Intervista all’autore Luigi Anzalone

Gentile professore, alla Fiera lei partecipa con 5 lavori: Edipo, per una genealogia dell’umano; Storia di Lili Marleen, una canzone d’amore contro la guerra cantata da uomini di guerra; Eroi nel paese della mafia; Antigone, realizzato con Emanuela Sica e Nostalgia di Futuro, nella notte del mondo. In questi libri tratta di filosofia, analizzando due miti e mettendoli in relazione

all’evoluzione dell’uomo, di sentimenti universali e di politica. Una proposta ad ampio raggio sulle sue passioni di studioso, insomma. Quanto pensa che la lettura di un libro possa incidere sulla vita di chi legge?

Mi consenta, Illustre Dottoressa, rispondendo alla sua prima domanda, di esprimere il vivo plauso alla vostra iniziativa, più precisamente alla Biblioteca delle suore di Montevergine per aver creato una Fiera del Libro quanto mai qualificata per l’elevatezza della funzione letteraria che costituisce il corpus della Fiera stessa. A ciò voglio aggiungere il mio apprezzamento per l’intelligenza e il coraggio della scelta compiuta dalle suore nel proporre come fondamentale, decisivo, immediato il compito di diffondere cultura, di invitare le persone, un pubblico generalmente colto e i giovani a leggere, a riflettere.

Vengo al merito della sua domanda. Se concentriamo per un attimo l’attenzione su due libri, Edipo – Per una genealogia dell’umano e Antigone, di cui la parte poetica è stata scritta dalla poetessa Avvocato Emanuela Sica, e diamo anche un rapido sguardo a questi libri che coprono più di mille pagine, ci si accorge che il mio scopo è stato quello di delineare una genealogia dell’umano concentrata nel tentativo di rispondere a queste domande: come è che l’uomo è diventato uomo? Da Darwin in poi si dice che l’origine dell’uomo dipende dall’evoluzione di una scimmia attraverso una serie di passaggi intermedi. Ma pure moltiplicando la serie degli esseri antropomorfi, resta sempre il problema dell’ “anello mancante”.  In una battuta, resta irrisolto il problema del passaggio dal pensiero istintuale che caratterizza anche l’animale più evoluto al pensiero cosciente, autonomo, capace di pensare e di agire orientandosi nel mondo che è tipico dell’uomo.  Io, questo passaggio, l’ho spiegato con l’ipotesi dell’ “evento metafisico originario”. Vale a dire, dobbiamo ipotizzare che, per una serie di fatti a noi sconosciuti, a differenza di un animale che non riconosce nell’altro animale morto se stesso, cioè quel che sarà destinalmente, l’uomo diventa uomo dal momento in cui riconosce se stesso nel suo simile che è morto. Lo riconosce dicendo quest’evento, cioè dicendo di che cosa si tratta. Insomma è la coscienza della morte che fa diventare l’uomo uomo, per cui si scopre, come tempo, come essere destinato alla morte dire quest’evento, che è dire la morte, porta l’uomo a scoprirsi come tempo, come morte, come tempo finito. Cosa c’entra il mito di Edipo, mi si potrebbe chiedere? C’entra perché solo nel mito di Edipo lei trova il racconto trasfigurato di questa vicenda originaria. Ossia, nel mito di Edipo noi abbiamo un essere metà uomo e metà animale, la Sfinge che simboleggia il passaggio dall’animale all’uomo, che propone l’indovinello delle tre età: “chi è quell’animale che la mattina cammina a quattro zampe, a mezzogiorno a due, la sera a tre?”. Nessuno sa rispondere, Edipo sa rispondere, scioglie l’enigma dicendo: “È l’uomo”. L’uomo non muore come l’animale, che perisce, cioè “muore senza saperlo”, ma la sua morte è “perire sapendolo”. Da questo punto in poi mi riallaccio all’interpretazione freudiana in questi termini. L’uomo, attraverso Edipo, si è scoperto come tempo, ha sciolto l’enigma della Sfinge, ma cogliendo la sua temporalità solo nella dimensione diacronica, come successione: cioè, io prima sono bambino, poi sono adulto poi vecchio. Ma il mito di Edipo, presentandoci l’eroe tebano come colui che, pur senza sapere di chi si tratta, uccide suo padre Laio e, una volta diventato re di Tebe, sposa sua madre, ci mostra anche la dimensione sincronica della temporalità umana, che ha un carattere negativo, anzi disastroso. Infatti Edipo è figlio e marito di sua madre, padre e fratello dei suoi figli, mentre Giocasta è madre e nonna dei suoi figli e di Edipo è madre e moglie. L’uomo è quindi l’animale che cammina nel tempo ma in modo claudicante, impacciato com’è dalla sua inconscia temporalità violenta e libidica. Ma io ritengo si debba andare al di là di Freud, osservando che il bambino con la madre non ha solo quel rapporto di possesso che Freud individua, ma la madre per lui è anche il “seno buono”, il bene. Il concetto etico del bene deriva, quindi, dal rapporto bambino-madre, mentre il senso del dovere, l’altro principio etico, gli deriva dal padre da quello che Freud chiama “Super-io” gli deriva dal padre. Nel dramma sofocleo Antigone il principio del bene diviene il “diritto delle ombre”, la legge della consanguineità, il principio della famiglia, il regno delle deità infere, Penati, il culto dei morti. Dal versante opposto il Super- io diviene la legge del giorno, ovvero le leggi dello stato cui i cittadini sono subordinati. Queste due leggi sono rappresentate da Antigone e Creonte nel loro drammatico conflitto, di cui l’autentico significato è stato colto da Hegel nella Fenomenologia dello spirito. Mi scuso per l’eccessiva lunghezza della risposta e aggiungo soltanto che Eroi nel paese della mafia è un omaggio alla grande etica civile, al senso del sacrificio per il bene pubblico e la moralità contro il malaffare, la malapolitica, la corruzione, la mafia attraverso una breve biografia di cinque grandi figure della storia d’Italia del secondo Novecento, diversissimi tra loro: Impastato, che è un anarchico comunista; Ambrosoli, che un monarchico che ha il senso dello stato e delle leggi; Falcone e Borsellino, di cui tutto sappiamo; Don Puglisi, che è il sacerdote cattolico che accetta anch’egli il martirio per lottare il crimine e la mafia.

