Proseguono gli scavi al Castello di Monteforte Irpino. Tra scoperte e polemiche, le parole dell’assessore Tomeo
Entro nel Castello di Monteforte (AV) che mostra ormai il suo scheletro ma rivela, nonostante questa nudità, la funzione che svolse nei secoli scorsi. La torre ovest, ormai dirupata, appare imponente e si staglia sullo sfondo azzurro come il dito di un giudice sollevato verso il cielo. La visione poetica del castello di Monteforte Irpino però deve lasciare spazio alla realtà e, grazie al cantiere di scavo aperto questo mese e alla collaborazione tra il Comune guidato da Costantino Giordano e l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, questa mi sembra beneaugurante.
Il maniero, abbandonato da anni di disinteresse pubblico, è stato finalmente oggetto di attenzione da parte dell’assessore Carmine Tomeo, architetto e delegato all’urbanistica, lavori pubblici, fondi europei e rigenerazione urbana che, con la squadra del sindaco, ha acceduto ai finanziamenti che hanno consentito oggi di porre mano al monumento. Si tratta di 850mila euro che serviranno a mettere in sicurezza il Castello e a recuperare con un parziale restauro il lato più sofferente della struttura. Gli chiedo di spiegarmi come hanno fatto e in cosa consiste il progetto.
«Vede, in effetti abbiamo intercettato una serie di finanziamenti legati al tema della sicurezza e di questi sei finanziamenti che ammontano a cinque-milioni-duecento e passa euro, cinque riguardano le sistemazioni idrauliche e uno il castello. Il Ministero mi chiese conto del Castello e allegai tutte e dichiarazioni attestanti lo stato dell’area e la presenza di manifestazioni che vi si svolgono durante l’anno, sottolineando la necessità di metterlo in sicurezza. Ottenuto il finanziamento, sono andato a vedere cosa era stato fatto finora e mi sono imbattuto in un progetto dichiarato esecutivo ma che di fatto è a mala pena un preliminare, frutto della precedente amministrazione, che prevedeva: la ricostruzione della torre angioina; il riempimento totale dell’invaso con tonnellate di metri cubi di ghiaia con una copertura di moduli in plastica a nido d’ape, meglio definita green park, la stessa utilizzata per le aree di parcheggio auto, fino a “seppellire” i vari ambienti all’interno del maniero; la costruzione di muri di cemento all’esterno e di un ingombrate blocco bagni dal lato strada, così per farla semplice. Tutto senza tenere conto minimamente della conservazione del sito storico e delle proporzioni che vogliono la torre tronco-conica anziché cilindrica, come la si voleva ricostruire. Insomma, sono rimasto basito e mi sono detto “Meno male che non sono riusciti ad accedere ai finanziamenti”. Non sa quanti danni può fare un politico in questo campo.»
Capisco il problema, soprattutto perché la stampa locale aveva riportato le parole del precedente sindaco che affermava che l’attuale amministrazione aveva copiato il suo progetto. Mi rendo conto dello sconcerto dell’assessore Tomeo quando, chiedendo di vedere, per curiosità, entrambi i progetti, li vedo con i miei occhi.
Chiedo, quindi al mio interlocutore di descrivermi il suo di progetto, senza più pensare ai battibecchi politici. E gentilmente me lo illustra.
«Per analizzare lo stato dell’area del castello abbiamo incaricato l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli che ci ha fornito il Know-how e i droni per il rilevamento e le foto dall’alto che ci hanno permesso, attraverso l’elaborazione di mappe in 3D, di evidenziare criticità invisibili ad occhio nudo. Da questo contatto è nata l’idea di stringere una convenzione con l’ateneo che oggi ci ha permesso, previa autorizzazione della Soprintendenza SABAP Salerno ed Avellino, di avviare una campagna di scavo archeologica con gli studenti dell’Università (Federica D’Angelo, Virginia Daniele, Giuseppe Esposito, Giuseppe Russo, Manuel Frallicciardi, Brunella Amelio, Mariano Prodomo. Nicodemo Abate, Francesca D’Amico, Elisa Amato, Matteo Cavina). Sono state quattro settimane fruttuose a quanto mi riferisce la responsabile dello scavo, la dottoressa Alessia Frisetti, che hanno sollevato una serie di interessanti interrogativi cui si spera di dare risposta dopo che saranno analizzati i reperti e le strutture messe a nudo dallo scavo. Risposte che getteranno luce sulla storia del Castello e del nostro paese. Il progetto vero e proprio è stato realizzato da una squadra scelta di professionisti con comprovata competenza in materia e partendo da presupposti progettuali diametralmente opposti a quelli che avevano ispirato il precedente progetto, tenendo cioè in primo piano la conservazione del bene storico e la vocazione culturale del luogo. Per la realizzazione del progetto, come accennavo prima, sono stati condotti studi e sondaggi per valutare gli interventi da attuare. Con questo finanziamento sarà possibile intervenire solo sul settore nord-ovest del castello, mentre eventuali avanzi di spesa saranno investiti per completare l’opera. Intendiamo comunque proseguire, con successivi finanziamenti poi per realizzare un’area fruibile per i visitatori e per manifestazioni che è possibile inquadrare in questa cornice. Non credo si possa prescindere dallo studio che stiamo facendo però.»
Chiedo quando cominceranno i lavori.
«A giorni arriverà la ditta, inizieranno la prossima settimana e il cantiere resterà aperto per un anno».
Non mi resta che augurare buon lavoro a tutti, rivolgendo un arrivederci ai ragazzi e alla direttrice dello scavo, sperando che tornino in primavera per continuare le ricerche.
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È possibile seguire gli aggiornamenti dei lavori sulla pagina ufficiale Facebook del Comune di Monteforte Irpino
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