QUESTA MALEDETTA VITA, intervista e presentazione

Come preannunciato, sabato 4 marzo, presso il Circolo della Stampa di Avellino, si è tenuta la presentazione del libro di Raffele Urraro Questa maledetta vita, ricostruzione biografica di Giacomo Leopardi.

Prima dell’ incontro lo scrittore mi ha rilasciato una breve intervista

D: In base ai suoi studi, Leopardi avrebbe avuto lo stesso tipo di poetica se non avesse tanto sofferto fisicamente?

R: Rispondo con le parole del Poeta di quando egli scrisse all’amico filologo Luigi De Sinner, maledicendo la vigliaccheria degli uomini i quali attribuivano alla sua malattia tutto il suo pensiero e quindi anche la poesia. Li sfidava a distruggere le idee e a non parlare della malattia. Questo è ciò che diceva lui e io ritengo che sarebbe giunto alle stesse conclusioni filosofiche anche se non avesse patito tante sofferenze. Ad esempio, nel libro cito Sebastiano Timpanaro che sostenne che le malattie acuirono in lui la sensibilità verso certi problemi ma non determinarono la natura del suo pensiero.

D: Certo perché la sensibilità, il carattere, è qualcosa che si ha a  prescindere dalle vicissitudini della vita.

R: Esatto, perché lui, ad esempio, sarebbe arrivato certamente alle stesse conclusioni sulla natura nella generalità del concetto, senza la sofferenza.

Leopardi oggi non attira per le sue sofferenze ma per la qualità dei suoi pensieri.

D: Soprattutto. Oggi il mondo è diverso ed anche la poesia. Lei, da studioso, come vede il rapporto cultura/ poeta/ studio?

R:  Io vedo che l’intellettuale, il poeta, l’artista valgono sempre meno all’interno della società. Non è che il loro lavoro sia diminuito come valore ma è la società a non tenerne assolutamente conto. È un periodo molto brutto questo. Se vivesse oggi Leopardi avrebbe moltissime cose da dire anche sulla società e sulla politica.

Nel presentare l’incontro Gaetana Aufiero sottolinea come l’opera scritta da Raffaele Urraro partendo da tutti i documenti sia una narrazione delle ansie e delle malattie, quella parte di Leopardi, che a scuola non si studia. Urraro ricostruisce la vita del Poeta consultando l’epistolario e tutti i documenti e la sua narrazione. Non è un tentativo vano ma un racconto che apre nuove prospettive di lettura.

Per Cosimo Caputo, filosofo e poeta, l’opera di Urraro è incredibile, è un’opera antologica di erudizione ma, concordando con Aufiero,  non fine a se stessa perché  stimola la ricerca. Lo stile è sempre da invidiare, il garbo dell’uomo, la sua educazione e il senso di cortesia sono trasferiti  anche nella scrittura. Con garbo e semplicità propone una grande divulgazione, sia per gli studiosi che per i principianti. Leopardi non è metafora, è una dura realtà, che mette in relazione le sofferenze della malattia con le sofferenze dell’animo, con la sua produzione poetica e letteraria.

Gli scritti su Leopardi sono tantissimi ma il testo di Urraro è particolare perché vuole scandagliare il cammino di un corpo capace di avere una sensibilità fortissima e che traduce la sua lacerazione in una sorta di vittoria, di gloria, quella della poesia con la sua immortalità.

Ed è proprio il rapporto corpo anima che Caputo mette in evidenza nel suo intervento.

Partendo da Nietzsche, Caputo condivide il pensiero che corpo e anima non sono due entità separate ma sono due categorie che fanno parte della stessa sostanza. Il corpo non è la prigione dell’anima che, invece, appartiene a una realtà metafisica. Noi sentiamo con il corpo e questa contraddizione Leopardi la avvertiva tutta, sia sulla propria pelle con la sofferenza che interiormente.

La realtà essenziale è l’io perché la mente é superiore solo quando riesce a rendere sublime ciò che il corpo prova.

Anche la parola stessa, dice Leopardi ne Lo Zibaldone, è il corpo dei pensieri,  non è ornamento ma é  nella realtà intima delle cose.

Vari sono gli spunti da evidenziare, sempre secondo Caputo, nel testo.

Un primo elemento è che è forte in Leopardi la considerazione del proprio corpo; il secondo é quello della scrittura intesa come un atto di eroismo perché Leopardi al canto affida i suoi moti dell’anima, le passioni, gli ideali.

Urraro cerca di narrare proprio l’impeto, l’eroismo del Poeta che  si era  accorto di essere nato per andare oltre e visse sempre con l’idea di essere sotto stimato.

Inoltre il testo rimanda ad altre fonti, ad altri critici, ci sono i viaggi, i rapporti con i nemici, gli amici, i familiari, le donne, persino la postura, tornando sempre al monito principale che Leopardi amava la vita.

Per Gaetana Aufiero il concetto che meglio rappresenta Leopardi è l’ossimoro.

