Grillo, costituzione odi et amo: Pro e contro del vincolo di mandato
A quasi due mesi dall’esito del referendum che ha segnato la fine del primo governo Renzi, l’Italia torna ad interrogarsi sulla necessità di modificare la Carta Costituzionale. A lanciare l’allarme è il leader del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo, che in un post pubblicato in mattinata su facebook ha risollevato la questione del divieto di vincolo di mandato imposto dall’articolo 67 della Costituzione.
Il numero uno dei pentastellati ha bacchettato i cosiddetti “traditori“, schiavi dell’effetto cadrega e dunque visceralmente desiderosi di barattare una poltrona con il simbolo del partito con cui sono stati eletti. Questa fattispecie ha indispettito Grillo, che ha accusato alcuni ex attivisti del movimento di “essersi ancorati alla poltrona fregandosene di essere stati eletti con un programma ed un partito che hanno tradito, e senza il quale l’elezione non sarebbe mai arrivata“.
COSTITUZIONE, ODI ET AMO – Meno di una settimana fa la Corte costituzionale si esprimeva sulla legittimità dell’Italicum; a Dicembre l’elettorato peninsulare giudicava inappropriata la proposta referendiaria piddina; oggi l’oggetto di discussione è ancora una volta la Costituzione. Lo stesso Grillo, che insieme al Movimento si era fermamente opposto alla revisione della Carta decretando indirettamente la fine dell’esperienza politica renziana, oggi si trova costretto a rivalutare la possibilità di intervenire modificando il lavoro dei costituenti, al fine di garantire maggiore governabilità.
VINCOLO DI MANDATO: PRO E CONTRO – La domanda sorge ovviamente spontanea: se il vincolo di mandato serve ad evitare valzer malandrini tra i banchi di maggioranza e opposizione, per quale motivo non si interviene in maniera decisa (e soprattutto unanime) per modificare l’articolo 67 (che ne prevede invece il divieto)? La risposta è da ricercare nella volontà dei costituenti, che hanno voluto consegnare alla Nazione un sistema apparentemente garantista, ma praticamente proiettato verso l’indebolimento del potere dei partiti. Il vincolo lascerebbe l’arbitiro nelle mani delle segreterie, legittimate nell’esercizio di un potere decisionale talmente forte da scavalcare le volontà degli eletti per privilegiare quelle dei leader. Ecco quindi che la questione si fa più spigolosa, e le ragioni di Grillo – seppure valide e in parte condivisibili – finiscono per scontrarsi con quei casi limite che in politica non possono e non devono essere relegati al semplice campo delle ipotesi.
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