La presentazione di Potrebbe trattarsi di ali

La terza edizione del laboratorio di scrittura e lettura Parole TraNoiLeggere, tenuto ad Avellino da Emilia Bersabea Cirillo e Anna Catapano, si è concluso ieri 12 maggio con  la presentazione del libro di Emilia Bersabea Cirillo, Potrebbe trattarsi di ali.

Alla presentazione sono intervenuti Generoso Picone, direttore de Il Mattino di Avellino, e l’autrice.

Nell’attesa che iniziasse l’incontro il direttore Picone ha gentilmente risposto a due mie domande.

D: Le forme delle donne hanno qualcosa di diverso nei libri di Emilia?

R: Le forme delle donne sono una costante, sono forme che diventano il terreno di narrazione delle storie di Emilia.

Sono forme “fuori misura” nel senso che tendono ad assorbire non soltanto il cibo, che in molti libri fa parte di questa forma di narrazione, ma tutto ciò che transita intorno. E sono forme che si dilatano come il contenuto della storia intende fare.

D: Lei nella sua recensione sottolinea il riferimento che l’autrice fa a una città smembrata, ambientazione dei  racconti. In che cosa oggi è principalmente smembrata la città di Avellino?

R: In questi racconti Avellino è soltanto uno sfondo che si perde, però, è un corpo. Le città si rifanno sempre, si costruiscono su se stesse, si rimodellano, diventano cantieri e hanno anche la possibilità di assumere nuove forme. È la nuova forma che non si vede e questo fa nascere il sospetto che ciò non soltanto avvenga per  questioni di carattere tecnico, politico, amministrativo, di conduzione delle opere, che sappiamo che non fanno parte di questo tipo di ragionamento ma perché, forse, alla fine è venuto a mancare in questi anni il motore del cambiamento che spesso non è soltanto individuabile in un luogo politico e amministrativo ma anche nella coscienza collettiva che, appunto, non ha condiviso e supportato questa opera di cambiamento e di modificazione.

È smembrata in questo senso. Perché, tutto sommato, lo smembramento maggiore che io percepisco ad Avellino è tra una forma che non si intravede ancora come compiuta, e perciò apprezzabile, e un’idea che non si percepisce come chiara.

Questo, ripeto, non è soltanto una questione politico-amministrativa ma riguarda proprio l’identità collettiva.

L’inizio della serata spetta a Consiglia Aquino che presso la libreria L’angolo delle storie di Avellino, ha ospitato anche quest’anno il corso, la quale ha letto con mirabile espressione e intonazione un estratto del primo racconto che dà anche il titolo all’opera.

Alla presentazione avrebbe dovuto partecipare anche Carla Perugini, la quale però, non essendo potuta intervenire, ha inviato il suo commento che è stato letto da Emilia Cirillo. Ne riporto un breve tratto.

Secondo Perugini l’autrice, tornata alla dimensione privilegiata del racconto, indirizza il suo sguardo narrante verso il corpo. La scelta del corpo come veicolo propizio per il contatto con il mondo ma anche come barriera che tale contatto impedisce, se si rivela incapace di attrarre, di piacersi, di stare vicino al corpo di un altro.

Il vuoto che si crea può essere riempito paradossalmente solo da altre azioni del corpo stesso come, per esempio, mangiare fino a diventare obesa, negarsi all’affettività fino all’auto repressione, immaginarsi altre vite fino al tentativo di far sparire marito e figli, sentirsi sempre più larga per non ammettere di sentire il vuoto o dissanguarsi per una maternità tradita.

Spesso incapaci di trovare il tu nel dialogo e nella relazione affettiva, questi personaggi preferiscono rapportarsi con animali, con oggetti transfert o oggetti di persone scomparse.

Non sono solo natura ma cultura.

Ogni storia è fatta almeno di due storie: una in primo piano, un’altra, in secondo, più intima e personale.

I piccoli indizi della prima trama assumono sempre più  rilevanza fino a scoprirne una seconda sino ad allora soggiacente.

I personaggi, i cui dettagli fisici distanziano l’io dal mondo, sono volutamente asimmetrici.

Concorda con Perugini, Generoso Picone sostenendo che uno dei temi della raccolta sia la scelta del corpo come campo narrativo.

Il corpo diventa significante, una forma di relazione con il mondo.

La narrativa di Emilia Bersabea Cirillo è scritta sul corpo sia perché rappresenta la vita sia perché il corpo è molto intrecciato con la scelta del racconto.