Non mi sarei aspettata trattasse di quella bellissima canzone che è Lili Marleen. Mi parla di questa scelta?

Deve sapere che Lili Marleen è una canzone che io ascoltavo quando ero bambino. Lili Marleen ha una strana storia: composta per caso e, cantata mal volentieri da Lale Andersen, venne portata da un ufficiale tedesco a Belgrado nel ’42 insieme a molti altri dischi da far ascoltare alle truppe tedesche di sera, verso la fine delle operazioni belliche. Sta di fatto che questa canzone che, nell’anno in cui era stata pubblicata, nel 1941, aveva venduto 600 copie, ebbe un successo enorme. I soldati tedeschi da ogni dove ascoltando Radio Belgrado costrinsero, con migliaia di richieste, la loro radio, a trasmettere ogni sera questa tristissima e dolcissima canzone di un uomo che pensa alla sua amata sotto il fanale. Di Lili Marleen, è facile cogliere la, chiamiamola così, dialettica struggente tra il cuore e l’amore e il dovere di combattere in guerra sapendo di dare la morte e di poter morire. I ragazzi che cantavano tra sé e sé, tutte le sere con le lacrime agli occhi questa canzone, ogni sera che l’ascoltavano e la cantavano, non sapevano se l’avrebbero riascoltata e di nuovo cantata la sera successiva, cioè non sapevano se il giorno dopo sarebbero stati vivi o morti. Ebbene, non soltanto i soldati tedeschi ascoltarono e amarono questa canzone. Essa divenne famosissima anche tra i soldati inglesi, francesi, italiani, americani e di tanti altri paesi, al punto che fu necessario tradurla in varie lingue perché sembrava una cosa brutta che la canzone del nemico nazista fosse diventato un inno accomunante, che parlava di pace e di amore. Così, Hitler che voleva conquistare il mondo, portò la Germania al disastro; poche note musicali e dolci semplici parole conquistarono il mondo anche attraverso l’interpretazione di Marlene Dietrich.

A parte i libri di studio, quali sono le letture preferite da Luigi Anzalone?

Sono un professore di filosofia, i cui autori preferiti sono Marx e Hegel. Ma amo anche molto Sartre, Benjamin e Bloch su cui ho scritto una monografia e vari saggi. Le mie preferenze poetiche vanno a Leopardi e Hölderlin. Amo anche moltissimo la tragedia greca e il teatro eduardiano, segnatamente il dramma Filumena Marturano.