 Il suo desiderio di fuggire da Recanati, un’insofferenza che è una vera e propria malattia dell’animo, tanto da indurlo a organizzare giovanissimo una fuga che fu  il primo viaggio a Roma. Una città che gli apparve sconfinata, smisurata, in cui la poesia serviva per esaltare i fanatici, dove trovò dispute e giudicò un mercato della letteratura. Poi Bologna che gli piacque per l’ospitalità, l’allegria e l’operosità , Milano dove si fermò solo per rispettare gli accordi con l’editore. Ancora, Firenze dove fece molte conoscenze ma poche  amicizie. Lì non fu in sintonia con i letterati e con i circoli letterari; poi fu a Pisa una città che gli piacque ma dove gli fu consigliato di lasciare gli studi, ma lui non poteva vivere senza studiare. Tornò a Firenze dove conobbe  Antonio Ranieri che entrò nella sua vita  per non uscirne più e fu per seguire lui che si recò a Napoli.

Lì avvenne l’incontro ossimorico con la città, una città Leopradiana.

Tocca al  giovane studente Coppola, dell’Itis Dorso di Avellino, la sentita lettura di alcune  pagine del libro in cui si racconta proprio dell’incontro con la città di Napoli.

5 marzo urraro ragazzo

Le conclusioni sono di Raffaele Urraro che dopo aver ringraziato sia i relatori che il Circolo della Stampa racconta che questa è la sua seconda opera su Leopardi.

Il  primo libro era sulla donna, costituito da ben trentasei biografie di donne che avevano avuto a che fare con Leopardi per il quale gli sono serviti otto anni e mezzo di studio e così è stato anche  per il secondo. Il motivo per cui  ha deciso di dedicare quasi venti anni della sua vita allo studio del Poeta è perché Leopardi lo ha attratto sin dall’infanzia quando i bambini imparavano a memoria gli idilli.

Nel corso dei suoi studi, poi, ne è rimasto sempre più consapevolmente affascinato perché Leopardi era un uomo eccezionale, studiato in tutto il mondo, il più studiato da tutti perché non è solo un grande poeta ma è un grande filosofo, il cui pensiero ha una profondità eccezionale.

Urraro si dice conquistato dai tantissimi appunti che Leopardi ha lasciato, probabilmente appunti che egli prendeva mentre scriveva e lasciava in sospeso per poi riprenderli senza mai riuscirci perchè morì presto.

Erano appunti per un romanzo sulla sua vita e che Urraro ha voluto (con gran coraggio) ricostruire.

Lo scopo è quello di  dimostrare che il Poeta non si è mai fermato davanti a niente, ha lottato perché voleva vivere, non per raggiungere la felicità ma per vivere.

Molte sono le sofferenze che egli provò a partire da quelle fisiche a cui si aggiungevano quelle esistenziali come la malinconia che non era una malinconia dolce, positiva, quella che alimentava lo spirito, ma era una malinconia che generava noia, e viceversa, e entrambe uccidono. Ancora, poi,  le sofferenze economiche perché apparteneva a una famiglia che andava a rotoli e se non fosse stato per il padre che ogni tanto gli mandava qualcosa sarebbe morto di fame. Un altro motivo che lo fece molto soffrire furono i rapporti con gli intellettuali. A Roma, a Firenze ma soprattutto a Napoli lo contestarono moltissimo, lo attaccarono in continuazione perché la sua filosofia non era condivisa, era negativa e ciò era chiarissimo.

Un aspetto che Urraro scopre e fa scoprire è la modernità di Leopardi e spiega perché. Ne Lo Zibaldone si parla di una lettera a un giovane del 20º secolo in cui il Poeta chiede di  ribellarsi alle ingiustizie, agli egoismi, alla noia perché solo i giovani sono capaci di slanci e azioni, sono coraggiosi e non rassegnati come i vecchi. E il fatto che si rivolga a un giovane proprio del 20º secolo è molto significativo in quanto lui  prevede che sarà un secolo dominato dalla tecnologia, dal consumismo e si sarebbe rischiato di vedere appiattita la propria intelligenza, diventando vittima del progresso.

Proprio per questo motivo Urraro ha deciso di organizzare per il 14 giugno ricorrenza del 180º anniversario della morte di Leopardi, un convegno intitolato Attualità: il pensiero filosofico della poesia di Giacomo Leopardi.

Infine Urraro ha spiegato quale  può essere il  valore di un’opera del genere, in quanto crede che non basta conoscere la vita poetica ma è sempre bene sapere della vita privata perché vedere da quale deserto è nata la poesia è importantissimo.

Maria Paola Battista

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About Maria Paola Battista

Amo ascoltare, leggere, scrivere e raccontare. WWWITALIA mi dà tutto questo. Iniziata come un’avventura tra le mie passioni, oggi è un mezzo per sentirmi realizzata. Conoscere e trasmettere la conoscenza di attori, artisti, scrittori e benefattori, questo è il giornalismo per me. Riguardo ai miei studi, sono sociologa e appassionata della lingua inglese, non smetto mai di studiare perché credo che la cultura sia un valore. Mi piace confrontarmi con tutto ciò che è nuovo anche se mi costa fatica in più. Attualmente mi sto dedicando alla recensione di libri e all'editing. Ho scritto, inoltre, diverse prefazioni a romanzi. Grazie ai lettori di WWWITALIA per l’attenzione che riservano ai miei scritti e mi auguro di non deluderli mai. mariapaolabattista@wwwitalia.eu

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