La dura vita del Rugby, intervista a Paolo Fuoco

Paolo Fuoco è un astro nascente del panorama rugbista internazionale, giocatore del Parma Rugby, sta costruendo una solida carriera mattone dopo mattone, in questa intervista ci spiega in che modo.

Classe 2001 di Montoro, in provincia di Avellino, gioca a Rugby da ben dieci anni e il suo cammino è stato sempre un crescendo. L’esperienza nei club italiani, da Salerno a Colorno, lo ha portato a essere l’atleta che è adesso e ad arrivare a confrontarsi nei campi internazionali, fino alla convocazione in nazionale.

Ma andiamo con ordine, Paolo piacere di averti con noi in redazione. Partiamo dal principio: come è nata questa passione?

Beh, è nata grazie a mio padre. Come tutti i padri da piccolo mi portava a giocare a calcio. Tuttavia il mio primo istinto fu quello di raccogliere la palla con le mani e correre anziché calciarla con i piedi.

Un inizio promettente direi, mi viene in mente la leggenda di  William Webb Ellis, che si dice abbia inventato il rugby prendendo in mano la palla a una partita di football nel 1823. Ovviamente è solo una leggenda, ma l’esempio mi sembra calzante.

Sì, hai ragione, il concetto è simile. In ogni caso, quell’episodio è stato un segno del destino, da lì in poi ho continuato a portare avanti quella passione e devo dire che ho accumulato molta esperienza, nonostante i miei 21 anni ho già una buona carriera alle spalle. Ma non mi monto la testa, non guardo al passato, sono proiettato al futuro e con umiltà cercherò di migliorare.

Paolo Fuoco ha giocato nel nostro campionato per diversi club: da Salerno a Parma

Mi sembri molto determinato, sai quello che vuoi. In tal proposito, quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?

Lo sport è chiaramente il mio primo pensiero in questo momento. Tuttavia mi piacerebbe approcciarmi al cinema d’azione come attore o stuntman: è una passione che avrei sempre voluto portare avanti. Ma sempre legandola con lo sport, come un qualcosa di supplementare alla mia carriera.

Complimenti, è una bellissima aspirazione, è certamente una risposta inaspettata. Per quanto riguarda lo sport nello specifico invece?

Adesso sono molto concentrato sulla mia nuova avventura in Australia, dopo il campionato italiano ho questa nuova opportunità a Sidney, non posso ancora scendere nei dettagli. Posso solo dire che voglio raccogliere quanti più risultati possibili. È un campionato prestigioso con una grande tradizione rugbistica e competere in questo contesto può farmi fare un ulteriore passo in avanti.

Oltre a questo, non meno importante, c’è la convocazione nella nazionale bulgara. Io, essendo italiano d’adozione, ho la doppia cittadinanza, quindi ho la possibilità di avere una duplice scelta. L’Italia è il paese in cui mi sono formato, in cui ho fatto le mie esperienze sia sportive che personali. Amo la mia famiglia e il luogo in cui sono cresciuto, ma quando mi guardo allo specchio mi assale la voglia di capire e conoscere le mie origini, vorrei riscoprire la mia terra di nascita e questa convocazione può essere un modo per farlo, adesso che sento di avere la maturità per poter affrontare questa cosa.

È una motivazione molto profonda, grazie per averla condivisa con noi. Cosa mi dici del tuo percorso in Italia, quali sono stati i club in cui hai giocato?

La mia carriera è iniziata a Salerno, poi mi sono spostato a Benevento, che ha una solida tradizione in questo sport, è una realtà molto importante a livello nazionale. Questa città mi ha dato una grande opportunità, perché è stata il mio trampolino di lancio per arrivare a Colorno, che attualmente è prima in campionato. È stata l’esperienza più importante in Italia, ho lavorato in un team di professionisti che mi hanno insegnato a giocare a un altro livello. Lì ho fatto un vero salto di qualità. Poi è arrivato il Covid, che ha portato cambiamenti e incertezze, il mondo dello sport e del Rugby in particolare ne ha sofferto enormemente. Così sono andato a giocare nel Civitavecchia Rugby, poi nell’Highlanders Rugby di Formigine e successivamente al Parma Rugby con cui ho appena concluso il rapporto lavorativo. Ora che ho accumulato tutte queste esperienze mi rendo conto che il Rugby in Italia è cresciuto molto e, nonostante le difficoltà, sta migliorando. Però ho bisogno di fare esperienza all’estero per crescere ancora di più e aprirmi a nuovi orizzonti. Per questo motivo ho scelto di andare in Australia, uno dei paesi in cui questo sport è ai massimi livelli.

