TRAINSPOTTING 2 – RECENSIONE
Esistono pochi film capaci di far breccia in un’intera generazione finendo per rappresentarla e acquisire il titolo di cult. Ecco, Trainspotting di Danny Boyle fa sicuramente parte di questa categoria, al punto che la notizia dell’uscita del secondo capitolo (23 febbraio) è stata accolta con grande entusiasmo dai tantissimi fan della pellicola.
Ovviamente il regista britannico era consapevole del rischio a cui si prestava, ossia di deludere il pubblico di appassionati delle vicende di Mark, Spud, Sick Boy e Begbie con un prodotto che non vivesse di luce propria ma che fosse la mera copia del primo capitolo. Ecco, Boyle riesce ad evitare tutto ciò, nonostante Trainspotting 2 sia intriso di malinconia e nostalgia e non manchino i richiami al film del 1996.
Questo nuovo capitolo è ambientato 20 anni dopo il primo, terminato con la celebre fuga dalla camera di albergo londinese di Renton con il malloppo di 16.000 sterline sottratto ai suoi amici. Mark si scopre essere fuggito con il denaro ad Amsterdam, dove aveva tentato di svolgere una vita “normale”, salvo poi tornare ad Edimburgo, trovandosi così ad affrontare il suo passato: amici, genitori, vecchie fiamme.
Trainspotting 2, come anticipato prima, non è una copia del primo: diversa è l’epoca in cui è ambientata, diversa è anche l’età dei protagonisti, non più ventenni ma ormai quarantenni, alle prese con rimpianti e rancori per le scelte fatte nel passato. Sempre lo stesso per fortuna invece il cast, composto da Ewan McGregor (Mark Renton), Robert Carlyle (Begbie), Ewen Bremner (Spud) e Jonny Lee Miller (Sick Boy). Questi attori sembrano essere tornati alla perfezione nei personaggi che li hanno resi celebri, lanciandoli nel mondo cinematografico, dimostrando una sorta di affetto verso di essi. In questo secondo capitolo Spud acquista sempre più importanza, concentrando su di sé la parte comica del film, condivisa con l’attaccabrighe Begbie. Viene a mancare anche la voce narrante di Renton, punto forte del primo film, dove i suoi monologhi avevano il compito di immergere lo spettatore nella psicologia del personaggio. L’unica figura femminile di primo piano della pellicola è la bulgara Veronika Kovach, interpretata da una non indimenticabile Anjela Nedyalkova, che paga anche un doppiaggio italiano poco incisivo.
Una nota di merito va alla colonna sonora, che come in Trainspotting, appare efficace ed azzeccata, scandendo il ritmo della pellicola. Per quanto riguarda la fotografia, essa è meno caratterizzata da colori intensi ed acidi, a differenza del primo capitolo, perché la droga, di cui doveva raffigurare gli effetti, non è il tema principale di T2.
Francesco Medugno
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