Nella Fiera sono presenti alcuni autori emergenti. In virtù della sua lunga esperienza nel campo, vuole dare un consiglio a chi intraprende il cammino dello scrittore?

Consiglio di non deprimersi di fronte agli insuccessi. L’importante è scrivere quello che si sente, quello su cui si è preparati. Inoltre, nello scrivere, bisogna essere nietzschiani, cioè “amici del leggere lento e dello scrivere lento” cioè pensando e riflettendo lungamente. Per quel che riguarda il successo, affidiamoci a Vincenzo Cuoco quando nel Saggio rivoluzione napoletana del ’99 si affida alla “giusta posterità”. Ossia quando si vale, presto o tardi il valore viene riconosciuto.

Cosa si aspetta dalla Fiera del libro della Biblioteca suore di Montevergine?

Dalla Biblioteca delle suore di Montevergine e dalla Fiera non mi aspetto niente di eccezionale, in quanto mi hanno dato già tutto, una grande gioia e un onore, quello di partecipare a una iniziativa culturale così seria, così qualificata, di alto profilo, che senz’altro avrà continuità e rinomanza. Mi aspetto, ovviamente, che la pandemia presto finisca, così da poter prender parte ad un’altra Fiera letteraria, di conoscere e parlare di persona con le colte e gentili suore e anche con lei, gentile e illustre intervistatrice.

La ringrazio tanto per la sua disponibilità, il piacere è stato mio.

LUIGI ANZALONE

Luigi Anzalone è autore di scritti storico-politici e filosofici. La sua attività quarantennale di studio e di ricerca ha riguardato, in primo luogo, la filosofia greca e moderna, con particolare attenzione alla filosofia socratico-platonica e al pensiero di Friedrich Nietzsche e di Ernest Bloch cui ha dedicato numerosi saggi e diversi volumi: Lo specchio di Dioniso. Saggi su Giorgio Colli (con Giuliano Minichiello, 1984); Platone e il linguaggio (1985); Evento e ricordo del dio vivente (2002); Socrate, il demone e Apollo (2007); Memoria e utopia in Ernst Bloch (2010); La Dea bianca e la comunità interculturale (2015). La sua riflessione ha recentemente privilegiato le questioni di carattere storico-politico che investono l’Italia contemporanea nel contesto europeo e internazionale. Tra i volumi dedicati a questi temi: L’umanità, la tecnica e la globalizzazione. Le forze democratico-riformiste di fronte alla sfida del terzo millennio (2001); Il sole nero del Sud. La questione meridionale e il principe democratico (2003); Pensieri sul Partito Democratico (2007); Disegnando molti cieli. Diario di un militante del PD (2009); In vino veritas. Dialogo sui minimi sistemi (con Giuliano Minichiello, 2011); Lungo il fiume senz’acqua. Note su un Paese anormale nella crisi (2012); Eroi nel Paese della mafia (2016); Storia di Lili Marleen. Una canzone contro la guerra cantata da uomini in guerra (2017). Nel 2018 ha esposto la sua visione dell’uomo e del senso fondamentale della storia in​ Edipo. Per una genealogia dell’umano. 

LA SUA SCHEDA NELLA FIERA DEL LIBRO DELLA BIBLIOTECA SUORE DI MONTEVERGINE

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About Eleonora Davide

IL DIRETTORE RESPONSABILE Giornalista pubblicista, è geologa (è stata assistente universitaria presso la cattedra di Urbanistica alla Federico II di Napoli), abilitata all’insegnamento delle scienze (insegna in istituti statali) e ha molteplici interessi sia in campo culturale (organizza, promuove e presenta eventi e manifestazioni e scrive libri di storia locale), che artistico (è corista in un coro polifonico, suona la chitarra e si è laureata in Discipline storiche della musica presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino). Crede nelle diverse possibilità che offrono i mezzi di comunicazione di massa e che un buon lavoro dia sempre buoni risultati, soprattutto quando si lavora in gruppo. “Trovo entusiasmante il fatto di poter lavorare con persone motivate e capaci, che ora hanno la possibilità di dare colore e sapore alle notizie e di mettere il loro cuore in un’impresa corale come la gestione di un giornale online. Se questa finestra sarà ben utilizzata, il mondo ci apparirà più vicino e scopriremo che, oltre che dalle scelte che faremo ogni giorno, il risultato dipenderà proprio dall’interazione con quel mondo”.