Un libro per l’estate. ‘Anime Scalze’: Fabio Geda racconta il valore dell’infanzia‘
Fabio Geda, con ‘Anime Scalze’ (Einaudi, 2017), racconta una storia che può essere simile a molte altre ma quello che lo contraddistingue è lo stile e il punto di vista che l’autore decide di seguire. Attraverso la struggente avventura di un ragazzino costretto a diventare adulto da solo, e con tutta la leggerezza in cui è maestro, l’autore ci racconta la fatica e la meraviglia di cercare un posto nel mondo. Fra primi amori, padri distratti, madri confuse e segreti scomodi con cui fare i conti.
Una storia davvero molto triste e dura che però, vista con gli occhi di un adolescente, fa un effetto diverso. Gli escamotage per non farsi trovare e vedere dalle “persone di cuore” mettono in luce come spesso il bene che gli altri vorrebbero per “noi” non è poi quello che “i più piccoli” cercano. Ercole è un ragazzino di quindici anni. È sensibile, impulsivo e, come tutti i suoi coetanei, travolto dalle emozioni che il suo primo amore, quello per Viola, gli suscitano. Non gli è permesso, però, di concedersi troppo alle fantasie e ai sogni adolescenziali: a casa, infatti, Ercole e la sorella Asia devono fare la parte degli adulti. La mamma se n’è andata via da tempo, senza più farsi sentire; il papà è un uomo confuso, poco responsabile, ancora sconvolto da ferite del passato. Da tempo, allora, Ercole e Asia devono cercare di arrangiarsi un po’ da soli, di badare al loro stesso padre e di nascondersi dai servizi sociali, che potrebbero separarli. È soprattutto Asia a darsi da fare, lavorando per sopperire alle mancanze genitoriali e sbarcare così il lunario, ma anche Ercole riesce a essere, nonostante l’ambiente povero e disagiato in cui vive, un bravo ragazzo, che va a scuola e si impegna. Non è un caso, forse, che il protagonista abbia proprio il nome di un eroe, perché un eroe lo devi essere per crescere da solo, a 15 anni, senza la protezione degli adulti. Quando poi Ercole scopre che la mamma abita poco distante, si precipita per andare a trovarla e si sorprende così nel vedere il suo fratellino, Luca, che non sapeva nemmeno di avere. L’incontro con il bambino fa nascere in lui un accresciuto senso di responsabilità, quasi a volerlo rendere ancora più adulto, ancora meno adolescente, anche se questa precocità sfocia poi in risvolti drammatici. Il libro mette in risalto una dinamica purtroppo assai presente nella società moderna. Talvolta, infatti, come nella vicenda di Ercole, accade che i bambini debbano anche assumersi quelle responsabilità che i grandi non sanno prendersi, dovendo imparare a provvedere a sé stessi anziché giocare e divertirsi come alla loro età si dovrebbe fare. Accanto ad adulti infantili, allora, si ritrovano bambini che sembrano cresciuti troppo in fretta, preoccupati e confusi. Il punto è che, spingendoli a diventare grandi così presto, si privano in realtà i ragazzi di quelle esperienze e di quelle tappe necessarie per crescere e maturare: se da una parte sono adultizzati, allora, dall’altra vengono resi incapaci di superare fasi di transizioni importanti, come quella dell’adolescenza.
Fabio Geda, con un linguaggio asciutto e un dialogo dai toni giovanili, è riuscito a elaborare una narrazione tenera e dura allo stesso tempo – l’incipit è quasi una promessa non mantenuta – che racconta la fatica di cercarsi un posto nel mondo. È una storia forte proprio perché vi leggiamo legami e relazioni dove i piccoli vestono gli abiti degli adulti e questi vivono come eterni ragazzini. Leggere Anime scalze non significa solo immergersi in una lettura entusiasmante, ma anche essere coinvolti nell’esistenza e nei problemi familiari dei protagonisti.
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