Intervista a Vinicio Salvatore Di Crescenzo, autore di Triticum

Abbiamo sentito Vinicio Salvatore Di Crescenzo, autore di una bellissima raccolta poetica, che abbiamo scoperto nascondere un mondo di riflessioni, il quale gentilmente ha risposto alle nostre domande.

D.: Leggendo la bellissima recensione che Maria Teresa De Donato ha fatto al suo Triticum, che abbiamo pubblicato qui, mi vengono in mente alcune domande che desidero porle.

Il grano, Triticum, si può considerare un elemento base della nostra sussistenza. Per questo motivo credo che assuma una valenza diversa da quella strettamente materiale. Immagino questo sia uno dei motivi che l’ha ispirata nella stesura della sua silloge poetica, dedicata, appunto, a questo alimento. Mi sbaglio?

R.: Nessun errore! Il grano, è sicuramente protagonista in questa raccolta poetica, addirittura in una duplice veste: come elemento che esprime ricchezza, prosperità e simbolico “fiore” delle civiltà che nella sua coltivazione hanno fondato sostentamento ed economia, e quale elemento che dà origine al processo creativo che nella raccolta prende forma e vita, esaltando quelli che sono i legami intrinsechi tra ambiente e riflessivo pensiero. In “Triticum”, antico nome di un genere della famiglia delle graminacee che comprende anche il grano, ho semplicemente suddiviso le 3 fasi principali di un ciclo stagionale della sua coltivazione, facendole aderire a tre diversi temi che coesistono e si intrecciano nel binomio uomo/natura. La semina, la mietitura e le spigolature, rappresentano i tre atti fondamentali ai quali faccio corrispondere nell’ordine natura, sentimenti e riflessioni. Tre passaggi, che si confondono e si completano vicendevolmente, in un viaggio metaforico e parallelo tra un frutto della natura e la vita dell’essere umano.

D.: Il legame con la terra, che lei canta nelle liriche della sua raccolta, in qualche modo nasce con lei. Leggo nella sua biografia che, anzi, fonda le sue radici in una forte tradizione familiare. Può parlarmi di come viveva da bambino il contatto con la natura e con il mondo delle tradizioni e di come si è sviluppato con la crescita questo rapporto?

R.: Credo che chiunque, come me, sia nato e abbia trascorso l’infanzia in un piccolo centro a forte vocazione contadina, abbia avuto la splendida possibilità di vivere la natura nei suoi molteplici aspetti, e non si tratta certamente solo di una fruizione passiva. Il contesto storico e sociale degli anni 60, in parte ancora integro dai danni di cui l’intervento antropico è oggi responsabile, la rapida corsa al progresso ancora poco invasiva e l’ambiente, almeno in parte, libero da cemento e da un’urbanizzazione sfrenata, mi hanno dato la possibilità di apprezzare in maniera pressoché totale le bellezze che ho avuto la fortuna di trovare nella terra dove sono nato: il lago, la montagna, il mare. Elementi che hanno caratterizzato la mia formazione e che sono ancora oggi sussidio a supporto dei miei componimenti nella parte che dedico al passato. Proprio il ricordo, rafforza e alimenta da sempre il mio rapporto con le tradizioni, in particolare, con quelle che riguardano le mie origini.  È un connubio profondo, intenso, e si incarna nella poesia che le caratterizza. Le esperienze maturate in quella fascia di tempo, riguardano la vita rurale, quella che ha saputo esaltare i sensi del sacrificio e della buona volontà quali virtù spesso vincenti nel raggiungere ogni traguardo. Esperienza intrise di usi, costumi e di semplici oggetti di uso comune che ne fanno parte integrante. Tradizioni tramandate da sempre, che nel corso degli anni resistono ancora (e per fortuna) ai cambiamenti continui e che ritrovo, seppur in parte, anche al tempo d’oggi. Credo sia un patrimonio da preservare assolutamente, soprattutto nella visione globalistica che ormai ci appartiene e che mescolando varie culture, appiattisce fisiologicamente ogni popolare identità.  

D.: La sua produzione artistica, poetica nello specifico, vede la pubblicazione di diverse raccolte in cui racconta di sé, se non mi sbaglio, e del suo intimo. Ora le faccio una domanda a cui non tutti sono capaci di rispondere. Qual è, secondo lei, il fine ultimo della poesia?

R.: Affidare dei confini e delle finalità alla poesia non è possibile. Essa esiste perché esiste la conturbante necessità di affidarle uno spazio nella dimensione surreale che ciascun essere umano persegue nella sua ricerca interiore. Con la poesia si esprime inquietudine, tormento, dolore, ma anche gioia, felicità e/o liberazione dalle angustie della vita. È quindi una zattera attraverso cui impedire il naufragio di preziosi istanti che altrimenti verrebbero dissolti da un tempo che macina e ingoia tutto ciò che non le viene subito sottratto. Tra un verso e un altro arriva sempre quel brivido che irrompe con sollievo dentro l’emozione e quando lo si incontra avviene quel miracolo che io chiamo “intimo incontro”: il lettore si incarna nell’autore in un comune coinvolgimento emotivo, breve, ma esplosivo!

D.: È stato molto chiaro e la ringrazio. È questa sicuramente una spiegazione che dice molto anche sul linguaggio della poesia, che permette una comunicazione più intima del proprio pensiero, ma come per tutte i tipi di comunicazione ha bisogno di un recettore che si sintonizzi sul messaggio. Per questo, pur trattandosi di uno scritto, assume le funzioni di una comunicazione interattiva a tutti gli effetti. Mi chiedevo, vedendo che ha un suo blog e cura i social, quanto aiutano a promuovere la sua produzione.

