DA TRUMP A DI MAIO: LA POLITICA ATTACCA LA STAMPA
In un Venerdì di Febbraio in cui le prime pagine dei quotidiani italiani aprono con i 25 anni di Tangentopoli e la coincidenza con l’iscrizione di Tiziano Renzi nel registro degli indagati per l’inchiesta Consip, emerge – tra le tante cose – l’avversione di una parte della politica nei confornti del giornalismo (o meglio, una parte di questo).
DONALD TRUMP – Il riferimento va inevitabilmente all’uomo più potente del mondo, Donald Trump, che a margine della conferenza stampa tenuta alla East Room ha apertamente attaccato i media statunitensi colpevoli di operare nei suoi confronti un’opposizione scorretta e destabilizzante. Scorretta, perchè basata sulla diffusione di inesattezze (o, nel gergo americano, fake news); destabilizzante, perchè i legami (o presunti tali) tra il Capo della Casa Bianca e la Russia di cui parla la stampa rischiano di infondere senso di isicurezza nei cittadini d’America, già martoriati dalla costante minaccia del terrorismo e dalle crescenti frizioni sociali derivate da una situazione economica non più florida come quella di un tempo. Emblematico è anche il caso Flynn, dimissionario consigliere per la Sicurezza nazionale degli USA che invece, a detta di Trump, sarebbe stato obbligato a dimettersi. Versioni da appurare quelle del presidente, ma il guanto di sfida lanciato ai media statunitensi lascia intendere che i prossimi mesi di governo repubblicano non saranno meno infuocati di quelli già trascorsi.
LUIGI DI MAIO – Il vicepresidente della Camera sbotta contro la stampa e la televisione italiana. Lo fa dai microfoni di Radio Rai, l’emittente più nota ed autorevole del paese, per scandire a gran voce che il “movimento non ci sta”. In una vecchia intervista aveva dichiarato che molti giornalisti stessero “arricchendo la propria carriera” riportando inesattezze, e che dunque i pentastellati si sarebbero tutelati “facendo arricchire i propri avvocati” tramite querele. In realtà la questione trascende l’aspetto meramente giudiziario – a giudicare dalle parole di Di Maio – perchè la vera problematica è rappresentata da quella che il pentastellato definisce parzialità di alcune testate. “Nessun quotidiano ha aperto con l’inchiesta Consip ed il coinvolgimento di Tiziano Renzi” – ha sottolineato – ma soprattutto nessuno ha mai parlato dei nostri risultati a Roma. Si limitano a parlare di Romeo, di Marra, ma quanto di buono fatto nella Capitale non é mai stato riconosciuto dai media“.
E’ dunque una stampa faziosa quella che, per Di Maio, ha bacchettato il Movimento negli ultimi mesi per le vicende romane nonostante i risultati ottenuti dall’amminsitrazione.
In conclusione un’accusa ai governanti uscenti: “Sono stati inconcludenti. Hanno prodotto leggi che la Corte costituzionale ha bocciato. La Legge Fornero ha distrutto la vita di chi stava andando in pensione. Il Jobs Act ha speso 16 miliardi di euro per rendere ancora più precaria la nostra vita“.
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