consumo domestico, con percentuali rispettivamente del 73,1 e del 57,9%. La cena diventa il momento preferito per entrambe le categorie e nella stessa misura (76,3 e 76,8%).
Nella fascia 55-64 anni, la maggioranza delle donne beve tutti i giorni (56,4%), come pure quasi due terzi delle over 65 (62,5%), prevalentemente a cena (70,4% per entrambe le fasce di età) e a casa (68,5 e 78,3%). Analogo l’andamento del consumo negli uomini della stessa età, con una frequenza che sale prima al 62,5% e poi raggiunge il 75,2%.

Altro interessante dato emerso dagli studi di settore è il fatto che la collaborazione con la grande distribuzione sta di fatto facilitando il commercio e l’esportazione del vino anche utilizzando marchi commerciali creati apposta per le catene di distribuzione senza fare sconti sulla qualità, come dimostrato dal campione italiano in carica dei Sommelier dell’Associazione Italiana Sommelier, Dennis Metz, in una degustazione alla cieca. Così possiamo trovare vini marcati “Le vie dell’uva” di Selex, anziché “Cecchi” o “Al tralcio antico” di Carrefour, che daranno nuova linfa alla distribuzione del prodotto nel mondo.

Ultima novità la certificazione di compatibilità ambientale. Certificare l’impronta ambientale della produzione enologica per dare valore competitivo a una scelta di rispetto per la natura. È questo l’obiettivo del progetto V.I.V.A. Sustainable Wine, i cui primi risultati sono stati presentati dal ministro dell’ambiente Corrado Clini a Vinitaly. “Viva è un progetto forte perché voluto dalle imprese – ha spiegato Clini -, che hanno chiesto al Ministero di farne parte”. Non si tratta quindi di un’imposizione dall’alto, ma dell’esigenza manifestata dalle aziende di avere uno strumento per valutare in termini oggettivi l’impegno per ridurre l’impatto lungo tutto il ciclo produttivo, e che avrà la certificazione del Ministero dell’ambiente”.
La metodologia si basa su quattro indicatori: territorio, aria, acqua e gestione del vigneto, per determinare il consumo di territorio e della risorsa idrica, l’utilizzazione di energia, la qualità delle coltivazioni, ma anche le potenzialità migliorative del processo produttivo. Il risultato sarà certificato da un logo in etichetta, che renderà visibile il valore intrinseco del vino contenuto.

Il progetto pilota, partito nel 2011, vede la partecipazione di alcune importanti aziende (Gancia, Masi, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Chiarlo, Castello Montevibiano Vecchio, Planeta, Tasca d’Almerita e Venica&Venica). Proprio Piero Antinori ha dato voce alle imprese: “Noi imprenditori – ha detto – sentiamo la responsabilità sociale e il debito di gratitudine per la natura, di cui il vino è figlio”. Le aspettative nei confronti di questa certificazione – ha spiegato – riguardano la possibilità di avere un vantaggio commerciale, perché il mercato diventa sempre più sensibile al tema della sostenibilità, ma anche economico, perché limitare l’impatto significa anche ridurre i costi dei mezzi tecnici.

Mentre domenica, 7 aprile è stato presentato il progetto pilota sulla DAP Dichiarazione Ambientale di prodotto applicata al settore vitivinicolo. Si tratta di un progetto sperimentale di Unioncamere nazionale che coinvolge due aziende campane: Feudi di San Gregorio e l’azienda agricola Fontanavecchia. Il sistema delle Camere di Commercio sostiene la competitività delle imprese promuovendo strumenti di trasparenza per i consumatori. La DAP infatti è una carta d’identità ambientale che in etichetta fornisce informazioni tecniche relative al profilo ambientale del prodotto, permettendo il confronto tra prodotti analoghi. La DAP, già utilizzata per altri settori,  con il progetto delle Camere di Commercio si applica per la prima volta al vino consentendo un approccio completo, coinvolgendo tutti gli aspetti produttivi, dando informazioni non solo sull’emissione di anidride carbonica e utilizzo di acqua ma anche sull’utilizzo di fitofarmaci e lo smaltimento dei rifiuti, aspetti per i quali i consumatori mostrano una sensibilità crescente.

 09-04-2013

                                                                                                                  Eleonora Davide

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