R.: In realtà credo che l’opera di un poeta si identifichi in una missione ben più complessa da portare a termine: quella spirituale. Promuovere le proprie opere è giusto ma non è fondamentale. Chi scrive poesia, almeno nel mio caso, lo fa col solo fine di condividere frammenti della propria intimità e rendere poi queste piccole entità scaturite da fatti, circostanze ed esperienze, universali. Patrimonio comune. Cosa non facile quando si mettono in campo i sentimenti personali, soprattutto perché questi toccano argomenti spesso fortemente personali, figli di gravosi traumi o acuti picchi passionali. Tuttavia utilizzo con piacere i social perché mi permettono la connessione con quelli che amano leggere poesia e che apprezzano l’idea che la natura umana ha bisogno anche di evasione. Sono coloro che mi seguono a fornirmi la spinta necessaria affinché possa programmare e attuare appuntamenti poetici, proporre opere dei nostri autori più rappresentativi analizzandone testi e contesti. Un piccolo rifugio insomma, dove poter dare e ricevere momenti di vera riflessione attraverso la poesia.

D.: Capisco e mi rendo conto che condividere con gli altri ciò che ha fatto scaturire un pensiero poetico è questione delicata. Del resto chi scrive poesia non deve spiegare ma trasmettere. Ci parla, se vuole, dei suoi prossimi progetti letterari?

R.: Chi scrive ha sempre un motivo per farlo e chi lo fa spesso non conosce soste. Sono in continuo movimento anch’io, poiché è il mondo che continua a suggerire. Lo fa con la sua natura, alla quale manca solo la parola, ma che in ogni istante lancia segni da decodificare per poterci colloquiare. Lo fa soprattutto con le persone che portiamo nella nostra vita o che incontriamo ogni giorno, perché il bene più grande è sentirsi bene insieme agli altri. Sono questi i due grossi serbatoi che alimentano il motore della mia creativa riflessione e che mi spronano alla scrittura. Un’opera a cui tengo molto, proprio in questi giorni è in fase di pubblicazione. Una raccolta che lega le tradizioni italiane al principio d’esistenza, attraverso la realizzazione di un manufatto tipico, che con piacere notiamo essere presente ancora oggi nei mercatini di piccoli comuni o nelle fiere, e che nonostante tecnologie nuove e mode in continua evoluzione, resiste ancora pur se spesso appannaggio degli anziani. Una raccolta tutta da vivere e respirare dentro il nostro mondo, tutto italiano, che non dobbiamo lasciarci mai sfuggire.  

Sono curiosa, e lo saranno, credo, anche i nostri lettori, di conoscere l’argomento di questo lavoro, ma possiamo aspettare. Alla prossima e grazie del tempo che ci ha dedicato.

Vinicio Salvatore Di Crescenzo

Vinicio Salvatore Di Crescenzo nasce a Fondi, antico comune del Lazio a confine con la Campania. Il paesaggio rurale dei contadini e la ricca natura del lago, del mare e della collina ricolma di soleggiati vitigni e di agrumi, sono la cornice ideale che adorna un’infanzia felice. E proprio da questi elementi della natura, l’autore trae spunto e profitto nella ricerca interiore, nell’attenta lettura della stessa natura e nell’ascolto, sempre fedele, di un’anima pregna di questo tripudio di suoni e colori. Tuttavia, la poesia che egli che esprime, non è solo frutto di antiche visioni e di preziosi ricordi, ma incarna ben presto analisi e riflessioni dell’uomo che vive un mondo moderno.

L’innata passione per l’arte in tutte le forme, lo induce ad ampliare le sue conoscenze attraverso la musica e la pittura. Discipline che scopre e coltiva ben presto, e che saranno poli di connessione a sostegno di una formazione artistica in continua espansione.

Ha pubblicato le seguenti raccolte poetiche:

  • Poesie dal mio Diario (Arduino Sacco Editore 2012)
  • Il coraggio dei pensieri la timidezza della poesia (Arduino Sacco Editore 2013)
  • Segreti Svelati (David & Matthaus 2015)
  • Assoli (Le Mezzelane Edizioni 2016);
  • Vernice Damar (Edizioni Ensemble 2019)
  • Triticum (PAV Edizioni 2020)

©Riproduzione riservata

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About Eleonora Davide

IL DIRETTORE RESPONSABILE Giornalista pubblicista, è geologa (è stata assistente universitaria presso la cattedra di Urbanistica alla Federico II di Napoli), abilitata all’insegnamento delle scienze (insegna in istituti statali) e ha molteplici interessi sia in campo culturale (organizza, promuove e presenta eventi e manifestazioni e scrive libri di storia locale), che artistico (è corista in un coro polifonico, suona la chitarra e si è laureata in Discipline storiche della musica presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino). Crede nelle diverse possibilità che offrono i mezzi di comunicazione di massa e che un buon lavoro dia sempre buoni risultati, soprattutto quando si lavora in gruppo. “Trovo entusiasmante il fatto di poter lavorare con persone motivate e capaci, che ora hanno la possibilità di dare colore e sapore alle notizie e di mettere il loro cuore in un’impresa corale come la gestione di un giornale online. Se questa finestra sarà ben utilizzata, il mondo ci apparirà più vicino e scopriremo che, oltre che dalle scelte che faremo ogni giorno, il risultato dipenderà proprio dall’interazione con quel mondo”.