UE, TAJANI CONTRO MOSCOVICI: “NON PARLA A NOME DELL’EUROPA”
L’Unione Europea può intromettersi, tramite esternazioni di carattere pubblico ed evidentemente faziose, nella campagna elettorale italiana? E’ questo il quesito che tiene banco nelle ultime ore tra Roma e Bruxelles, e che ha ancora una volta lasciato emergere dissapori e vedute tutt’altro che comuni tra i leader dell’UE e il fronte antieuropeista italiano.
Nello specifico, il Commissario Europeo Pierre Moscovici aveva frettolosamente etichettato come “rischio politico” la proposta lanciata dal Movimento Cinque Stelle, intenzionato a sfondare il famigerato 3 per cento del deficit-pil per attuare misure inserite nel programma e più volte decantate in campagna elettorale. Il pericolo – tutt’altro che celato – che l’Italia rischierebbe di correre è quello di aumentare ancora una volta il suo debito pubblico, prospettiva che il Commissario Moscovici ha preventinamente bocciato parlando di un “controsenso assoluto” tra intenti e promesse del Capo Politico dei grillini.
Oltre alle prevedibili reazioni del mondo politico italiano – ed in particolare della frangia antieuropeista di casa nostra – anche il Presidente del Parlamento Europeo Tajani (Forza Italia) ha genuinamente “bacchettato” l’ex ministro francese (Moscovici), specificando che questi sia “un Commissario socialista che non parla a nome dell’Europa“.
Una precisazione, quella del leader del Parlamento Europeo, che ci pone nuovamente a tu per tu con l’interrogativo iniziale: è giusto che Pierre Moscovici, Commissario per gli Affari Economici dell’Unione Europea, si intrometta ed emani giudizi sui programmi elettorali e le intenzioni dei candidati alle elezioni italiane del 4 Marzo? Evidentemente no. Per Tajani. Per Di Maio. Per Salvini. E forse anche per tutta quella ricca schiera di indecisi che, al momento, vorrebbero innanzitutto compiere valutazioni di carattere interno.
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