Considerando l’omogeneità dei racconti si può pensare che l’autrice si voglia quasi cimentare in una filosofia del corpo in forma di letteratura.

Che cosa è per lei il corpo?

Sicuramente il corpo femminile è quello che più le appartiene come paesaggio umano, il corpo delle donne è il risultato di forme di esistenza della vita, dei loro percorsi ma è come se l’autrice volesse dire che è la natura della mente umana a determinare la forma del corpo.

Attraverso il corpo manifestano la loro storia di vita e la scelta dell’autrice è quella di intrecciare il lato umano in uno spazio definito e particolare, cogliendo l’attimo in cui i percorsi hanno una trama.

Quello che prima era nascosto o trattenuto esplode manifestandosi in una torsione del corpo stesso. Questo cambiamento non deve essere sempre positivo, può essere un avvertimento, un segnale, la scoperta di una verità.

È grazie alla sua capacità di scavare nella psicologia dei personaggi, nella natura degli avvenimenti, che la scrittrice riesce a raccontare i cambiamenti.

Personalmente, alla fine della lettura dei sette racconti, Picone ha avuto l’impressione di aver letto un romanzo perché le storie impersonali si collocano in un respiro comune.

Riguardo l’ambientazione, Picone precisa che, a suo modo di vedere, uno dei pregi del libro è quello di non fare una didascalia su Avellino. La città è uno sfondo, come potrebbe esserlo qualsiasi altra, la si vede in una parola che ogni tanto viene fuori e sembra anch’essa un corpo smembrato che, però, non ha la stessa capacità di acquisire consapevolezza e cambiare come, invece, fanno i  personaggi.

Il corpo della città è smembrato perché non ha coscienza di sé.

Sulla scorta di queste ultime considerazioni di Picone interviene anche Anna Catapano con la sua riflessione. Secondo lei i corpi, che sono lo spazio narrativo prediletto di Emilia, sono anche campanello di allarme. Ad un certo punto il corpo, che dà segnali di non normalità, spinge i singoli personaggi ( che potrebbero definirsi anche persone dato che hanno la loro grandezza nel fatto che Emilia riesca a farceli vedere come in una scena), a svoltare. Il corpo aiuta a vedere il bisogno di cambiamento, la presa di coscienza, però, secondo Catapano, avviene solo grazie all’incontro con un altro, perché da solo ancora non ce la fa.

Indipendente da come sia il  rapporto, intenso o superficiale,  è sempre nell’incontro con l’altro che il personaggio prende forza e consapevolezza per affrontare le svolte.

Riguardo Avellino, forse questa città non incontra l’altro, non ha ancora il confronto con un modo diverso di affrontare e risolvere i problemi che sono quelli comuni a tante medie città, forse manca questo che potrebbe essere da stimolo a trovare la forza per svoltare e andare verso un cambiamento.

Nel suo intervento che precede la lettura di una parte di Soul Doll Emilia Bersabea Cirillo, racconta dell’importanza che ha avuto per lei la scrittura di questo racconto, la ricerca minuziosa che ha fatto quando ha scoperto dell’esistenza delle bambole di silicone nonchè la sua passione per i racconti e le scrittrici come Alice Munro, Mansfiled e prima di loro Checov.

La serata si conclude con la lettura di un estratto di Fuori misura, un racconto che la sua autrice definisce “un po’ grottesco” ma di cui, come è mia abitudine , non anticiperò nulla.

 

Maria Paola Battista

@riproduzione riservata WWWITALIA.EU

Si ringrazia Antonella Bolognese per la foto.

 

 

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About Maria Paola Battista

Amo ascoltare, leggere, scrivere e raccontare. WWWITALIA mi dà tutto questo. Iniziata come un’avventura tra le mie passioni, oggi è un mezzo per sentirmi realizzata. Conoscere e trasmettere la conoscenza di attori, artisti, scrittori e benefattori, questo è il giornalismo per me. Riguardo ai miei studi, sono sociologa e appassionata della lingua inglese, non smetto mai di studiare perché credo che la cultura sia un valore. Mi piace confrontarmi con tutto ciò che è nuovo anche se mi costa fatica in più. Attualmente mi sto dedicando alla recensione di libri e all'editing. Ho scritto, inoltre, diverse prefazioni a romanzi. Grazie ai lettori di WWWITALIA per l’attenzione che riservano ai miei scritti e mi auguro di non deluderli mai. mariapaolabattista@wwwitalia.eu

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