Santa Pasqua senza guerra?

“Sei proprio una Pasqua!” Quante volte lo abbiamo detto per indicare che una persona è tanto felice, sprizza gioia da tutti i pori. Sì, la Santa Pasqua è la festa della Risurrezione, cioè del ritorno alla vita, del cambiamento in senso positivo, della ritrovata umanità. E tutti abbiamo bisogno di risorgere, chi più chi meno, ad una vita più serena e più pacifica, più gioiosa e meno angosciante. Il difficile periodo pandemico del COVID, tanto frustrante e letale, ci aveva gettati nello sconforto per le gravi conseguenze sulla nostra salute e su quelle morali, religiose ed economiche. E, mentre si vedeva già la luce alla fine del tunnel, ecco scatenarsi un’altra disgrazia: la guerra. Una vergognosa e distruttiva guerra tra Russia e Ucraina che giorno dopo giorno miete vittime innocenti. Un paese aggressore e uno aggredito che ancora dopo più di 50 giorni di ostilità non trovano una via per la pace. Una pace che la loro gente e anche il mondo agogna con tanta speranza.  

Questo è il nostro augurio pasquale: che tacciano le armi e sia pace tra i popoli; che i cuori di tutti gli uomini si aprano all’amore fraterno. Una risurrezione dell’uomo e dei suoi valori eterni!  Per i Cristiani, ancor più, è la manifestazione della potenza divina che dà senso al proprio credo religioso. Senza la Risurrezione il Cristiano poggerebbe la sua fede in un uomo, chiamato Gesù, che con giusto o ingiusto processo fu crocifisso. Ma quell’uomo, invece, è risorto! Gesù Cristo ha sconfitto la morte, affermando la sua divinità. E Pasqua vuol dire gioia per questa affermazione. Vuol dire festeggiare una nuova realtà che trascende la finitezza dell’uomo e gli spalanca la strada per la dimensione eterna. Questa Santa Pasqua, però, non è per tutti una festa della gioia e dell’amore. 

C’è un popolo che vive indicibile e orrende sofferenze a causa di un uomo, lo zar Putin, presidente della Russia, assetato di potere, che ha invaso una terra libera e sovrana, l’Ucraina, distruggendo città, uccidendo, commettendo genocidi e crimini di guerra sulla popolazione indifesa e inerme. In questi giorni nei nostri occhi e nella nostra mente si sono fissate le immagini scioccanti dei morti in strada del sobborgo di Bucha, nel nord ovest di Kiev: “donne e bambini stuprati e violentati, uccisi, torturati, legati mani e piedi dietro la schiena con degli stracci, sparati a freddo nei loro letti mentre dormivano, colpiti con proiettili alla nuca o alle tempie, schiacciati dai tank lungo le strade, bruciati. Anziani trucidati nelle case di riposo, cadaveri ammassati lungo i marciapiedi, o in fosse comuni sparse per la città. A Bucha, si è consumata una delle più grandi tragedie del nostro tempo”. E non c’è solo Bucha: ci sono anche Irpin, Hostomel, Mariupol, ma Bucha rappresenta senza dubbio il punto di non ritorno. L’Ucraina ha accusato le truppe russe di un “massacro deliberato”. In questa guerra, senza senso, Putin non è mosso solo da mire espansionistiche, ma, come l’evidenza delle immagini dimostra, vuole eliminare ogni cittadino ucraino che non si senta russo. In questa immane tragedia, donne e bambini sono gli anelli più deboli e i più colpiti dalle bombe e dalle armi russe. Chi ha potuto e voluto ha preso la via dell’esodo; esodo che già conta oltre 4 milioni di profughi. In tutto questo mare di doloroso vivere, la Pasqua non ha significato se non si fa concreta la speranza di far tacere le armi e di intavolare vere e proprie trattative di pace. È inutile qui stigmatizzare quanti interessi materiali ci siano in gioco e come tutte le nazioni del mondo, pur con la puzza sotto il naso, facciano valere egocentricamente più i propri interessi nazionali che essere unite nella ricerca della pace. Noi speriamo che con questa Santa Pasqua, dal Cremlino possa volare alla volta di Kiev una colomba recante il ramoscello di ulivo. Proprio come la colomba dell’arca di Noé. Questo sarebbe il segno del cambiamento. Il segno della risurrezione dell’umanità, la metànoia dei credenti e degli pseudo atei, il passaggio dal mare tempestoso della guerra alla calma di un mare di pace che non indebolisce alcuno, ma lo fortifica ricordandogli che i valori universali dell’uomo e la sua “potenza” si fondano sulla pace, sulla fratellanza e sulla solidarietà. Per questo fine gli auguri che rivolgiamo a tutti, ma in special modo agli Ucraini che sono stati feriti nel fisico e nell’animo che quanto prima possano godere della loro libertà in pace, ma anche a quei russi che aborrano la guerra e l’inciviltà auguriamo di risorgere, come Gesù Cristo, dal sepolcro della paura e della non curanza e di essere forieri di pace. Chissà che il giorno di Pasqua tutte le campane del mondo non suonino per annunciare la fine della guerra e della morte. Sarebbe il risveglio a nuova vita per Ucraini e Russi e per l’intera umanità. Noi lo speriamo! AUGURI!                               

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About Carmine Leo

Dopo gli studi filosofici e teologici a Roma, è stato docente di religione in diversi Istituti superiori di Napoli e provincia. Giornalista pubblicista, ha pubblicato alcuni libri ed è socio fondatore dell'Associazione Nazionale Operatori della Comunicazione ANOC, con la quale promulga negli istituti scolastici di ogni ordine e grado tecniche e lingueggi della comunicazione, tra cui il giornalismo quale mezzo didattico cognitivo. Dirige Lo Squillo, giornale scolastico pluripremiato.