Nella tua vita sport non è sinonimo esclusivamente di Rugby, ti cimenti anche nell’atletica, giusto?

Sì, mi alleno nella 100 metri piani, il mio record personale è di 10’’96.

Beh complimenti, sei decisamente veloce, di certo ti tornerà utile sul campo da gioco. Andando avanti, nella tua carriera immagino che ci siano delle persone che ti hanno aiutato a crescere, che ti hanno sostenuto in questa impresa.

Certamente, potrei parlarti di manager o di amici che mi hanno sostenuto, dei fan e tifosi che mi seguono sempre e che ringrazio con tutto il cuore. Ma, in realtà, quelli che mi sento di ringraziare pubblicamente sono i miei cari. Mio padre, mia madre, i miei fratelli. Sono loro che mi hanno sempre sostenuto fin dall’inizio. Senza il loro appoggio tutto questo non sarebbe stato possibile. Dovendo, poi, citare delle persone molto importanti nell’ambito sportivo, ti dico Samuele Pace, l’allenatore del Rugby Colorno, che mi ha insegnato tanto e mi ha fatto crescere, oppure Flavio Tripodi, il pilone della stessa squadra. Queste persone mi indirizzato sulla giusta strada.

Vivere della propria passione credo sia uno dei traguardi più importanti per una persona. Tuttavia come affronti questa sfida giorno per giorno?

Sicuramente nel Rugby non girano gli stessi soldi del Calcio, ma giocato ad alti livelli regala tante soddisfazioni e permette di poter vivere di questo. Ovviamente non è facile, il mondo dello sport è pieno di insidie e di persone che ti ostacolano. Quando mi trovo in situazioni spiacevoli utilizzo il loro odio come spinta a fare sempre di più. Oltre a questo, nello sport non basta la forza fisica, ci vuole tanta volontà d’animo per reggere lo stress. Conosco molti sportivi con grandi qualità che non hanno avuto la forza interiore per riuscire ad andare avanti.

Domanda più tecnica. Quale è il tuo ruolo sul campo di gioco?

Sono un tre quarti, posso giocare sia come centro che ala, a seconda delle situazioni e della formazione. Quindi posso ricoprire il centro con il numero 12 o 13 e l’ala con il 11 o il 14.

C’è qualche episodio legato al Rugby che porti nel cuore?

Sì, ero piccolo e avevo scoperto da poco l’amore per il Rugby, era il 2012, sul campo del Salerno Rugby. Chiesi ingenuamente a mio padre: “Papà, ma quando arrivo in nazionale?”. Avevo già un obiettivo chiaro in mente, ma non avevo idea dei sacrifici e dell’impegno che separavano quella volontà dalla sua realizzazione.

Ultima domanda per concludere. Cosa provi prima di una partita, prima del fischio d’inizio, o per meglio dire, prima del calcio d’invio?

All’inizio, quando ero più giovane, tanta ansia. E non solo poco prima della partita ma anche due giorni prima, avevo difficoltà a dormire perfino. Poi, dopo l’esperienza di Colorno, ho cominciato a giocare in maniera più professionale e quest’ansia è svanita. Adesso quello che provo è più una tensione dovuta alla concentrazione, come è normale che sia. Ormai affronto la partita con serenità, perché confido nelle mie capacità e nelle abilità acquisite in allenamento. Tuttavia, perché ci sia serenità, è importante avere compagni di squadra di cui poterti fidare e che a loro volta non cedano alle emozioni. È fondamentale per il clima di una partita.

Grazie mille per queste risposte sincere e aperte. È raro trovare in ambito sportivo una persona disposta a esternare le proprie emozioni e i propri obiettivi in modo così limpido. Che questa intervista possa essere utile anche ad altri giovani che vogliono intraprendere un percorso sportivo, che possa essere l’ennesima prova che il sacrificio e l’impegno ripagano sempre in un modo o nell’altro.

Grazie a te e a tutta la redazione, è stato un piacere partecipare a questa intervista!

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About Flavio Uccello

Giornalista pubblicista, è stato consulente assicurativo e finanziario, oggi si occupa di automotive. Oltre a trattare argomenti di natura socioeconomica, ha una smodata passione per i motori e il motorsport di cui scrive diffusamente nelle nostre rubriche. Ama leggere ed è molto curioso. Ha una gran voglia di comunicare con il mondo.