Siamo fatti solo di istintività?

Troppo spesso ci ritroviamo a fare i conti con la realtà dura che si prospetta davanti a noi. Il lavoro, la città, i figli, i soldi, i rapporti umani. Molto spesso uno scoramento prende la meglio su una voglia di vivere che viene sommersa da pensieri, problemi, ansie; come se la giornata non fosse un’occasione da sfruttare per essere felici ma un insieme di pesi da sopportare per tirare avanti. La mattina non è sempre chiaro il perché uno si svegli; meccanicamente partiamo senza avere un pensiero chiaro su cosa fare, neanche su un desiderio minimo di partecipazione all’Essere. Ci si proietta nella giornata lasciando che il tempo, le occasioni, i rapporti, si svolgano per loro conto davanti ai nostri occhi per trovare in noi una forma di risposta, il più delle volte, istintiva. In questo modo la vita passa contraddicendo anche la personalità, la storia che ognuno porta con sé come tradizione. Reazioni, istintività legate allo stress o al disagio, debolezza di fronte alle emozioni prive quindi di coerenza, costanza, linearità, storia, tradizione, passato.

E allora come si fa a sussistere? Come si fa a resistere? Come si fa a contrastare questa forma di influenza che condiziona il nostro vivere quotidiano? Dove trovo la mia consistenza? Come lasciare che venga fuori semplicemente un io? Il mio io? È vero che tutti soffriamo di una incapacità strutturale a tenere vivo un fuoco acceso di desiderio, di domanda. E più pensiamo che rimanga acceso da solo e più vediamo che tende a smorzarsi, a coprirsi di cenere. Anche San Paolo, richiamando il suo discepolo Timoteo, dice di non scandalizzarsi se sente venir meno, nell’usura dei giorni, quella passione che all’inizio sembrava non dovesse mai cessare. “Non stupirti di essere così. Quello che puoi fare è ricominciare ogni giorno a ravvivarlo, a ravvivarlo in te, in te per primo, ed è questo che lo ravviverà anche nelle persone a te vicine …”

Solo una ripresa della consapevolezza, dell’autocoscienza porta a una solidità della persona. Non essere in balìa delle occasioni deriva solo da una continua presa di coscienza di ciò che uno è, di ciò che uno ha, della realtà che gli è stata data, del bene che è stato fatto per lui. Consapevolezza della totalità della persona nella sua integrità. Avere presente questo in una giornata, certo non sempre facile e immediato (almeno per me è difficilissimo), rende la propria realtà più lieta. La rincorsa verso amici che ti sostengono in questa lotta è da cercare, desiderare. La parzialità della nostra vita, la frammentazione dei nostri desideri, non aver chiaro un destino, un fine rende tutto figlio di istintività, di reattività. Cogliere l’attimo o cogliere la vita intera? Questo è il tremendo lavoro sulla libertà che ognuno svolge ogni mattina. Troppo spesso vedo il meglio e faccio il peggio. La dimenticanza, la trascuratezza portano alla remissività. Poi, il valore della vita, inesorabilmente, perde piede; la normale routine della giornata, l’occupazione per le cose da fare (sacrosante) trascina la giornata, i mesi, gli anni in una scontatezza senza fine. Ma in tutto questo io ci sono? Io ci sono stato? Io dove sono? Seguire una vita, una storia, ciò che uno ha incontrato di bello, di caratterizzante, di formativo. Occorre una fedele sequela, un riconoscimento nella propria vita di una presenza eccezionale che c’entra con il destino, che continuamente ci affascina, ci attira, che corrisponde al cuore. Solo questo? Certo, considerando come certi giovani gettano la propria vita e quella altrui senza alcun rimorso come è accaduto con i quattro balordi di Roma dove, loro e i pessimi genitori che si ritrovano, hanno giustificato l’incidente in cui ha perso la vita un bimbo di cinque anni, come una semplice bravata. Allo stesso modo la signora Tramontano, uccisa e poi bruciata con un figlio in grembo. Viene da pensare che urge un passaggio, occorre desiderare un abbraccio misericordioso e un lavoro più vero a partire da noi oggi, ora. Urge un uomo cosciente del fatto che siamo fatti, tutti, per un disegno più vero, più buono; siamo fatti per una giustizia, per essere giusti, aggiustati.

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About Innocenzo Calzone

Giornalista pubblicista, architetto e insegnante di Arte e Immagine nella scuola Secondaria di I grado, è caporedattore di un giornale d'Istituto con ragazzi della scuola Primaria e Secondaria. Appassionato di calcio, arte e musica, vive a Napoli. Ha pubblicato diversi articoli in riviste di architettura e in ambito educativo-scolastico.