VELOCE COME IL VENTO, RECENSIONE

Dinamico, adrenalinico ed emozionante. Si può riassumere con questi tre aggettivi il film Veloce come il vento, di Matteo Rovere, uscito nelle sale il 7 aprile 2016.

La pellicola racconta la storia di Giulia Di Martino (Matilda De Angelis), una pilota diciassettenne che si vede sconvolgere la vita dall’improvvisa morte del padre e dal tumultuoso arrivo nella sua vita del fratello maggiore, il tossicodipendente Loris, interpretato da un magistrale Stefano Accorsi. Le vicende sono liberamente ispirate a quelle del pilota di rally degli anni ’80 Carlo Capone e della sua famiglia.

Il film è di ottima fattura e realizzazione. Riesce nell’intento di superare i confini nazionali ed emergere a livello internazionale, grazie ad una recitazione entusiasmante degli interpreti, una colonna sonora riuscitissima, un sonoro realistico e scene di corsa sapientemente realizzate, capaci di trasmettere adrenalina e di alzare il ritmo del film. Matteo Rovere, dopo gli incolori Un gioco da ragazze  e Gli sfiorati, confeziona un piccolo capolavoro con cui dimostra di aver realizzato il passo in avanti decisivo per la sua carriera di regista.

Ad elevare il livello del film contribuisce l’incredibile recitazione di Stefano Accorsi nei panni del problematico tossicodipendente Loris. L’attore bolognese, che per l’occasione ha perso diversi chili – come si evince dal volto scavato – riesce a rendere alla perfezione le difficoltà di questo personaggio, alle prese con la dipendenza dalla droga ed un passato da pilota, che si trova catapultato in un contesto completamente diverso con cui dovrà imparare a fare i conti. Sorprendente è anche la giovane Matilda De Angelis, al suo esordio assoluto davanti ad una macchina da presa: nonostante fosse alla prima esperienza cinematografica, riesce nel donare credibilità al suo personaggio, Giulia, ritrovatasi improvvisamente dopo la morte del padre senza una guida.

Francesco Medugno