SE IL FUTURO DELLA POLITICA E’ LEGATO ALLA SENTENZA DELLA CORTE
La politica italiana resta appesa a un filo. A poche settimane dalle dimissioni di Matteo Renzi e dall’insediamento del governo Gentiloni, i partiti di maggioranza ed opposizione affidano il proprio futuro alla Suprema Corte, chiamata domani ad esprimersi su un tema caldo come quello della conformità costituzionale della legge elettorale.
L’Italicum, approvato nel 2015, sarà sottoposto al vaglio della costituzionalità per una serie di punti di non facile interpretazione, tra cui spicca il tanto discusso premio di maggioranza. Il sistema maggioritario prevede infatti l’attribuzione di 340 seggi alla lista che ottenga almeno il 40 per cento dei voti validi, al fine di garantire compattezza e governabilità. Per evitare la frammentazione delle preferenze, invece, il testo contempla anche una soglia di sbarramento del 3 per cento, anch’essa al vaglio della Consulta.
Insomma, i punti d’ombra della legge elettorale pongono in essere una serie di problematiche da cui tutto il sistema politico italiano non può inevitabilmente prescindere: in una recente intervista Silvio Berlusconi – leader di Forza Italia che non ha mai celato il desiderio di tornare in campo alla guida del centrodestra (a patto che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo glielo consenta) – ha apertamente sponsorizzato un governo di larghe intese, qualora nessuna coalizione dovesse riuscire a raggiungere una maggioranza del 50 per cento in Parlamento (fattispecie tutt’altro che remota).
Rimane sulle spine anche Matteo Salvini, che da diverso tempo invoca elezioni anticipate – probabilmente a primavera – qualunque sia l’esito della pronuncia della Consulta. Per il leader della Lega Nord, infatti, la vera priorità rimane quella di guadagnare terreno ai danni dei dem e cavalcare l’onda di entusiasmo che ha travolto parte del centrodestra dopo le dimissioni anticipate del governo Renzi, bocciato anzitempo dagli italiani dopo l’esito del quesito referendario del 4 dicembre.
INTESE ED ALLEANZE: COME CAMBIA L’ITALIA? – Il futuro della politica italiana passa inevitabilmente dal canale delle alleanze. Il governo di larghe intese rilanciato da Forza Italia potrebbe fare da scudo ad un’eventuale ingresso della Lega, nemica giurata di Renzi e del Pd (Salvini non perde occasione per attaccare l’omonimo toscano ex sindaco di Firenze) e notoriamente avversa a NCD di Angelino Alfano.
D’altro canto, le recenti divergenze in campo europeo tra Lega e M5S – con Grillo che abbozza il benservito agli euroscettici e poi fa ritorno all’ovile dopo il secco “no” dei liberal-democratici di Alde – avrebbe raffreddato il riavvicinamento tra il segretario del Carroccio e il direttorio dei pentastellati, creando una spaccatura apparentemente irrisanabile.
RAGIONI DELLA CONSULTA: BISOGNA ATTENDERE ALTRI 40 GIORNI – Chi sperava che il 24 gennaio fosse il termine ultimo per la pronuncia della Suprema Corte, dovrà stringere i denti ancora un po’ e aspettare che i tempi tecnici facciano il loro corso. Secondo il tradizionale iter, infatti, prima che la Consulta riveli le motivazioni della sentenza potrebbero trascorrere almeno altri 40 giorni.
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