“Donne delinquenti: Storie di streghe, eretiche, ribelli, bandite, tarantolate” di Michela Zucca
“Donne delinquenti: Storie di streghe, eretiche, ribelli, bandite, tarantolate” è un saggio scritto dalla storica e antropologa Michela Zucca e uscito per la casa editrice Tabor (2020). Il testo è un libro che rompe con la storiografia ufficiale che, insieme al cristianesimo e all’implacabile lavoro dell’Inquisizione, ha cercato di insabbiare certe figure scomode.
L’autrice attraverso l’analisi storica ma soprattutto antropologica utilizzando anche l’apporto dell’arte popolare, ci mostra tasselli di umanità femminile inedita: quella che viveva fuori, tra i boschi, che non si omologava al potere.
Questa parte oscurata del passato, gli innumerevoli tentativi di repressione e annullamento conosciuti dalle donne nel corso della storia, non è trascritta sui libri di testo e raramente diviene campo d’indagine.
In pochi sanno, ad esempio, che sulle montagne le donne hanno mantenuto per secoli una forma di dominio, certo pagando lo scotto di dover vivere esistenze in completa solitudine e in condizioni di vita durissime.
L’autrice ci conduce attraverso questi luoghi impervi, magici, vette e foreste antiche, territori dove anche nel rapporto col sacro la donna poteva contare su un prestigio notevole. Nella seconda parte del libro si approfondisce la rassegna di queste donne “resistenti”: le sacerdotesse dei Cimbi, fino alle streghe e alle figure mitiche che infestano i nostri boschi, come la Berchta della Val Venosta. Fate, matriarche, sacerdotesse, druidesse, sibille, guaritrici e le altre: donne detentrici di sapere, che conoscevano l’arte tenace della resistenza, non temevano la solitudine e l’esclusione.
La lettura del testo di Michela Zucca “Donne delinquenti” coinvolge e appassiona sin dall’inizio. È un testo denso e ricco di riflessioni interessanti che si legge tutto d’un fiato, alla ricerca del filo della memoria custodito dalle donne nel corso dei secoli, tramandato attraverso antiche storie minuziosamente raccolte dall’autrice e collegate con altre fonti. Suggestiva è la ricostruzione delle storie di vita di alcune streghe e donne “contro”, depositarie di antichi saperi, che si intrecciano con le tracce dell’antica religione animista attraverso le testimonianze raccolte tra gli abitanti delle montagne (Alpi in particolare ma anche Appennini e Pirenei).
Di grande interesse è anche il prezioso apparato iconografico che accompagna il testo e raccoglie, attraverso foto scattate dall’autrice e da suoi collaboratori del centro di ecologia alpina, testimonianze di espressioni artistiche popolari che illustrano in modo particolarmente efficace l’immaginario degli abitanti delle montagne, così profondamente legato all’antica cultura delle matriarche.
La ricerca di Zucca è ricca di suggerimenti di riflessione e di ipotesi di ricerca da approfondire. Il testo emoziona e coinvolge il lettore in modo particolare perché permette di ripensare e di interpretare secondo un’ottica di genere le origini e l’immaginario della società contemporanea.
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