La storia dell’evoluzione umana raccontata dalla Scuola Italiana di Paleoantropologia

Dal 18 al 19 Febbraio 2021 la School of Paleoanthropology di Perugia è stata la protagonista di una serie di incontri on-line e gratuiti dal titolo “Evoluzione umana, storie dell’ultimo decennio”, rivolti a specialisti del settore ma anche ad appassionati e curiosi. L’incontro è stato suddiviso in quattro appuntamenti, ognuno dei quali, presieduto da un diverso relatore.

Il Prof. Jacopo Moggi Cecchi, docente presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze, ha aperto la prima giornata di studi concentrando il proprio intervento sul tema ‘Ex Africa semper aliquid novi (nel Plio-Pleistocene)’.

Un secondo momento seminariale, è stato presieduto dal Prof. Giovanni Boschian, docente presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, il quale ha discusso del tema: ‘Dalle grotte alle impronte’.

Nella seconda giornata di studi, invece, si sono susseguiti come relatori, il Prof. Giorgio Manzi, docente presso il Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università La Sapienza di Roma e la Prof.ssa Olga Rickards, docente del Dipartimento di Biologia dell’Università Tor Vergata di Roma.

Il Prof Giorgio Manzi ha discusso del tema ‘Neanderthal e dintorni: il caso dello scheletro nella roccia’, approfondendo alcuni degli aspetti già analizzati dagli altri esperti del comitato scientifico della scuola italiana di paleoantropologia. Con l’ausilio di una serie di slides, è stato possibile seguire idealmente i percorsi battuti dall’uomo di Neanderthal, ripercorrendo in maniera affascinante le tappe che lo hanno condotto a compiere diverse migrazioni e alla nascita di incontri ravvicinati tra diverse specie di uomini preistorici.

Questo percorso di ricostruzione storica ha portato alla luce, anche per i meno esperti, la presenza sul territorio italiano di numerosi siti archeologici, capaci di testimoniare le tracce e la presenza degli uomini preistorici.

Una delle figure più affascinanti, presentate dal Prof. Giorgi, è quella dell’uomo di Altamura, un reperto fossile che è stato ritrovato da alcuni speleologi nel 1993 all’interno di una grotta ad Altamura, in Puglia. Grazie e numerosi anni di ricerche e all’utilizzo di sofisticate tecnologie è stato possibile prelevare alcuni frammenti di questo corpo, che si colloca presso la fine del Pleistocene medio (circa 130 mila anni fa).

Di questa scoperta affascina e colpisce, la particolare conservazione dello scheletro, rimasto quasi completamente intatto grazie alle particolari condizioni della grotta che lo hanno protetto da agenti alteranti come l’acqua. Altro aspetto che rende l’uomo d’Altamura unico nel suo genere, è la commistione con gli elementi che hanno caratterizzato le modificazioni della grotta in cui ha riposato. Infatti esso e in particolare modo il cranio, sembra essere riccamente adornato da una serie di escrescenze minerarie che ne sono ormai divenute parte, aspetto questo che ne ha impedito la rimozione dal luogo di ritrovamento.

Numerosi spunti di riflessione, sono venuti anche da alcune suggestioni messe in campo dalla Prof.ssa Rickards, la quale, seguendo il tema ‘Novità nel campo dell’Antropologia molecolare’, oltre a ripercorrere le modalità attraverso cui i vari uomini preistorici sarebbero venuti in contatto tra loro, ha analizzato in che modo e in quale misura, i diversi tratti del DNA neandertaliano sarebbero presenti presso le popolazioni umane moderne.

A tal proposito è stato presentato un recentissimo studio, che mettendo in comunicazione i saperi relativi agli uomini primitivi con gli sviluppi dell’attuale pandemia di Covid-19, ha mostrato che una variante localizzata sul cromosoma 12 dell’uomo moderno e presente anche nell’uomo di Neandertal, riduce del 22% il rischio di sviluppare casi gravi connessi al Covid-19.

Questa particolare variante, avrebbe aiutato l’uomo di Neandertal a sopravvivere a diverse e numerose pandemie. La ri-scoperta di questa fitta connessione con le forme di vita che hanno preceduto l’uomo moderno, anche in relazione alle attuali e complesse situazioni connesse alla pandemia, spingono a considerare in maniera più attenta e consapevole il nostro passato, anche per comprendere meglio il nostro futuro.

Indagare le tracce che il passato ci ha lasciato, non significa dunque soltanto capire e comprendere meglio le nostre origini ma anche scoprire che questo passato in parte ci protegge, perché porta in sé una memoria capace di difendere la nostra esistenza e di tenerla ancorata in maniera ostinata alla terra e alla vita.

Tutte le attività della scuola di Paleoantropologia, possono essere seguite attraverso l’accesso al sito internet di riferimento: www.paleoantropologia.it, ed è inoltre possibile, dallo stesso sito, seguire le news sulle ricerche che il comitato scientifico della scuola porta avanti in Tanzania.

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About Marianna Spaccaforno

Laureata in Scienze Filosofiche presso L’Università di Napoli “Federico II”. Ha conseguito un Master in studi Politici e di Genere presso l’Università di Roma “Roma Tre”. La sua formazione e le ricerche svolte in ambito accademico, l’hanno portata a interessarsi a tematiche connesse alla tutela dei diritti umani e ambientali. E’ impegnata in diversi progetti che si occupano di tutelare le soggettività marginalizzate. Lettrice appassionata, si definisce creativa e curiosa.